Amo i libri, li amo tutti, li amo per quello che rappresentano, li amo per il loro contenuto, li amo per il loro odore, per la loro consistenza, per il loro significato e li amo persino come oggetti.
Il libro rappresenta il simbolo della libertà nel senso più pieno del termine, della libera circolazione delle idee, della condivisioni del sapere, del confronto ideologico, culturale e religioso.
Il libro rappresenta uno dei pilastri della scuola, dell’educazione alla civile convivenza, della modernità, della storia, ma costituisce anche uno strumento che ci aiuta a capire noi stessi, esplorandoci in profondità, o attraverso la comprensione degli altri, anche di quelli di cui non condividiamo il pensiero.
Il libro rappresenta un patrimonio insostituibile per l’umanità, per quello che è stata nel passato, per il suo presente e per il suo futuro.
Forse per questo motivo, nonostante, o forse proprio per una simile ragione, esso costituisce un elemento fondamentale della civiltà, ma molti lo considerano, e lo hanno considerato, un pericolo. Costoro, che per quello che hanno fatto un pericolo lo erano davvero, paradossalmente, non avevano torto. Il libro, infatti, rappresenta un pericolo per chi non ne comprende il valore, per chi non ama la libertà, per chi non ama la legge, per chi non ama il progresso, per chi non ama le scienze, per chi non ama la cultura, la storia, la letteratura, l’arte, la poesia, i diritti umani, ecc.
Il libro è stato e sarà sempre il nemico numero uno di qualsiasi dittatore, di chiunque abbia interesse a mantenere nell’ ignoranza i popoli e le singole persone, per poterle controllare e condizionare meglio. È per questa ragione che sarebbe bene non trascurare i libri, anzi, sarebbe bene se dedicassimo loro un po’ del nostro tempo, poiché si tratterebbe di tempo ben speso per la nostra crescita e per la difesa dei valori di civiltà. Il 57% degli italiani, però, secondo l’ultimo rapporto del Censis è estraneo ai mezzi di stampa e la spesa per libri e giornali ha subito un calo del 37,7%. Tra i giovani la situazione è ancora peggiore dato che coloro i quali risultano estranei ai mezzi di stampa sale al 63%.
In una simile condizione non stupiamoci se i nostri connazionali abboccano alle fake news con maggiore facilità di quanto non faccia una triglia all’amo di un esperto pescatore. Né può stupirci il fatto che, a fronte di una manifesta disinformazione, di una dilagante cattiva informazione e di una informazione avvelenata, si diffonda sempre di più il virus dell’invidia e dell’odio sociale, o peggio quello che provoca il formarsi di opinioni del tutto prive di reali fondamenta, ma egualmente influenzanti l’opinione pubblica. In una simile situazione non stupiamoci se crescono i terrapiattisti, i no vax, e gli odiatori seriali, né meravigliamoci se, facendo ridere il mondo intero, siamo tutti allenatori della nazionale, tutti scienziati, tutti virologi, tutti Presidenti del Consiglio, tutti Ministri dell’Economia, mentre siamo incapaci di rispondere alle offerte di lavoro che riguardano tecnici, specialisti, informatici, ecc…
Insomma, se si legge meno, si studia male, si comprende poco, ci si isola molto, si reagisce in maniera scomposta, si fanno meno figli, si aprono le frontiere ai popoli, ma non alle culture, si tende a risolvere i conflitti con la forza, ci sentiamo sempre meno cittadini, mentre veniamo trattati sempre più da consumatori, viviamo poco a casa e molto in spazi comuni, che ci privano della nostra identità e ci fanno diventare merci, prodotti, da utilizzare di volta in volta.
Non leggere, infine, significa restare fuori dalla società, vuol dire non comprendere le dinamiche attraverso le quali si muove la società nella quale viviamo, ma che comprendiamo sempre di meno, e soprattutto significa restare prigionieri di chi pensa di poter fare a meno della democrazia, della democrazia e della responsabilità.

