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Pnrr, Sicilia penultima: speso soltanto il 13% dei fondi. La mappa provincia per provincia

Pnrr, Sicilia penultima: speso soltanto il 13% dei fondi. La mappa provincia per provincia
Pnrr università siciliane

L’Isola si colloca tra le ultime regioni italiane per percentuale di utilizzo dei finanziamenti insieme alla Valle d’Aosta e davanti solo alla Calabria.

La Sicilia ha speso appena il 13% dei fondi provenienti dal PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza voluto dall’Unione Europea per far ripartire l’economia del Vecchio continente dopo la pandemia da Covid-24. Se il restante 87% non sarà speso per tempo (entro il 2026, ndr), l’Isola dovrà restituire all’Europa una buona fetta dei finanziamenti già predisposti.

Il dato proviene da Open PNRR, il progetto della Fondazione Openpolis che monitora in ogni regione l’avanzamento progettuale e la suddivisione della spesa sul territorio. A denunciare il ritardo lo scorso febbraio, tra gli altri, anche il segretario regionale e vice presidente nazionale di Conflavoro, Giuseppe Pullara.

Tema interessante quello sollevato dal numero regionale di Conflavoro e che spiega, in maniera indiretta, il perché di questi ritardi: la burocrazia. Snellire l’iter per la presentazione delle richieste di finanziamento ed evitare così di perdere un’occasione irripetibile per l’Isola. Queste, in sintesi, le richieste di Pullara. Per un problema che si ripercuote sull’imprenditoria locale.

Secondo le stime del governo italiano, l’effetto dei fondi europei dovrebbe tradursi in una crescita aggiuntiva del 3,4% del PIL entro il 2026. Le risorse sono suddivise in 122,6 miliardi di euro sotto forma di prestiti e 71,8 miliardi di euro in sovvenzioni. Ma non tutto sta funzionando a dovere.

Come denunciato da diverse aziende siciliane ammesse a finanziamento già nel 2022, giunti a marzo 2024 i beneficiari delle somme non hanno ancora ricevuto gli anticipi previsti dalla Regione. Un paradosso se si considera l’obbligo degli stessi beneficiari di dover cominciare i lavori finanziati dal PNRR entro il 30 giugno 2023. Nel frattempo, la Regione ha però imposto nuove anticipate scadenze: una mossa che sta spingendo molti imprenditori a rinunciare al PNRR.

A inizio marzo, sempre a proposito del Piano europeo, è stato invece pubblicato un dossier del Servizio bilancio dell’Assemblea regionale siciliana. Quest’ultimo, realizzato a seguito del ciclo di audizioni della commissione UE sul Piano attuato dalla Regione, presenta dati se possibile ancora più impietosi per le capacità di spesa della Sicilia.

Il dossier della Regione

Secondo il dossier, le risorse stanziate dal PNRR per la Sicilia ammontano a 11 miliardi e 737 milioni di euro, ovvero il 9,5% dell’intero finanziamento destinato all’Italia. L’importo supera i 18 miliardi se si considerano anche le risorse che i progetti ricevono da altre fonti di finanziamento pubbliche e private.

A fronte dei 20.534 progetti, nell’Isola sono state avviate procedure per 1,863 miliardi pari al 10,7% del valore complessivo. Il valore delle risorse aggiudicate è invece di 591 milioni, pari al 3,4%. I progetti si suddividono in macro aree. La principale riguarda la digitalizzazione (5.169 progetti previsti, non necessariamente già avviati), poi scuola, università e ricerca (4.816), infrastrutture (3.441) e l’area impresa e lavoro (3.183). Gli altri capitoli riguardano cultura e turismo (1.224), inclusione sociale (955), infine salute (929) e transizione ecologica (817).        

La maggior parte delle risorse in cui è coinvolta la Regione come soggetto attuatore riguardano proprio la Salute, per la quale è previsto un finanziamento da 1 miliardo e 100 milioni, il 58% degli 1,863 miliardi. Il secondo capitolo di spesa appartiene alla missione “Rivoluzione verde e transizione ecologica” (479,44 milioni; 26,5% del totale).

Spazio poi a “Inclusione e coesione” (140,66 milioni; 7,9%) e “Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo” (136,43 milioni; 7,1%). “In termini contabili – riporta dossier dell’Ars – le missioni salute e digitalizzazione godono dello stato di avanzamento finanziario più alto: rispettivamente 51,3% e 64,9% di somme impegnate” ma non necessariamente spese.

L’impegno “minore” riguarda invece la missione “Inclusione e coesione” (9,4%). I progetti attuati o da attuare da parte della Regione sono in totale 1.653. Di questi, 655 riguardano la salute, 584 la digitalizzazione, 327 la missione “inclusione e coesione”, 86 la rivoluzione verde.

