Home » Pnrr, guerra all’Amministrazione difensiva

Pnrr, guerra all’Amministrazione difensiva

Pnrr, guerra all’Amministrazione difensiva
pnrr

Al QdS l’intervento del prof. Antonio Barone, ordinario di Diritto Amministrativo (UniCt). Controllo concomitante, Corte dei conti esautorata: “Scelta legittima ma non condivisibile”

ROMA – Negli ultimi giorni ha tenuto banco lo scontro tra Governo Meloni e Corte dei conti, con i magistrati contabili che dovrebbero essere “destituiti” dal controllo concomitante. La Corte non sarebbe più chiamata a monitorare l’assegnazione e la gestione dei fondi Pnrr. Inevitabilmente, il dibattito politico è esploso: potrebbe trattarsi di un primo passo del nostro Paese verso una “democratura” stile Orban e Morawiecki?

“Assolutamente no”. Non ha dubbi Antonio Barone, ordinario di Diritto Amministrativo presso il Dipartimento di Economia e Impresa Unict e curatore del volume “La funzione di controllo della Corte dei conti” (Cacucci). “Considero la scelta del Governo legittima ma non condivisibile – è l’analisi del docente -, in quanto si rinuncia ad un importante strumento di supporto al raggiungimento degli obiettivi del Pnrr, che, tuttavia, non restano comunque privi di efficaci meccanismi di monitoraggio, specie a livello eurounitario”.

Il Pnrr risulta sottoposto a diverse condizionalità. Gli obiettivi e i risultati prefissati devono essere raggiunti concretamente; in tal modo è possibile sbloccare i fondi Next Generation EU destinati all’Italia. Il mancato raggiungimento degli obiettivi, al contrario, comporta la sospensione degli impegni europei. Il Pnrr, come sottolinea Barone, “non deve essere visto solo in un’ottica nazionale: esso, infatti, è un esempio di procedimento ‘composto’, in cui giocano un ruolo essenziale sia l’Unione Europea che l’Italia”. Infatti, oltre alle funzioni di controllo espresse dalla Commissione Europea in merito al monitoraggio dell’attuazione del piano, si affiancano i sistemi di controllo nazionali. Spetta alla Corte la funzione di controllo concomitante.

Tale controllo, cancellato dal Governo Meloni, “corrisponde ad una duplice esigenza: impedire gravi irregolarità gestionali e contrastare rilevanti e ingiustificati ritardi nell’erogazione dei contributi”.
“La Corte dei conti – illustra Barone – trasmette ‘immediatamente’ all’Amministrazione competente le proprie osservazioni ai fini della responsabilità dirigenziale del funzionario apicale che ha determinato l’irregolarità o il ritardo”.
Il Governo ha deciso di intervenire proprio sul meccanismo appena esplicitato. “L’idea di fondo è quella di combattere l’Amministrazione ‘difensiva’, caratterizzata dalla ‘paura della firma’ per le responsabilità penali e contabili connesse all’esercizio della funzione, così velocizzando al massimo l’efficienza amministrativa”.

Il controllo concomitante, come ribadito sia da Mattarella che da Draghi nel 2021, risulta essere strategico per il raggiungimento degli obiettivi Pnrr.

“Non penso che le difficoltà nel raggiungimento degli obiettivi Pnrr siano ascrivibili a questa tipologia di controllo; esse, piuttosto, vanno a mio avviso ricondotte ai limiti strutturali dell’amministrazione pubblica italiana, oggetto di numerose e spesso inutili riforme”, ammette Barone.
“Lo ‘spettro’ del controllo concomitante è legato all’attivazione della responsabilità del dirigente pubblico che non riesce a centrare gli obiettivi a lui assegnati. Autonomia e responsabilità della dirigenza pubblica italiana, tuttavia, restano a mio avviso componenti di un binomio inscindibile”.

Nonostante la scelta politica, Barone ricorda le parole di Guido Carlino, presidente dei magistrati contabili, secondo cui la Corte continuerà a esercitare le proprie funzioni, oltre ogni imposizione legislativa, in rispetto dell’art. 100 della Costituzione.