Pesca, la crescita del settore non passa solo dalle capacità imprenditoriali - QdS

Pesca, la crescita del settore non passa solo dalle capacità imprenditoriali

Pesca, la crescita del settore non passa solo dalle capacità imprenditoriali

giovedì 04 Novembre 2021

Mazara del Vallo capitale internazionale di un comparto strategico per tutta la Sicilia. Regole stringenti e Ue ostile, l’impatto ambientale e il nodo sicurezza: le questioni ancora aperte

SMAZARA DEL VALLO (TP) – Si può pescare nel Mediterraneo? Si deve. Si può produrre economia ed innovazione? Non c’è alcun dubbio. Si deve cooperare? è fondamentale. Le risposte arrivano dalla decima edizione di “Blue Sea Land”, la kermesse organizzata dal Distretto della Pesca e della Crescita Blu (Cosvap), in collaborazione con i Ministeri degli Esteri e delle Politiche Agricole, Regione, Formez e Comune di Mazara del Vallo. Cinque giorni (27 ottobre – 31 ottobre) di dibattiti e di confronti che hanno riconosciuto alla città di Mazara il ruolo di capitale internazionale della pesca. Ed alla Sicilia il compito e la responsabilità di essere al centro delle scelte politiche ed istituzionali in un settore strategico per la crescita dell’Isola. Cinque giorni d’impegni e di prese di posizione, come quella del sottosegretario alla Pesca Francesco Battistoni: “Il futuro nel Mediterraneo? Dipende da noi: dobbiamo verificare se è anche il caso di cambiare strategia per affrontare in maniera forte e sostenibile le nuove sfide che ci vengono proposte dall’Unione Europea”.

Ed una questione ancora aperta è quella della sicurezza: “La via diplomatica coi Paesi transfrontalieri è l’unica da percorrere”. Nel Mediterraneo si può e si deve pescare ma senza rischi. Senza dover schivare i colpi delle armi dei militari libici, senza rischiare di perdere i pescherecci sequestrati, senza combattere ogni giorno la “guerra del pesce”. Mazara finora ha pagato un prezzo altissimo.

Ed il sindaco Salvatore Quinci l’ha voluto rimarcare: “Noi non vogliamo smettere di essere una città della pesca”. Sicurezza in mare, ma anche regole condivise. Perché ci sono anche i “colpi” che arrivano da alcune norme. Quinci non poteva essere più chiaro sul punto: “Le regole che ci prospetta l’Unione Europea non promettono nulla di buono, perché i nostri pescatori faticano a rendere il loro impegno di pesca redditizio”. Al contrario di altre marinerie, quelle del Nord Europa che hanno meno difficoltà e soprattutto meno leggi che bloccano le loro reti. Il Mediterraneo è una risorsa che va, prima di tutto, salvaguardata.

Per l’Assessore regionale alla Pesca Toni Scilla il percorso è tracciato e deve essere seguito con determinazione: “Fare rete per permettere che il Mediterraneo diventi proficuo luogo d’interscambio tra l’Italia ed i Paesi del Maghreb. La nostra classe imprenditoriale è pronta a fare questo passo, la politica deve fare il resto”. C’è anche un’altra parte dell’Africa che va messa in rete perché può diventare un nuovo partner economico. Al “Blue Sea Land”, un passo avanti importante. è stata infatti consolidata la collaborazione con il Ghana.

Il Ministro della Pesca Mavis Hawa Koomson ha voluto mettere il suo sigillo: “Il nostro obiettivo è quello di creare un primo cluster della pesca nella città costiera di Apam, grazie alla collaborazione avviata con i partners siciliani”. Non si tratta di una dichiarazione d’intenti ma la conferma di un progetto che passa dall’avvio dei lavori di una commissione bilaterale che il presidente di Cosvap Nino Carlino ha indicato come “un canale di collaborazione con il Ghana, che consentirà alle nostre aziende, che operano nel settore della pesca, di esportare conoscenza, formazione tecnico-scientifica e tecnologie applicate al comparto”.

