Perché alcuni non mi vogliono bene - QdS

Perché alcuni non mi vogliono bene

Carlo Alberto Tregua

Perché alcuni non mi vogliono bene

sabato 27 Luglio 2024

Informazione catastrofista

Sono nato cinque mesi dopo la dichiarazione della Guerra (10 giugno 1940) e, seppure in modo labile, mi ricordo il fischio delle bombe che volavano nei cieli sopra la nostra testa, quando mio padre trasferì tutta la famiglia in un paesino dell’Etna, dove poi siamo rimasti per quasi dieci anni, assorbendo la saggezza contadina di chi vive in modo semplice e non guarda al futuro con occhi spaventati.
Ho avuto modo di assorbire anche la saggezza dei miei nonni e soprattutto di mia madre, che ho servito fino alla conclusione della sua vita terrena, all’età di novantacinque anni.

Mio padre, nato letteralmente povero, decise già nel 1920 di non esserlo più e così, a prezzo di immensi sacrifici, riuscì a conquistare una posizione benestante che ha trasmesso a noi figli/e.
Perché vi ho raccontato questo piccolo brano della mia vita? Non certo per esporvi i fatti miei, che a voi non interessano, ma per dirvi che ho assorbito fin da piccolo quei principi di equità che dovrebbero regnare in tutto il mondo.

Una delle prime cose che ho imparato è che in una Comunità occorre che le regole siano eque e che vengano rispettate da tutti e fatte rispettare da chi ne ha il dovere. Ma nel mondo vi sono tanti egoisti che invece guardano solo al loro tornaconto, che è quello di ricavare profitti vendendo armi, aumentando il prezzo dell’energia, prestando denaro a strozzo e compiendo tante altre inique attività senza rispetto per il prossimo.

Un principio di rispetto di una Comunità è quello della Democrazia, vera, sana e non fittizia o malata. Chi ostenta un regime democratico non vero, come Putin o Erdogan, non imbroglia il prossimo.
Eppure dall’altra parte, quella dei democratici, i due vengono trattati in modo differente. Non solo, ma la Turchia addirittura fa parte della Nato. Due pesi e due misure in conseguenza del tornaconto di chi non ne tiene conto.

Le guerre, come quelle dell’Ucraina, di Gaza, dello Yemen e un’altra quarantina in giro per il mondo, sono la dimostrazione chiara della presenza di chi getta sempre benzina sul fuoco per fare profitti.
Le recenti elezioni europee hanno portato a Bruxelles 720 eurodeputati, con la precedente e rinnovata presidente, Roberta Metsola, e la precedente e rinnovata presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Ma non sembra che cambi la linea politica, debole e fragile, che non ha contribuito a rendere più forte l’Unione europea, nella quale prevalgono sempre interessi di parte a scapito dei popoli, sempre più poveri e con la concentrazione della ricchezza nelle classi superiori.

Vogliamo dirlo con chiarezza che i morti musulmani di Gaza non sono diversi dai morti ucraini o da quelli yemeniti. Per alcuni questa sembra una bestemmia, ma è la pura e semplice verità.

In questi quarantacinque anni di editoriali ho messo il dito su un’altra questione tutta nazionale e cioè l’enorme aumento del debito pubblico (cinquantamila euro per ciascun italiano/a per un totale di tremila miliardi), che la classe politica di tutti i colori ha fatto continuamente aumentare, allargando i cordoni della borsa a favore delle clientele.

Da tante parti si è chiesto al Governo di vendere il patrimonio immobiliare pubblico, che viene stimato fra i quattrocento e cinquecento miliardi, ma abbiamo riscontrato sordità perché l’amministrazione di questo patrimonio nasconde clientelismo e corruzione, cui le diverse maggioranze non hanno mai voluto rinunziare.

Un’altra questione fondamentale che ci ha creato enormi antipatie riguarda la disfunzione cronica della Pubblica amministrazione, priva di quei requisiti fondamentali come merito, produttività, efficienza e organizzazione.

Pochi sono quelli che mi onorano della loro antipatia ufficialmente, molti quelli che cercano di abbattermi e di togliermi dallo scenario dell’informazione perché sono scomodo, secondo loro.
Ma che ci posso fare, i miei genitori mi hanno “impastato” in questo modo, i miei nonni e la società degli anni Quaranta e Cinquanta mi hanno formato, i cinquemila libri che ho letto mi hanno fatto capire quale sia la mia immensa ignoranza. Giudicate voi.

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