È necessario conoscere ciò che è avvenuto non solo ieri o l’altro ieri, ma anche qualche secolo o millennio prima
Parafrasando Shakespeare, ci poniamo la domanda: “Persona o pecora, questo è il dilemma”. In altri termini, come vogliamo vivere? Da subordinati/e – anche se non ce ne accorgiamo – o da persone che hanno acquisito la libertà di valutazione, conseguente alle cognizioni che derivano dall’attività continua, quasi avida, di assumere sempre nuove informazioni?
Non sembra che il dilemma sia di comune diffusione; la maggior parte delle persone, quasi automaticamente e forse per semplicità, preferisce utilizzare lo smartphone come mezzo per acquisire informazioni, ma non si rende conto che l’abuso dello strumento le rende, appunto, subordinate ad esso.
Ognuno, crescendo dovrebbe avere fame di conoscenze, fame dei Saperi, fame di capire meglio quello che accade al fine di immaginare con un minimo di concretezza ciò che potrebbe accadere. Per fare ciò è necessario conoscere ciò che è avvenuto non solo ieri o l’altro ieri, ma anche qualche secolo o millennio prima.
Solo in questo modo la mente si apre e si abitua a incamerare informazioni per poi metterle insieme a quelle che possiede e formarsi un’idea dei fatti che vengono alla nostra attenzione.
In questo quadro, dobbiamo evidenziare come i media sociali siano una sorta di ammazza-cultura perché espongono – di norma – questioni, anche importanti, in modo talmente sintetico da renderli, nel profondo, incomprensibili.
Però, l’abitudine di tenere il “feticcio” nelle mani in qualunque momento della giornata e della nottata – anche quando si cammina per strada (o, peggio, quando si guida), o si è seduti/e al ristorante, o in mezzo ad una moltitudine di gente per assistere ad uno spettacolo di questo o quel big, o ancora in treno o in metropolitana e perfino a letto – impedisce di pensare.
Invece, ciò che conta, a nostro avviso, è mettere insieme cognizioni che consentano al nostro cervello di immagazzinare le informazioni, di elaborarle e di fornirle quando vengono richieste. Solo così si può essere (per quanto possibile) liberi/e dai condizionamenti esterni e dagli strumenti che diventano, appunto, tali.
Solo chi ha la forza d’animo e la capacità di leggere continuamente libri di carta e giornali di carta ha la possibilità di immagazzinare correttamente le informazioni su tutti i fatti che accadono o che sono accaduti e quindi pian piano formarsi opinioni più o meno giuste, che però aiutano a capire meglio gli eventi e per conseguenza come comportarsi in presenza delle diverse circostanze e situazioni che ci accadono.
In altri termini, bisogna combattere la naturale ignoranza che ci accompagna dalla nascita, per capire meglio ciò che ci circonda, oltre che noi stessi/e. E possiamo capire solo se ci dotiamo dei necessari strumenti utili alla comprensione.
Ci sembra doveroso ribattere questo tasto perché riteniamo che ogni essere umano abbia il diritto di vivere come persona e non come pecora. Per vivere come persona bisogna acquisire la libertà vera, che si fonda anche sulla libertà economica.
Comprendendo i fatti si comprende la realtà e la realtà riflette sempre la verità, se essa non è falsata da immagini sbagliate o da argomenti inutili. Insomma, bisogna usare l’intelligenza, della quale ognuno di noi è dotato/a, perché essa costituisce il motore che ci deve guidare. Nessun atto da noi compiuto dovrebbe essere privo della necessaria riflessione conseguente all’uso della materia grigia (che in effetti è rosa). Chi non usa la testa, ma la pancia, prima o dopo incorre in errori, anche gravi, che hanno certamente delle conseguenze.
Per usare la testa bisogna essere consapevoli che vi sia questa esigenza, viceversa si continua ad andare avanti per istinto, come gli animali, e non si approda a situazioni ragionevoli e obiettive. Non vogliamo sottovalutare l’istinto, che può aiutarci in molte situazioni, ma sottolineare l’importanza della riflessione previa.
Purtroppo l’indifferenza dilagante non aiuta a capire fatti e circostanze, per cui chi ci naviga dentro rischia di rimanere in una bolla di ignoranza e quindi di diventare succube di questo o di quello poiché incapace di prendere decisioni, facendo prima delle valutazioni.