CATANIA – Sono oltre sei i miliardi gli euro che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza destina alla digitalizzazione degli enti locali. Un’occasione ghiotta per gli uffici che vogliono puntare a snellire le procedure riservate all’utenza e aumentarne l’efficienza. Le regole consegnate dall’Europa agli stati membri sono spesso rigide, ma sanno essere anche molto elastiche quando si parla di concedere finanziamenti ante e non ex post alle asseverazioni, quindi successivamente alle verifiche degli organi competenti. È in questi gangli che può insediarsi un comportamento scorretto e che solo fornitori competenti sanno evitare all’ente, allontanando il rischio della totale perdita dei fondi europei.
“I soldi che il PNRR sta mettendo sul tavolo sono davvero tanti e il vero problema è realizzare i servizi che funzionino senza sperperare i soldi – ha spiegato il ceo di Halley Sud Gianluigi Cerami -. Da quando sono disponibili somme così importanti, sul mercato sono entrati soggetti provenienti da svariati settori merceologici, anche senza competenze, attirati dalla possibilità di far cassa “modellando” le proprie capacità all’esigenza del momento. Si è formata una concorrenza molto alta tra le aziende, malgrado l’indicazione specifica data dal Team per la Trasformazione Digitale di snellire la competizione sul mercato per accelerare la realizzazione dei programmi. I clienti sono confusi dalle mille campane che sono costretti ad ascoltare”.
L’idea è realizzare presto e bene quanto contenuto nei bandi delle misure di finanziamento, evitando proprio quella confusione che porterà, con ogni probabilità, a mancate realizzazioni di progetto.
“In qualità di operatori del settore con più della metà dei comuni nostri clienti, abbiamo una collaborazione quotidiana e stretta con tutto il Team Digitale. È la prima volta che ci capita di parlare così a stretto contatto con il governo, abbiamo la responsabilità, per quanto di nostra competenza, di raggiungere un obiettivo così importante. I clienti stentano comunque a capire a chi rivolgersi e a quali notizie credere perché, oggi, aziende estranee a questo mondo, offrono improvvisamente anche la realizzazione delle misure digitali per i comuni. Un comune italiano ha in media 300 mila euro da spendere per la digitalizzazione e questo denaro sta attirando proposte e professionisti senza vere specializzazioni, spesso si tratta di spazzatura”.
Il ceo di Halley Sud ha voluto porre l’accento anche su un altro dettaglio che rende particolarmente interessante, e quindi una volta in più appetibile, l’inserimento di aziende tra le più disparate per la realizzazione delle commesse del PNRR.
“Ci sono fornitori che emettono offerte PNRR con un costo che impiega tutto il finanziamento ottenuto dall’Ente, e quindi a prezzi molto più alti delle normali quotazioni di mercato. Per mascherare questi prezzi molto alti, nelle offerte inseriscono ulteriori servizi migliorativi che spesso non sono ammissibili secondo i criteri dei bandi. Per quanto tali servizi possano sembrare gratuiti, in realtà sono pagati profumatamente e sono prevalenti rispetto alle forniture che servono a realizzare il PNRR.
Cosa accadrà quindi: alla prima fase di asseverazione, che è tecnica, queste realizzazioni forse passeranno il vaglio dei Team Digitale, ma ai controlli successivi degli enti preposti, l’ente potrà trovarsi di fronte a grosse difficoltà, con responsabilità personali e revoca del finanziamento. Per intenderci, mi aspetto di andare incontro a scandali simili a quelli del Superbonus 110%, con relativo blocco dei trasferimenti anche a chi ha fatto tutto a regola d’arte”.
Riconoscere un player in buona fede non è semplice, per questo la strada più efficace da seguire, almeno in questo caso, è quella che porta al rapporto già in essere con il proprio fornitore di servizi digitali e realizzare cospicue economie da spendere successivamente in un piano triennale per rendere la digitalizzazione una realtà stabile per l’ente e per i cittadini.
“L’azienda è affidabile se tanti clienti hanno rapporti di lungo periodo con piena soddisfazione. Una realtà diversa è sicuramente una scommessa per l’ente. Anche noi come player abbiamo scelto di rifiutare le richieste arrivate dai Comuni in cerca di un nuovo fornitore per questi progetti. Li abbiamo momentaneamente rimandati al loro attuale fornitore, invitandoli a pianificare con noi la successiva organizzazione del piano triennale di informatica ed il cambio di software. I tempi scanditi dai finanziamenti del PNRR sono molto stretti e per un cambio di software servono due anni – ha evidenziato Cerami -, questo vuol dire che chi sta cambiando fornitore e software col PNRR, si troverà ad asseverare dei semilavorati e dovrà sperare nelle proroghe”.
Quest’ultimo è un passaggio che gli enti stentano ad accettare, pur comprendendolo, considerata la possibilità di procedere ad un ammodernamento totalmente ammortizzato nei costi.
“Restare bloccati dentro cinque anni di contratto con un’azienda di basso livello che è riuscita ad ottenere dall’ente un pacchetto da 300 mila euro è un rischio importante che sconsiglio di percorrere. Inoltre, le varie misure del PNRR per la digitalizzazione hanno diversi tempi di contrattualizzazione e realizzazione. In particolare, per la realizzazione va osservata una scadenza dai sei mesi ai dieci mesi. Tempo che certamente va bene se non si deve fare un cambio del sistema informativo, perchè al contrario servono due anni”.
Il PNRR per la digitalizzazione resta una grande opportunità per tutti gli enti locali, quindi serve fare estrema attenzione al mercato e i suoi operatori. La competenza dei players è l’unico criterio da applicare per decidere come portare a compimento l’obiettivo di digitalizzazione del sistema attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.