Per istruzione e ricerca, in Sicilia risultano invece finanziati 519 progetti per un totale di 775,15 milioni di euro. La Regione svolge un ruolo di coordinamento, collaborando e supportando soprattutto i Comuni, dove si arenano la maggior parte dei progetti.

La distribuzione delle risorse: chi sono i beneficiari

L’approvazione del regolamento RepowerEU ha imposto agli Stati membri di pubblicare la lista dei primi 100 soggetti che ricevono le maggiori quote di finanziamento derivanti dal PNRR. In Italia, questi soggetti gestiscono complessivamente 66,6 miliardi di euro (34,3% dell’intero piano), e includono 27 aziende private, 21 amministrazioni pubbliche centrali, 16 regioni e 12 comuni.

Tra le principali aziende beneficiarie c’è Rete Ferroviaria Italiana (RFI) per una somma di 22,4 miliardi di euro. A seguire E-Distribuzione SpA (3,5 miliardi), Open Fiber (2 miliardi), Tim (1,6 miliardi). Le altre società ricevono somme inferiori al miliardo di euro: tra queste, anche Terna (150 milioni).

Tra i soggetti statali troviamo invece il Ministero della Giustizia (2,4 miliardi di euro), la Presidenza del Consiglio dei Ministri (908 milioni), il Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso pubblico e della Difesa civile (380 milioni), il Ministero dell’Interno (130 milioni). Spiccano anche i fondi destinati all’Agenzia Spaziale Europea (1,3 miliardi), quelli per l’Agenzia Spaziale Italiana (485 milioni) e per il CNR (686 milioni). Modesto l’investimento per l’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID): 141 milioni.

I dati provinciali

Ma come se la passano le singole province e qual è il livello di avanzamento dei lavori? Non troppo bene, numeri alla mano. Questo perché ciascuna misura del PNRR presenta diverse scadenze da rispettare sul singolo trimestre, programmate di anno in anno e fino al 2026.

La maggior parte di queste scadenze ricadono nel secondo trimestre 2026, altre arrivano addirittura al terzo o quarto trimestre (entro il 31 dicembre, ndr): 15 in totale. Le istituzioni europee monitorano l’attuazione del PNRR attraverso la verifica delle scadenze europee, mentre le scadenze italiane sono state aggiunte dal Governo come passaggi intermedi.

Con solo il 13% delle risorse assegnate effettivamente spese, l’Isola si colloca tra le ultime regioni italiane per percentuale di utilizzo dei finanziamenti insieme alla Valle d’Aosta e davanti solo alla Calabria in questa poco invidiabile classifica.

Secondo i dati forniti da Openpolis, Svimez e l’Ufficio parlamentare di bilancio della Camera, la situazione appare eterogenea sul territorio siciliano. I progetti di opere pubbliche in fase esecutiva, sotto la titolarità della Regione Siciliana, ammontano al 61% del totale delle risorse assegnate, pari a 329 milioni di euro. Ciò implica che il 39% delle opere previste è ancora lontano dal concretizzarsi.

Una delle principali criticità riguarda i Comuni, responsabili di una larga parte dell’attuazione del PNRR. Alla fine di dicembre 2024, i comuni del Sud Italia avevano avviato lavori per 5,6 miliardi di euro, corrispondenti al 64% del valore complessivo degli investimenti a loro assegnati. Ma il ritmo di attuazione in Sicilia rimane inferiore alla media nazionale.

I fondi PNRR in Sicilia sono suddivisi in diversi settori strategici. Il 35% è destinato alla transizione ecologica per investimenti per lo sviluppo sostenibile, energie rinnovabili e miglioramento ambientale: temi sui quali sta spingendo la Regione attraverso il Dipartimento dell’Energia diretto da Calogero Burgio.

Poi spazio alle infrastrutture, con il 31% del totale destinato progetti di ammodernamento e potenziamento di strade, ponti, ferrovie e porti. Del 15% ciascuno il finanziamento per digitalizzazione e inclusione sociale. Nel primo caso i fondi sono destinati allo sviluppo tecnologico e all’implementazione di sistemi digitali per la pubblica amministrazione e le imprese.

Per l’inclusione sociale gli interventi sono volti al miglioramento delle condizioni di vita delle fasce più deboli della popolazione. Infine un ulteriore 4% riguarda la sanità, con il potenziamento delle strutture ospedaliere e dei servizi sanitari territoriali.

Anche analizzando la ripartizione dei progetti a livello provinciale, emerge una disomogeneità nella distribuzione delle risorse: Palermo (4.466 progetti) e Catania (4.255) mangiano la maggior parte delle risorse destinate alla Sicilia. Subito dietro Messina (3.530), Agrigento (1.805) e Trapani (1.729). Decisamente più staccate Siracusa (1.461), Ragusa (1.372) e Caltanissetta (1.120). A chiudere la classifica Enna (960).

