Talvolta tra due litiganti non c’è nessuno che gode. Anzi, è un intero territorio a dovere pagar cari gli effetti di controversietra imprese private e enti territoriali chiamati a favorirne lo sviluppo: partite come divergenze, diventate attriti e inevitabilmente approdate alla magistratura amministrativa. In questo caso, la questione riguarda uno dei contesti più affascinanti della Sicilia montana, quello di Piano Battaglia, la conca carsica a 1.600 metri di quota nel cuore del Parco delle Madonie, sotto le vette del Pizzo Carbonara e del Monte Mufara, rispettivamente la prima e la quarta più alte di questa propaggine appenninica ricca di biodiversità. Parti della contesa, tornata a arroventarsi mano a mano che la neve fiocca, sono la Piano Battaglia srl e la Città Metropolitana di Palermo, l’ente territoriale che ha sostituito la Provincia 7 anni fa. Il gruppo privato ha rinnovato gli impianti, nel 2015, inaugurandoli nel 2017 dopo 8 anni di fermo totale: operazione realizzata con un finanziamento europeo di 4milioni e 65mila euro, di cui 3milioni serviti a realizzare i lavori di seggiovia e skylift e ripartiti in 2,4 milioni stanziati dalla Città Metropolitana e 600mila euro a carico del contraente privato, con la parte rimanente destinata a coprire oneri fiscali e tecnici. L’amministrazione metropolitana invece, attraverso la direzione dell’Edilizia e Beni Culturali, controlla l’affidamento delle attività di manutenzione e messa in sicurezza delle 4 piste della località madonita: 3 da discesa e un’altra, la più corta, adibita a scuola sci.
Storia breve, quella del funzionamento dei nuovi impianti di risalita: fermi, di nuovo, dal 2019. Da allora, paralisi totale soprattutto a causa dei successivi due inverni nella morsa della pandemia.
Con le nevicate copiose degli ultimi giorni, l’inverno che entra sarebbe in teoria quello buono per riattivarli. E tornare così a rinverdire i fine settimana dello scorso decennio in cui il parcheggio di Piano Battaglia, tagliato per 50 pullman e circa 200 auto, arrivava a essere occupato in ogni ordine di posti. Un sospirato ricordo, al comune di Petralia Sottana, nel cui territorio la stazione montana è inclusa. Con ogni probabilità destinato a rimanere tale, perché, a meno di radicali mutamenti, questo scenario siciliano d’alta quota suggerisce ancora di più l’idea di una kafkiana stasi burocratica nella quale importanti potenzialità turistiche rischiano di sciogliersi come neve al sole per via di affidamenti a scadenza solo annuale: troppo brevi, contestano alla Piano Battaglia srl, per programmare l’accoglienza di flussi di visitatori in ogni stagione.
Se la meta di Piano Battaglia viene scelta anzitutto per generiche gite domenicali sulla neve, i drappelli di escursionisti con ciaspole sono infatti dal canto loro aumentati notevolmente di numero negli ultimi anni, mentre la stessa quota degli sciatori, ancora piccola, valutata nel 2019 in non più del 5% delle presenze, a detta degli operatori locali potrebbe crescere molto. Vale lo stesso, nelle stagioni più miti, per il turismo lento, trekking e mountain bike soprattutto, che riceverebbe un ulteriore impulso da una seggiovia costantemente funzionante.
L’impasse non si supera dal 2019, quando la Piano Battaglia srl presentò il suo primo ricorso al Tar. Da allora, è partito lo slalom tra richieste d’esame al giudice amministrativo e interpretazioni normative. Oggetto della contestazione mossa dal gruppo privato, la regolarità della gara d’appalto e la decisione della Città Metropolitana di separare le gestioni: se la conduzione degli impianti di risalita dovesse continuare per la Piano Battaglia srl, il cui incarico di gestione scadrebbe nel 2044, il management delle piste da sci sarebbe affidato a una società diversa.
Il Tar rigettò il ricorso. Lo fece senza esprimersi sulla questione dell’unicità del gestore, che continua a essere il nodo della querelle. “La magistratura amministrativa si limitò a considerare che l’eventuale affidamento delle piste allo stesso gestore di seggiovia e skylift sarebbe stato sì opportuno, senza però essere obbligatorio; ragion per cui la Città Metropolitana ritenne di essere nelle condizioni di procedere a una nomina diversa. Facemmo perciò subito appello al CGA (Consiglio di giustizia amministrativa)” – ricostruisce Antonio Catalano, legale rappresentante della Piano Battaglia srl.
Alla fine del 2019 la distanza delle rispettive posizioni è lampante. Al punto che l’ente territoriale bandisce la gara d’appalto per le piste, affidandole alla ditta palermitana Impianti e Asfalti, con un contratto da 100mila euro. “In più nell’estate del 2020 la Città Metropolitana ci contestò anche l’inadempienza per mancata apertura della seggiovia, apertura vietata per il combinato dei DPCM e delle Ordinanze del Presidente della Regione, emessi in quel periodo critico dell’emergenza sanitaria – precisa il manager. A quel punto, rinunciammo all’appello al CGA e riapprodammo al Tar per chiedere la risoluzione del contratto e dichiarare la nostra disponibilità a consegnare gli impianti”.