Accordi internazionali ma anche la necessità di fare chiarezza sul futuro del sistema pesca. Per sbloccare il campo da qualche equivoco. Uno in particolare. Quello dell’acquacoltura. L’esperto di settore Giovanni Basciano ha tagliato corto: “L’acquacoltura non può assolutamente considerarsi un settore in concorrenza con la pesca praticata dalle marinerie siciliane nel Mediterraneo. La vera concorrenza è rappresentata dall’importazione di pesce proveniente da Paesi lontani. Il pescato delle nostre marinerie non può certamente soddisfare l’intera domanda che proviene dal mercato e, quindi, l’acquacoltura rappresenta un ulteriore fonte di approvvigionamento garantito anche da controlli dell’intera filiera di produzione”.

Gli incontri mazaresi hanno anche permesso di aprire un focus sulle attività imprenditoriali che consolidano il sistema, come la produzione di avannotti. C’è già in campo una Organizzazione di Produttori. Ed i dati parlano chiaro. Nel primo anno di attività (2020) sono stati prodotti 60 milioni di avannotti. In Sicilia – ed all’interno della OP – si registrano due aziende, “L’Avannottiera” di Petrosino ed “Acqua Azzurra” di Porto Palo di Capo Passero. La nota che presenta queste due uniche realtà siciliane aggiunge che sono d’imprese di 9 ettari ciascuna, che gestiscono il ciclo completo di produzione di orate, spigole ed ombrine. Dopo la fase di svezzamento di 18 mesi gli avannotti vengono immessi negli impianti di acquacoltura. Ma i processi di crescita del settore non passano soltanto dalle sue capacità imprenditoriali. Bisogna inoltre fare i conti con il governo delle risorse del ciclo produttivo. Qui si fa strada la scienza che si è occupata, e continua ad occuparsi, dell’utilizzo dei sottoprodotti di lavorazione. Sono le risorse ittiche che rientrano nella categoria dei rifiuti speciali. Rifiuti che vengono smaltiti a spese delle imprese. Frazioni residue delle lavorazioni che contengono composti ed ingredienti bioattivi che possono essere utilizzati in diversi settori industriali. Dal farmaceutico al cosmetico passando per il settore nutraceutico. Riciclo che fa bene all’ambiente ed alle imprese, che possono puntare ad un ritorno economico e d’immagine. La professoressa dell’Università di Palermo Concetta Messina è entrata nel merito: “Abbiamo già studiato la filiera dell’acquacoltura e quella del gambero rosso ed abbiamo ottenuto un importante risultato: dai sottoprodotti della lavorazione di queste specie ittiche si può recuperare olio di pesce e antiossidanti. Prevedibile l’interesse dell’industria farmaceutica e non solo”. L’impresa e la scienza sono dunque in prima linea. Prova ad allinearsi la politica. Con il Patto di Mazara, firmato dagli assessori regionali all’Agricoltura e Pesca di tutta l’Italia. Il documento va dritto al problema. Le Regioni vogliono collaborare ed essere coinvolte “nel percorso di assegnazione delle risorse del Recovery Fund e del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

A chiudere il cerchio l’Assessore regionale alle Attività Produttive Mimmo Turano: “In questa edizione di Blue Sea Land abbiamo celebrato il successo di un’idea: quella delle imprese di filiera che si raccolgono nei Distretti produttivi. Il Distretto della Pesca Cosvap di Mazara del Vallo, in questo senso, è stato un antesignano, ma oggi con i 23 Distretti riconosciuti dalla Regione abbiamo in campo un importante strumento di sviluppo e crescita per l’economia siciliana, che intendiamo promuovere nel campo della formazione, dell’innovazione e dell’internazionalizzazione. L’obiettivo è quello di sostenere e rafforzare il brand Sicilia in diversi settori e di avere delle importanti ricadute in campo occupazionale ed economico”. Ed è già tempo per l’undicesima edizione di Blue Sea Land, con altri convegni, tavole rotonde, workshop e show cooking. E con Mazara ancora protagonista.

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