Nel NaDef previsioni di crescita +14,7% in quattro anni. Nel NaDefr, invece, +26,5%. Il vicepresidente della Regione siciliana: “Boom crescita? Non spariamo numeri, proiezioni sulla base del NaDef”
Il quadro macroeconomico tendenziale contenuto nella nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (Nadef) lascia ben sperare.
I numeri ci dicono che l’Italia ha imboccato la strada giusta e per l’economia si prospetta uno scenario addirittura più favorevole rispetto a quello delineato dal Def di primavera.
Nel 2021 le previsioni di crescita del prodotto interno lordo italiano si attestano su un promettente +6%, rispetto alla precedente stima del +4,5%. Sono numeri che fanno bene ai mercati finanziari e che accrescono le aspettative attorno al Pnrr e al contributo che potrà dare al nostro Paese in termini di crescita e sviluppo.
Sono numeri, però, che ci offrono garanzie solo fino ad un certo punto, soprattutto se guardiamo al Mezzogiorno. Nessuna delle otto Regioni meridionali, negli ultimi cinquant’anni, ha superato per reddito e attività produttive una Regione del Centro-Nord.
Il Sud, da solo, non è certo in grado di sanare quel gap che affonda le sue radici in decenni di gestione dissennata della cosa pubblica. È altrettanto vero, però, che a sanarlo non sarà l’enorme disponibilità di risorse finanziarie messe a disposizione dall’Ue.
Guardando alla Sicilia, ad esempio, sarà importante spendere bene i fondi e avviare, insieme agli investimenti, una profonda azione di rinnovamento della nostra classe politica che cancelli i vizi peggiori che l’hanno contraddistinta fino ad oggi: dall’assistenzialismo alle dinamiche clientelari, dall’immobilismo a quella che l’economista Marco Vitale definisce “cultura dell’affiliazione in sostituzione di quella della meritocrazia”.
Dal 1999 al 2019 il prodotto interno lordo della Sicilia è cresciuto di appena 5,2 miliardi, passando da 91 a 85,8 miliardi. Nella Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza regionale (NaDefr) le previsioni del Pil Sicilia per il 2024 parlano di 100 miliardi.
Alla luce dell’aggiornamento del quadro macroeconomico del Def dello scorso aprile, ci riferisce il vicepresidente della Regione siciliana, Gaetano Armao, la Sicilia, come tutte le altre Regioni, dovrà allinearsi predisponendo a sua volta una nota di aggiornamento “che verrà inviata agli uffici dell’Ars, per l’esame e la sua approvazione”. E pare che la crescita record stimata per la Sicilia sia destinata a migliorare ancora.
L’emergenza pandemica ha bruciato circa 8 miliardi del Pil siciliano, i cui valori, in base alle cifre fornite dalla Regione siciliana, dovrebbero attestarsi per il 2020 sui 79 miliardi di euro.
Stando al NaDefr, il prodotto interno lordo siciliano dal 2021 al 2024 dovrebbe balzare a 100 miliardi, con ritmi di crescita che potremmo definire “cinesi”. Previsioni troppo ottimistiche? Non secondo Armao che parla di “un risultato alla portata”.
Eppure, se guardiamo, solo per fare qualche esempio, all’inazione politica di fronte alla drammatica emergenza dei rifiuti, al disastro infrastrutture, all’inefficienza della nostra burocrazia (che non si correggerà di certo tra oggi e domani né tanto meno in virtù dello Spirito Santo), il timore è che senza uno sforzo che parta dal territorio, senza una strategia unitaria di crescita e di sviluppo, il “paracadute” lanciato dall’Unione europea non ci salverà.
Cappuccio (Cisl Sicilia): “Pnrr rischia di essere un flop”
Il segretario della Cisl Sicilia ha lanciato l’allarme: “Il Pnrr rischia di essere un grande flop”. “Il Pnrr – ha detto – concentra tutto al centro, in una cabina di regia che comprende solo le amministrazioni centrali dello Stato”. Per Cappuccio, che ha insistito su un patto sociale e la creazione di una cabina regionale di regia, c’è un problema di risorse umane: “Gli enti locali, in Sicilia, negli ultimi anni hanno visto ridotti all’osso i loro organici, con la forza lavoro calata persino del 25%. Il personale sopravvissuto ha un’età media alta. E molti uffici tecnici sono privi delle competenze necessarie a elaborare e realizzare progetti. con Cgil e Uil abbiamo chiesto l’istituzione di una cabina di regia regionale con dentro il governo della Regione, l’Anci, i sindacati e le imprese, capace di elaborare una strategia unitaria di crescita in forza di un confronto sulle grandi linee e di discussioni di dettaglio negli assessorati”.