Ci vorrebbero delle norme di legge per fare più chiarezza. E in effetti queste arrivano con la legge regionale n.12 del 2021, che recepisce il Decreto legislativo n. 40 di questo stesso anno. Normativa, quella siciliana, che all’articolo 4, intitolato Gestore Unico, stabilisce esplicitamente che la direzione delle piste sciistiche è assunta dal titolare degli impianti di risalita a queste funzionalmente collegati. Al fine di consentire la presenza del gestore unico delle aree sciabili attrezzate, anche con riguardo alle vigenti concessioni degli impianti di risalita, recita sempre la norma, si applica l’art 41 del decreto legislativo, che stabilisce che al fine di compensare i maggiori costi legati alla gestione delle piste, il gestore degli impianti di risalita può chiedere la rinegoziazione del contratto: “Si evince con chiarezza lampante che si debba trattare della stessa persona giuridica. E d’altra parte è la stessa giurisprudenza, relativa a contenziosi per incidenti sulle piste, a confermare da quasi 20 anni il concetto di identità soggettiva tra gestore delle piste e gestore degli impianti – sottolinea Catalano – Facendo leva anche su questo, alla nostra istanza di revisionare il contratto la Città Metropolitana ha risposto di non poterla prendere in considerazione”.
Con l’irrigidirsi delle temperature la situazione sembra complicarsi. Fino a quando il Tar non si pronuncerà sulla risoluzione del contratto di gestione della Piano Battaglia srl, questo è da considerarsi valido e efficace. Per questa ragione la Città Metropolitana ha rimarcato nelle scorse settimane che “è la stessa “Piano Battaglia srl a risultare a tutt’oggi inadempiente per interruzione del servizio”. In più, ha fatto altresì sapere d’essere “perfettamente in tempo per affidare il servizio della loro gestione, i cui necessari stanziamenti sono disponibili in bilancio”. La posizione con cui l’ente territoriale punta dal canto suo a ottenere la risoluzione del rapporto con il gruppo privato fa leva su una procedura più rapida prevista dal codice degli appalti per la pubblica amministrazione, alla quale seguirebbe soltanto un successivo atto ricognitivo del giudice amministrativo. “A suscitare dubbi però è concetto del tempo entro il quale l’amministrazione dichiara di essere in grado di aprire, dal momento che un gestore delle piste non è stato neanche nominato”, obietta Catalano.
Dopo la tragedia – lo scorso 23 maggio – della funivia del Mottarone, davanti al Lago Maggiore, le autorizzazioni all’esercizio di impianti a fune devono seguire a meticolose analisi di sicurezza. “Il 5 novembre abbiamo fatto un accesso agli impianti di Piano Battaglia, constatandone il funzionamento – riprende il rappresentante della srl – Ci è stato perciò chiesto di riaprire, prestando cauzione a garanzia del contratto. È ovvio che non lo abbiamo fatto: non possiamo aprire gli impianti senza che un gestore delle piste sia anzitutto individuato e a sua volta coperto da un’assicurazione per responsabilità civile per gli incidenti”.
Dissidio dai tempi lunghi, insomma, per riaprire Piano Battaglia, a meno di rivolgimenti natalizi. Anche perché la neve, quest’anno arrivata in anticipo con i prepotenti fronti di maltempo in corso, in Sicilia dura pur sempre meno che in ogni altra regione montuosa d’Italia. Intanto il tardato affidamento delle piste ha già prodotto negli anni mancati incassi per centinaia di migliaia di euro. Insieme con altri effetti scoraggianti, più attuali: nella certezza che Piano Battaglia non avrebbe riaperto, a novembre il capo-servizio delle manutenzioni degli impianti di risalita è, per esempio, andato a lavorare in Val Gardena. E altri 5 tecnici specializzati, anche loro formatisi nella Piano Battaglia srl, lo seguiranno a ruota in questi giorni: 4 diretti anche loro sulle Dolomiti, mentre l’altro lavorerà in una località sciistica dell’appenino abruzzese. Tutti contrattualizzati e con adeguata retribuzione. “Ogni sforzo per valorizzare le risorse umane del territorio è stato mortificato – lamenta Catalano – E c’è da chiedersi dove i nuovi gestori attingeranno risorse umane di quel livello, lasciate scappare via così, per effetto di una burocrazia incompetente che danneggia imprenditoria e collettività”.
Se da una parte l’ipotesi di riportare gli sciatori sulle piste del Monte Mufara alimenta il pessimismo della ragione, l’ottimismo della volontà non manca.
A praticarlo è Leonardo Neglia, sindaco di Petralia Sottana, comune nel cui territorio rientra il sito montano: “Visto che ormai la Piano Battaglia srl e la Città Metropolitana di Palermo mirano entrambe alla risoluzione del loro rapporto, che auspichiamo venga dichiarata al più presto, la moral suasion che stiamo portando avanti mira almeno a svincolare le sorti del loro contenzioso sui danni da quelle degli impianti e provare così a garantire il turismo invernale sulle Madonie”. In queste more – auspica Neglia “la Città Metropolitana potrebbe bandire una nuova selezione per affidare impianti e manutenzione dei tracciati a un nuovo soggetto”.
In anticipo rispetto all’eventuale avviso per raccogliere manifestazioni d’interesse, una è stata in effetti già avanzata. A presentarla, un mese e mezzo fa, è stato Sicilia Sport, costituendo consorzio Ati che vede sulla carta una non ancora chiara compagine di realtà imprenditoriali, locali e non. Quelle dichiaratesi subito disponibili a parteciparvi sono le società madonite Area srls-Resort e Contrada Graula Snc, la stessa Impianti e Asfalti e due società che hanno invece sede a Roma: il gruppo edilizio Capitalia World e la Maem 2002, anche questa specializzata in lavori pubblici e stradali. Alla cordata si agganciano al momento anche la Scuola Italiana Mountain Bike, centro di formazione di istruttori e guide di ciclismo fuori strada riconosciuto dal CONI e, come consulente esterno, il maestro federale di sci alpino Franco Miserendino, già gestore della stazione sciistica di Piano Battaglia nel periodo tra il 1997 e il 2014. Prospettiva: gestione di durata annuale. A partire da quando? Ancora, non si sa.
Antonio Schembri