Ieri l’apertura dell’anno giudiziario e la relazione del presidente Veneziano. “Inadempienze delle amministrazioni di fronte a obblighi elementari”
PALERMO – “Gli anni 2020 e 2021 rimarranno nella memoria di tutti noi come gli anni dell’emergenza sanitaria da Covid-19. È evidente che, a fronte dell’impatto sanitario, sociale ed economico, ma anche individuale e personale della pandemia, le vicende della Giustizia amministrativa siano passate in secondo piano anche se essa ha comunque rivestito un ruolo di assoluto rilievo in tutto il periodo svolgendo le proprie funzioni in condizioni di relativa regolarità operativa”. Con queste parole il presidente del Tar Sicilia, Salvatore Veneziano, ha inaugurato l’anno di attività della Giustizia amministrativa isolana.
Un terzo dei ricorsi riguardano le inadempienze delle amministrazioni
Nella relazione di Veneziano sono emerse numerose criticità che affliggono la Pubblica amministrazione, che mettono a rischio i risultati attesi dal Pnrr. “Abbiamo un’eccessiva incidenza – ha spiegato – circa un terzo abbondante dei ricorsi, che attengono alle inadempienze delle amministrazioni. Si tratta di inadempienze agli obblighi elementari, come far fronte ai propri debiti, rispondere tempestivamente, nei termini di legge, alle istanze dei privati in un senso o in un altro e consentire gli accessi documentali agli atti previsti per legge. Questi sono obblighi elementari che, troppo regolarmente, vengono disattesi e il fatto che il 35% dei ricorsi verta su queste mancanze, indipendentemente dal merito, credo sia un dato preoccupante”.
La macchina amministrativa non funziona bene
Per il presidente del Tar Sicilia, insomma, “si denota un malfunzionamento della macchina amministrativa con ricadute negative sulla socialità, sull’attività imprenditoriale e sulla vita dei cittadini”.
Per quanto riguarda l’attività del Tar, nonostante le limitazioni imposte per la pandemia questa non è mai venuta meno, favorita dalle riforme messe in atto dal 2010 al 2017, che hanno introdotto le procedure telematiche. Così, l’attività non è stata rallentata, neanche quella amministrativa interna che ha usufruito dello smart working. Dai dati presentati, risulta come siano diminuiti i ricorsi riguardanti le materie dell’attività regionale (-39%), del pubblico impiego (-35%) e degli stranieri (-31%), oltre a quelle nelle materie delle autorizzazioni e concessioni (-27%) e della sicurezza pubblica (-23%).
In compenso, il lavoro è stato bilanciato da un incremento dei nuovi ricorsi nelle materie dell’esecuzione del giudicato (+211), dell’edilizia e urbanistica (+43), delle Forze armate (compresi Carabinieri e Guardia di Finanza) (+43), degli appalti (+32), dell’accesso (+23).
Nel 2021 definiti 3.438 ricorsi
Nel corso dell’anno 2021, sono stati definiti 3.438 ricorsi. Da tale dato – tenuto conto della pendenza all’1/1/2021 (8.686 ricorsi) e del nuovo introito (2.347 ricorsi) – deriva una pendenza al 31/12/2021 di 7.595 procedimenti, con una differenza rispetto al 31 dicembre dell’anno precedente di 1.091 ricorsi in meno, pari al 12,5%.
Il nuovo anno giudiziario corrisponde quindi a una stagione decisiva per lo sviluppo dell’Italia e della Sicilia in particolare. Quella del Pnrr è una occasione da non mancare, ma servirà rendere efficiente una Pubblica amministrazione che finora sembra impreparata di fronte a questa sfida.
Quali sono i pericoli che vengono fuori da questo quadro? Lo ha spiegato il presidente Veneziano in esclusiva al nostro giornale: “Intravedo due ordini di rischio. Il primo è che tutte le amministrazioni non siano pronte e non siano in grado di cogliere le opportunità del Pnrr, non riuscendo a concretizzare tutti i progetti che dovrebbero essere realizzati e dovrebbero avere un aspetto fondamentale per una realtà come quella siciliana, che sconta ritardi pregressi. Sarebbe un’occasione irrimediabilmente persa”.
“Il secondo rischio – ha concluso – è che le risorse messe a disposizione per questi progetti non siano usate in modo efficace, oculato e senza dar luogo a episodi di cattiva amministrazione”.