La Regione siciliana emette bandi per reclutare medici, ma le risposte sono asfittiche perché sono pochi quelli che vogliono andare a lavorare nel servizio pubblico delle Asp e delle Aziende ospedaliere.
Con la penuria di lavoro che c’è in Sicilia risulta evidente che quello qualificato dei medici non soffre della stessa “malattia”. Perché? Perché il mercato sanitario cerca medici, possibilmente bravi, nel settore privato, ove l’organizzazione dei servizi è nettamente migliore, anche perché non esiste il malaffare delle raccomandazioni. Anche questa è una motivazione per cui i medici non vogliono andare nel servizio pubblico: perché al suo interno non vi è una sana competizione per merito, in quanto spesso prevale il rapporto familiare o amicale sulle capacità.
Così il servizio sanitario pubblico non ha appeal nei confronti dei medici, soprattutto di quelli più bravi.
Vi è un’altra questione che va messa in evidenza e cioè che la sanità delle otto regioni del Nord del Paese attrae ancora di più e vediamo perché.
Dalle informazioni sul sistema sanitario del Settentrione italiano, risulta evidente che non vi sono tragiche situazioni come quelle nelle regioni meridionali (forse salvo la Puglia), nelle quali le liste d’attesa durano anni, le cure vengono fatte a distanza di mesi, le degenze si trovano in ambienti non commendevoli e così via.
Non abbiamo la possibilità di spiegare questa netta differenza di qualità del servizio sanitario fra Nord e Sud, tuttavia, abbiamo il dovere di rivelarlo e di illustrarlo, speriamo, con chiarezza.
Quando un ambiente è sano e funziona bene è di per sé attrattivo, anche a parità di remunerazione. Nel Nord Italia, inoltre, vi sono innumerevoli strutture private di alto livello che attraggono per funzionalità, qualità del servizio, puntualità e altri requisiti che permettono di lavorare bene.
Da quanto precede si evince che sempre di più i/le cittadini/e chiedono un’assistenza efficace ed effettuata in tempi ragionevoli, anche se diversi da quelli europei. Cosicché il divario tra Settentrione e Meridione continua ad aumentare anche in questo delicatissimo versante della sanità.
Qual è l’elemento fondamentale che distingue il funzionamento della sanità settentrionale da quella meridionale? Sicuramente l’organizzazione, quella materia alla base del funzionamento di qualunque sistema, ma che purtroppo è trascurata in molti casi, con la conseguenza che le strutture sono disfunzionali, del tutto o in parte.
Conosciamo molti direttori generali di Asp e di Aziende ospedaliere che hanno fatto master in organizzazione e che poi trasferiscono tali competenze nella gestione dell’ente, ma ve ne sono tanti altri che non sanno cosa sia l’organizzazione e quindi improvvisano, “miscelano” e soprattutto ascoltano le richieste che provengono da tante parti, comprese quelle politiche, per l’occupazione di posti da parte di professionisti che non li meritano.
La questione che oggi prospettiamo è di dominio pubblico e quindi non aggiungiamo nulla, salvo evidenziare gli aspetti più intrinsechi di cui spesso i/le cittadini/e non sono a conoscenza. Ovviamente lungi da noi entrare nel merito dell’organizzazione perché non è nostro compito.
Di fronte alle insufficienze della sanità meridionale e anche a qualcuna del Centro Italia o del Nord, il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha finalmente adottato un’iniziativa che, forse, avrebbe dovuto prendere prima, vale a dire fare approvare dal Consiglio dei ministri un Dpcm con il quale, lo stesso titolare del Dicastero, esercita un potere sostitutivo nei confronti delle regioni inadempienti, con specifica destinazione alle liste d’attesa, ormai di durata annuale.
Massimiliano Fedriga, presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni, ha protestato come se questo potere sostitutivo fosse un’ingerenza. Così non è perché la Costituzione prevede il principio di sussidiarietà, secondo il quale il Governo non solo può, ma deve intervenire quando vi sono enormi carenze nei servizi pubblici di competenza regionale e locale.
È forse la prima volta che l’Esecutivo prende questa iniziativa, ma c’è sempre una prima volta e va salutata con estremo favore: i servizi devono funzionare per il bene di tutti/e.

