PALERMO – Non basta una crescita di qualche punto percentuale, per di più interpretato dal mondo della politica in maniera eccessivamente ottimistica, per ribaltare un divario economico (e non solo) che, nei fatti, rimane invariato: la situazione della Sicilia racconta ancora, e su più fronti, storie di ritardi nello sviluppo, di occasioni mancate, di investimenti incapaci di centrare l’obiettivo o di farlo con tempi opportuni. Un triste quadro che emerge in modo ancor più netto se messo a confronto con scenari ben più prosperi.
Di una Sicilia locomotiva del Mezzogiorno si è parlato negli ultimi tempi, sventolando statistiche che descrivono un incremento esponenziale della solidità economica dell’Isola. Una crescita che non ha pari né al Sud né nel resto d’Italia, al punto tale che – secondo alcune narrazioni – la Sicilia potrebbe addirittura sognare in grande e osare di candidarsi come uno dei nuovi traini del Paese. Il riferimento è ai dati Svimez diffusi e rilanciati a oltranza nelle scorse settimane, secondo cui il Pil siciliano nel 2023 è cresciuto del 2,2%, risultato superiore alla media nazionale (che si ferma allo 0,7%). Questo però, come altre volte approfondito dal Quotidiano di Sicilia, non significa che l’Isola cresca più delle altre regioni italiane. La statistica, limitata a sole considerazioni di ordine percentuale, trae in inganno, e quando dal “per cento” si passa ai numeri concreti diventa tutta un’altra storia…

