Il Comune di Messina e il Credito Sportivo hanno trovato un accordo in merito alla vicenda della piscina fantasma realizzata nel quartiere di San Licandro, con i lavori mai ultimati.
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Circa 2 milioni e 150mila euro invece degli 8 richiesti la cifra totale che dovrà essere sborsata da palazzo Zanca per una struttura che comunque bisogna demolire.
La struttura della piscina di San Licandro, nei progetti dell’allora amministrazione comunale guidata da Mario Bonsignore, era destinata a diventare uno dei fiori all’occhiello della città. Oggi, a distanza di 33 anni dall’avvio dei lavori, rimane soltanto uno scheletro che finirà demolito. È stato, infatti, trovato l’accordo tra le parti in causa: Palazzo Zanca restituirà al Credito Sportivo una somma pari a 2 milioni e 150mila euro, in un’unica soluzione, a fronte degli 8 inizialmente richiesti.
Tutto nasce nel 1991, quando il Comune decise di cedere quasi 5mila metri quadri di terreno a un privato per la realizzazione della struttura che prevedeva anche una palestra e un campo da tennis, facendo anche da garante per la concessione del prestito. Nel frattempo la Pallanuoto Messina, società che avrebbe dovuto utilizzare la piscina, fallì. La palla passò dunque di nuovo nel campo del Comune di Messina, chiamato alle vie giudiziarie dallo stesso Credito Sportivo che aveva destinato una somma considerevole per la realizzazione dell’impianto.
Tra tribunali, avvocati e trattative, trascorrono però quasi 30 anni. Si arriva al 2020 con la sentenza di primo grado sfavorevole all’amministrazione comunale. Grazie al lavoro dei legali e dell’assessore al patrimonio Roberto Cicala, si è trovato un compromesso che limita fortemente l’esborso economico per le casse pubbliche, con il provvedimento che autorizza il sindaco al pagamento della transazione, firmato nei giorni scorsi.
Della piscina fantasma di San Licandro resta oggi soltanto uno scheletro che, sia per la poca convenienza economica, sia per il deterioramento del tempo, andrà con ogni probabilità demolito. Toccherà ancora una volta a palazzo Zanca farsi carico dell’ulteriore esborso economico necessario per la demolizione e lo smaltimento dei materiali. Per una delle decine di opere pubbliche incompiute sul territorio messinese e che rimarranno tali.