Armao: “Boom crescita? Non spariamo numeri, proiezioni sulla base del NaDef”
Il vicepresidente della Regione siciliana ed assessore all’Economia Gaetano Armao, intervistato dal Quotidiano di Sicilia ha anticipato le prossime mosse del governo regionale alla luce della nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (NaDef).
“Con l’aggiornamento del Def nazionale, appena annunciato – ha spiegato Armao al QdS – la Sicilia, come tutte le altre regioni, dovrà allinearsi predisponendo a sua volta una nota di aggiornamento ed entro qualche giorno il documento verrà inviato agli uffici dell’Ars, per l’esame e la sua approvazione.
Come si è arrivati a calcolare che il Pil Sicilia arriverà a 100 miliardi nel 2024? Solo merito del Pnrr o c’è altro?
“Non è che noi facciamo previsioni indipendenti in Sicilia, non possiamo farle, il Defr regionale si fa sulla base del Defr nazionale. Ogni Defr regionale è la calibratura su base territoriale del Def nazionale. Non si possono sparare numeri in forma indipendente o avere una cabina nostra di previsione. E la nota d’aggiornamento che faremo si farà sulla nota di aggiornamento nazionale, è tutto concatenato. Le previsioni le abbiamo fatte non solo tenendo conto delle previsioni di crescita del Pil nazionale, ma anche sulla base delle proiezioni di Prometeia, che ci fa la base econometrica previsionale, sulla scorta degli investimenti del Pnrr, sulla nuova programmazione europea , sul Fondo sviluppo e coesione, React – eu e quant’altro. Gli attuali 100 miliardi del 2024 sono il risultato del combinato tra la crescita economica, connessa al rimbalzo, e poi alle spinte dell’economia nazionale, a cui si aggiungono gli investimenti derivanti dai fondi suddetti”.
Non è forse una previsione troppo ottimistica?
“No, anzi, I cento miliardi del 2024 a questo punto diventano certamente un risultato alla portata. Le previsioni vengono fatte sulla base di dati econometrici e con questo aggiornamento al rialzo, la previsione del 5,1 di aumento di Pil che abbiamo fatto per il 2021 verrà certamente rivista in aumento. E con essa anche le previsioni degli anni successivi. Bisogna tenere conto che le previsioni del Defr di agosto dovranno essere incrementate, non sappiamo ancora di quanto, ma sarà un aumento significativo perché il Pil nazionale per il 2021 passa dal 4,5 al 6 cioè un punto e mezzo in più, una percentuale che viene calcolata per un anno intero”.
Da quale settore in particolare il Pil siciliano riceverà maggiore impulso di crescita?
“La crescita del Pil sarà strettamente legata alle provvidenze del Pnrr. Infatti si prevedono investimenti per la digitalizzazione, l’innovazione, la transizione ecologica e l’inclusione sociale. Oltre i già programmati interventi strutturali. Ma sono stati quantificati interventi anche per il settore della sanità, anche se non si può ancora quantificare quanto arriverà in Sicilia. Il Pil crescerà grazie anche alla nuova programmazione europea. Sul digitale c’è già un enorme investimento: abbiamo realizzato l’agenda digitale regionale. Nel dicembre del 2017, quando si è insediato Musumeci lo stanziamento per il digitale era di un milione e mezzo di euro, oggi le somme impegnate sono 200 milioni di euro: abbiamo raggiunto il target previsto che è di 230 milioni da impegnare in totale entro l’anno prossimo. La Sicilia, come dimostra la Banca d’Italia nella sua ultima analisi sul dato infrastrutturale è tra le regioni più digitalizzate d’Europa, sul piano delle infrastrutture, mentre è in ritardo sul numero dei palmari e computer che vengono utilizzati sia dai privati che dalle aziende”.
di Patrizia Penna e Raffaella Pessina