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Per tornare alle urne ci vogliono gli ideali

Per tornare alle urne ci vogliono gli ideali
Urna elezioni

Assenteismo non è Democrazia

La questione del disinteresse che mostrano gli italiani verso le istituzioni è di una gravità inaudita. Ogni elettore o elettrice che non esercita il suo diritto-dovere, di fatto raddoppia il valore del voto di chi si reca alle urne.
Approfondendo l’analisi, ci si chiede chi è che va alle urne e chi invece se ne disinteressa. Va alle urne una certa categoria di persone, ormai residuale, che intende esercitare la sua funzione democratica con cui indica il suo o la sua rappresentante in Parlamento.

Poi vi è un’altra categoria di votanti, che si reca alle urne perché è interessata agli “acchiappavoti”, che promettono favori di ogni genere e tipo. Questi sono di gran lunga superiori ai primi; cosicché risultano eletti i candidati che non sono Eletti realmente. Risultato: viene scelta la maggioranza della minoranza (meno del trenta per cento).

La questione è lampante, anche se forse in pochi ci riflettono, e ci si ritrova in una situazione in cui l’ignoranza dilaga, la cultura si seppellisce e la conoscenza dei fatti diminuisce a vista d’occhio.

Cosa fare per indurre i non votanti a tornare alle urne? Bisognerebbe diffondere gli ideali, cioè quei valori morali ed etici che dovrebbero essere in testa a qualunque popolazione.
Quando il singolo o la singola non ha presente tali valori, la Democrazia si sgonfia e via via viene sostituita dal qualunquismo. Non è un fatto nuovo. Ricordiamo che nel 1944 Guglielmo Giannini fondò un partito tipico di ciò che stiamo dicendo: “Il Fronte dell’Uomo qualunque”. Non ebbe grande successo. Tuttavia, interessò per un certo periodo gran parte dei cittadini e da quel fenomeno politico, venne proprio coniato il sostantivo “qualunquismo”.

La questione successiva che si pone è come ritornare ai valori, agli ideali. Vi è una risposta univoca: la Cultura. Essa è l’insieme delle conoscenze e delle informazioni collegate con l’esistente, grazie a cui i cittadini che ne sono dotati sviluppano la capacità di discernere fra ciò che è bene e ciò che è male e di pensare secondo criteri di Giustizia e di Equità per diminuire le disuguaglianze.

Se ci pensate, è questo il tema di fondo di una Democrazia: diminuire le disuguaglianze. Invece sta accadendo il contrario in tante parti del mondo, come vi scriviamo di seguito.
I ricchi diventano più ricchi e aumentano di numero; i poveri diventano più poveri e aumentano di numero, cosicché la piramide allarga la sua base e si espande verso l’alto. Sono le istituzioni che dovrebbero mitigare tale sviluppo della piramide, quindi le enormi differenze che vi sono nel mondo, ove risiedono già più di otto miliardi di esseri viventi, che arriveranno fra qualche decennio a oltre dieci miliardi.

Che c’è dietro a questa enorme disuguaglianza? Una sola cosa: il denaro. Esso ha sempre mosso il mondo e continua a muoverlo perché soddisfa l’avidità e la sete di potere di molti, i quali accumulano sempre più ricchezze e non guardano la gran parte della popolazione mondiale che vive male.
Il matrimonio di Jeff Bezos e Lauren Sanchez a Venezia è un esempio di sfrontata ricchezza, che ha provocato, da un lato, reazioni di ammirazione e, dall’altro, è stato fortemente criticato.

Se gli eletti fossero Eletti, come abbiamo più volte scritto, si dovrebbero preoccupare di diminuire le differenze fra gli strati sociali. Ma non lo fanno perché non sono dotati, appunto, di sufficiente cultura.
Gente che non legge: né libri né giornali, ma che si abbevera di quegli strumenti, utili ma infernali se mal utilizzati, che sono gli smartphone. Persone che non sono in condizione (o non vogliono) pensare adeguatamente alla situazione di indigenza in cui versa larga parte della popolazione mondiale, come riferiscono per esempio le cronache sull’attività della benemerita Caritas.

Può cambiare quanto scriviamo? Non crediamo, a meno che, soprattutto i giornali, ma anche gli editori dei libri, non spingano per aumentare il tasso culturale delle cittadine e dei cittadini mediante la lettura di qualità, l’informazione di qualità e il loro coordinamento con i principi fondamentali dell’equità sociale.
Quanto precede non sembri velleitario, ma rappresenta, in modo semplice, una fotografia incontrovertibile che dovrebbe indurre a cambiare le cose. Almeno lo auspichiamo.