ROMA – Poco più di sette anni, quattro Governi, ben 514 decreti attuativi mancanti e numerosissime leggi che restano, di fatto incomplete. Il risultato è un Paese impastoiato nelle sabbie mobili della burocrazia, che resta fermo al palo e che guarda a ogni ipotesi di sviluppo come una chimera. I numeri fin qui snocciolati hanno il crisma dell’ufficialità, essendo tratti dal report pubblicato sul portale ufficiale della Presidenza del Consiglio, che dà contezza sull’attuazione del programma e che fornisce – tra gli altri – i dati relativi ai decreti attuativi non adottati dagli ultimi quattro esecutivi. Da quello detto “giallo-verde”, guidato da Giuseppe Conte alla testa dell’alleanza Movimento 5 stelle–Lega, fino a quello attualmente in carica di Giorgia Meloni, passando per il Conte Bis “giallorosso” (M5s-centrosinistra) e per l’Esecutivo di unità nazionale diretto da Draghi, che riuniva quasi tutte le forze politiche parlamentari a eccezione di Fratelli d’Italia, Sinistra Italiana (nella persona di Nicola Fratoianni) e dei due Gruppi Misti. Prima di addentrarci nel dettaglio di questi numeri bisogna, però, chiarire di cosa si sta parlando.
Il processo di approvazione delle Leggi, nel nostro Paese, prevede un iter complesso, che non si esaurisce nel meccanismo (di per sé non certo agevole) della doppia “identica” approvazione da parte di Camera e Senato, perché molto spesso i dettagli tecnici necessari per applicare e implementare le leggi sono affidati ad altri soggetti del mondo istituzionale e in particolare i Ministeri. A loro, infatti, spetta il compito di lavorare ai cosiddetti decreti attuativi, provvedimenti necessari per completare gli effetti della norma stessa. Risulta…

