Scoppia il caso eredità all’interno della famiglia di Pippo Baudo, l’indimenticabile e leggendario presentatore catanese scomparso lo scorso 16 agosto. Il testamento è stato aperto il 7 settembre a Bracciano per mano del notaio Renato Carraffa ma, secondo quanto riporta Il Fatto quotidiano, gli eredi – tra cui i due figli e la storica assistente del conduttore – non hanno ancora proceduto all’incasso.
Chi sono gli eredi
Nel testamento di Baudo, di cui nessuno conosceva il contenuto fino all’apertura, come eredi erano stati indicati i due figli, Alessandro e Tiziana. Il primo, nato nel 1962 dal rapporto con Mirella Adinolfi, è stato riconosciuto nel 2000 quando aveva già 30 anni, e Tiziana, nata nel 1970 dal matrimonio con Angela Lippi. Ma a condividere con loro quasi la stessa eredità c’era anche il nome di Dina Minna, la storica segretaria del presentatore tv. Raccontata come una presenza discreta, ha accompagnato da segreteria il conduttore da quando era giovanissima, aveva appena 18 anni. E non solo nella sua carriera ma anche nella sua vita, restandogli accanto fino alla fine, al Campus Bio Medico della capitale, dove si è poi spento.
I dubbi sul patrimonio
Alla base di questa fase di stallo ci sarebbero i dubbi sull’ammontare del patrimonio di Baudo. Un’eredità che si aggirerebbe intorno ai 10 milioni di euro. La cifra precisa non è nota, ma considerando che ognuno dei suoi 13 Sanremo gli sarebbe valso 800 mila euro l’uno, il conto supera i 10 milioni di euro. Oltre ai contratti televisivi, bisogna poi considerare i diritti d’immagine e i guadagnati derivati dalle campagne pubblicitarie. Una cifra che però non sarebbe considerata corretta da parte degli eredi. Una stima ritenuta al ribasso. Oltre ai cachet di Sanremo Pippo Baudo era anche un reuccio del mattone perchè, sfogliando carte riservate di cui il Messaggero era venuto in possesso, era emerso la proprietà di un terreno a Fiano Romano, 10 terreni a Noto, 6 terreni a Siracusa ma soprattutto 5 fabbricati a Roma. Valore di mercato oltre 5 milioni. E a Mascalucia (Catania) e nel capoluogo etneo, assieme ad altri quattro soci, lascia il 20% di due società attive nella “costruzione di edifici residenziali e non residenziali”.
Le case a Roma
Sicuramente il portafoglio più ghiotto è rappresentato dalle 5 unità immobiliari nella capitale, di cui una in zona Prati e quattro al centro. Dalle visure catastali si rileva l’appartamento in via della Giuliana 69, al 5° piano, di 7 vani, con rendita di 7.049,64 euro; valutazione catastale di 348.040,73 euro; valore di mercato di 1.012.798,51 euro. In via della Vite sono ubicati gli altri immobili in un intero palazzo: al 1° piano, 5 vani, con rendita di 2.126,51 euro, valore catastale di 267.940,26 euro, valore di mercato di 779.706,16 euro; al 2° piano, 4,5 vani, rendita di 2.126,51 euro, valore catastale di 267.940,26 euro, valore di mercato di 779.706,16 euro; ai piani 3,4,5,6 ci sono 12,5 vani con rendita di 5.906,98 euro, valore catastale di 744.279,48 euro e valore di mercato di 2.165.853,29 euro. Di valore minimo il terreno a Fiano Romano, 210 metri quadrati, di uso seminativo, di valore catastale del terreno, indipendentemente dall’attività agricola svolta di 268,88 euro. I dieci terreni a Noto – un mandorleto, due vigneti, gli altri seminativi – hanno una valutazione catastale complessiva di 30 mila euro. Infine i 5 terreni tutti incolti a Siracusa, hanno un valore catastale simbolico.
Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI

