Da maggio 2019 è Chef all’Heritage di Londra. Ha già lavorato con Gino D’Acampo e Nuno Mendez
Una vacanza a Londra di 10 giorni e il percorso che sembra tracciato prende un’altra direzione. Il suo diploma lo indirizzava verso la Raffineria di Milazzo, ma la passione per la cucina gli ha aperto le porte dei più rinomati ristoranti londinesi, lo ha portato a lavorare con Chef stellati e cucinare per manager e star, da Cristiano Ronaldo a Beyoncé, Jonny Depp, Orlando Blumm, Emma Watson, o per eventi di grandi brand ma anche per il British Music Awards.
Piero Italiano, che nel febbraio 2015 va a trovare lo zio in Inghilterra, sceglie Londra per iniziare la sua avventura. Ha solo 22 anni, il piccolo trolley che si è portato da Milazzo con poche cose dentro e un biglietto aereo di ritorno che userà solo alcuni mesi dopo. “Ho comprato quello che mi serviva e comunque ho avuto la fortuna di avere l’appoggio iniziale di mio zio”. Il suo sogno è diventare uno Chef completo, creare e aprirsi a nuovi mondi gastronomici ma con la forza delle sue radici siciliane.
“Avevo fatto altri viaggi prima ma qui ti senti che puoi fare tutto – mi dice Piero al telefono – che tutto è possibile”. Una sensazione che lo ha tenuto 4 mesi concentrato sulla sua nuova vita: frequenta un college per perfezionare l’inglese e comincia a mandare curriculum. Dopo quei 4 mesi arriva l’estate, Piero torna a Milazzo per parlare con la sua famiglia a cui è molto legato, per spiegare ai genitori le sue ragioni, vincere le resistenze, ma anche mettere alla prova la sua determinazione. Torna a Londra più che mai convinto che lasciare Milazzo, l’Italia, è la decisione giusta.
“Volevo anche chiarirmi le idee se doveva essere Londra o un’altra destinazione. Avevo preso in considerazione anche la Spagna e la Germania, poi ho deciso per Londra, per la diversificazione che propone nella ristorazione”. Piernunzio, come lo chiama il padre Lillo, ha da sempre la passione per la cucina anche se si è diplomato all’Industriale Ettore Majorana.
“Gli studi fatti non sono vicini a questo settore ma alla fine neppure lontanissimi perché la chimica è alla base dell’emergente cucina molecolare, quanto fatto a scuola mi sta aiutando”. Aveva lavorato nella ristorazione già dal 2008, prima nella rosticceria della sua famiglia e poi in vari ristoranti della costa tirrenica messinese. A Londra la prima importante tappa la fa da Gino D’Acampo My Restaurant, prima Chef de Partie e poi Sous-Chef.
“Ho iniziato con chef italiani: Gino D’Acampo, di origine campana, molto famoso a Londra e Luigi Frascella all’Harry’s Bar. La cucina internazionale l’ho sperimentata poi con Nuno Mendez”.
Gli piace cucinare la carne e tra i piatti che ama fare c’è il “maiale iberico marinato con spezie di cajun alla griglia con pesche e succo di peperone fermentato”.
Da maggio è J. Sous Chef all’Heritage Restaurant, aperto da poco e dove lo hanno voluto per una nuova avventura della cucina svizzera. Gestisce 12 persone ma ne ha dirette anche 20 facendo 600 coperti al giorno. Si occupa anche della formazione del nuovo personale ed è responsabile di tutti i settori e del controllo della qualità dei prodotti.
A Londra ha incontrato anche l’amore, Sabrina. E dopo? “Non ho un futuro chiaro, potrebbe essere qualunque cosa anche aprire un mio ristorante. Sono molto concentrato per il momento sul presente, penso di stare qui per imparare il più possibile e tra qualche mese potrei chiedere la cittadinanza inglese. Dopo vorrei sperimentare altre possibilità, in Danimarca o Australia, dove c’è tanto da scoprire e dove posso portare molto anche di mio”.
Una determinazione non comune a tutti
La massima aspirazione professionale per chi abita a Milazzo è lavorare alla Raffineria. C’è anche una convenzione tra Azienda e Istituto Majorana che prevede tirocini che in alcuni casi si trasformano in contratti di lavoro. Anche Piero lascia il suo curriculum alla Ram ma non è tra i fortunati che riescono a “sistemarsi”, invece sperimenta un settore dove la precarietà sembra la regola, a Milazzo come in tante altre parti della Sicilia e d’Italia. Le prospettive di crescita sono altrove.
“Non è stato facile all’inizio accettare la sua decisione, ma è stato così determinato che alla fine mi sono arreso -dice il padre Lillo, agente di polizia penitenziaria in pensione. Siamo una famiglia molto unita, saperlo così lontano ci metteva ansia specie nel periodo degli attentati. Per i primi tempi ha utilizzato i soldi che aveva messo da parte con i tanti lavori svolti, non mi ha chiesto nulla.
L’ultimo tentativo che ho fatto per farlo tornare è stato due anni fa quando gli ho detto di fare la domanda nella polizia penitenziaria. Dopo le mie insistenze l’ha inviata poi però non si è presentato al concorso. -Non mi fare sprecare i soldi per il biglietto-, mi ha detto. Alla fine l’ho lasciato libero”.