Alle singole province sono poi destinati i fondi per la realizzazione di questi progetti. È Catania la provincia che assorbe la fetta maggiore dei finanziamenti: 4,3 miliardi di euro. Alla Città metropolitana di Palermo vanno invece 3,3 miliardi di euro di risorse complessive (previsti anche 23 progetti provinciali).

Di poco inferiori ai 2 miliardi di euro i fondi previsti per la Città metropolitana di Messina. Seguono Trapani (1,4), Siracusa (1,3), Agrigento (1,2), Ragusa ed Enna con poco meno di 900 milioni. A chiudere la provincia di Caltanissetta con circa 444 milioni.

Ma quante risorse sono state spese?

Per risalire a questo dato, è necessario entrare all’interno dei singoli progetti realizzati o in fase di realizzazione nell’Isola. Da lì, si risale fino ai soggetti attuatori. Qui il mare è vasto e i capitoli di spesa ancora fermi allo 0% sono quelli più diffusi. Basti pensare che, solo prendendo in considerazione i 22 progetti di cui RFI risulta soggetto attuatore in Sicilia, nessuno di questi presenta una percentuale di pagamento al 100%.         

Tra i progetti in “fase avanzata”, quello riguardante le “LINEE DEL COMPARTIMENTO DI Palermo*TERRITORIO MULTIREGIONALE*MANUTENZIONE STRAORDINARIA ALL’INFRASTRUTTURA FISICA”, per un importo totale di poco meno di 42 milioni di euro, pagati al 66,42%. A risaltare anche il 91,78% per “LINEE DEL COMPARTIMENTO DI PALERMO*TERRITORIO MULTIREGIONALE*Upgrading e miglioramento per la sicurezza dell’infrastruttura”, ancora nel capoluogo di regione ma per un importo più esiguo: circa 15 milioni e mezzo di euro.

Più in generale, ben 15 dei 22 progetti solo RFI risultano ancora a un avanzamento dei pagamenti pari allo 0% o con percentuali al di sotto del 5%. Tradotto: considerando i tempi stringenti entro i quali le somme dovrebbero essere spese, il rischio concreto è quello di ritrovarsi a dover restituire tutti i finanziamenti ricevuti o, peggio, con opere cominciate e mai terminate.

Un tema che abbiamo approfondito spesso sul Quotidiano di Sicilia a proposito delle incompiute nella regione. E non un caso che, per la macro area infrastrutture, la percentuale regionale di spesa si attesti ad appena il 5% dei circa 8 miliardi di euro previsti.

Ritardi e opportunità perse

Il rallentamento nella spesa dei fondi PNRR in Sicilia può essere attribuito a diversi fattori, tra cui la complessità burocratica, la scarsa capacità di progettazione degli enti locali e il mancato coordinamento tra le istituzioni. La difficoltà nell’ottenere autorizzazioni e nell’affidare i lavori ha inciso negativamente sulla tempistica di attuazione.

La Sicilia ha un’opportunità unica di rilancio grazie ai fondi PNRR, ma il ritardo nell’attuazione dei progetti rappresenta una sfida che richiede un intervento deciso e coordinato. La trasparenza nella gestione delle risorse, il potenziamento delle competenze tecniche dei Comuni e un’accelerazione dei processi autorizzativi sono elementi chiave per evitare che questa occasione si trasformi in un’ulteriore occasione mancata per lo sviluppo dell’Isola.

Le rassicurazioni della politica

Sui 194,4 milioni di euro del Recovery fund che spettano all’Italia, finora ne “abbiamo ottenuti 122,3, pari al 63% della dotazione complessiva, e di questi è stato speso il 52%”. Parola di Tommaso Foti, ministro per gli Affari europei e il PNRR.

Per rispettare gli impegni assunti con Bruxelles e spendere ogni centesimo dei 194,4 miliardi di euro entro il prossimo 30 giugno 2026, l’Italia dovrebbe mettere a terra ben 251 milioni al giorno, pari a 7,5 miliardi di euro al mese.

Il numero uno del dicastero è intervenuto in aula alla Camera lo scorso 17 marzo al termine della discussione generale sulle mozioni di Azione e del Movimento 5 stelle riguardanti il monitoraggio e lo stato di attuazione del PNRR. Per fare un confronto con la vicina Spagna, dei 163 miliardi assegnati a oggi ne sono stati richiesti 48 (il 30%), “cioè la Spagna ha richiesto meno di quanto l’Italia a oggi ha speso”, ha aggiunto Foti.

Il ministro non esclude neppure una eventuale riprogrammazione dei fondi, questo perché risulta una quota del 5% dei progetti “che o non sono partiti o non si riescono a monitorare”. Per questo si sta “premendo sugli enti attuatori che sono parecchi, diversi, in un piano così complesso, perché vi sia un’accelerazione sotto il profilo dei lavori e della spesa”.