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Pnrr, spendere tutto ma 123 mld da rendere

No all’assalto alla diligenza

In queste ultime settimane quotidiani e televisioni sono pieni della questione Pnrr. La rata di agosto di 19 miliardi con meno 500 milioni; la successiva rata di dicembre che dovrebbe essere incassata per intero; dove destinare le risorse che arrivano dall’Europa; lo spostamento di centinaia di obiettivi originali in nuovi obiettivi; e via enumerando.
Come è noto, il finanziamento di circa 191 miliardi sul Piano non è a fondo perduto, bensì ripartito tra circa 77 miliardi non rimborsabili e 123 miliardi che costituiscono un debito da restituire. Cosicché la corsa alla spesa non dice ai cittadini che il nostro Paese si sta indebitando per una cifra cospicua che dovrà essere restituita all’Unione in circa vent’anni. Quindi, il nostro bilancio verrà onerato di rate di debito e di interessi.
Dunque, la situazione non è come la si prospetta: “spendere tutto e spendere bene”, ma stabilire come restituire il finanziamento ricevuto in prestito.

Il compito più arduo per il ministro competente, Raffaele Fitto, è quello di ricevere i progetti finanziabili dalle società pubbliche, dagli Enti statali, regionali e locali, perché non tutti sono attrezzati – da un punto di vista burocratico e tecnico – per formulare progetti cantierabili.
L’opinione pubblica sa benissimo che le Amministrazioni di tutti i livelli non sono gestite da persone altamente qualificate, in quanto fra esse la maggior parte è entrata senza concorso, senza selezione e senza formazione. Inoltre, nella Pubblica amministrazione italiana, a qualunque livello, non vi è il metodo della formazione continua, come in Francia, per cui si forma un solco sempre più profondo tra la tecnologia (soprattutto digitale) che avanza e le persone che dovrebbero adoperarla, ma non sanno farlo.
Il solco diventa sempre più profondo con la conseguenza che la digitalizzazione del sistema Italia stenta sempre di più e di conseguenza l’arretratezza aumenta sempre di più.
La questione in rassegna è di fondo. Accade perché il ceto istituzionale è formato da soggetti che provengono da quello politico senza aver acquisito le necessarie competenze sia dal punto di vista legislativo, che burocratico.
Fra le opere principali già in corso di esecuzione vi sono quelle riguardanti le infrastrutture ferroviarie e, solo parzialmente, autostradali e stradali.
Vi è un enorme gap in questo versante tra Nord e Sud. Quest’ultimo non è competitivo a livello nazionale ed europeo proprio perché il tasso infrastrutturale è un terzo di quello del Nord Italia.
Si condivide lo sforzo di questo Governo e del ministro Fitto di destinare molta parte del finanziamento Pnrr alle infrastrutture meridionali. Fra queste, ricordiamo la linea a bassa velocità ferroviaria Palermo-Catania-Messina; quella ad alta velocità Salerno-Reggio Calabria e il Ponte che unisce i due segmenti. Sull’Adriatico, la linea ad alta velocità che, forse nel prossimo decennio, arriverà a Bari; il raddoppio della linea a binario unico della Statale 106 da Bari a Reggio Calabria.
Ma nel Sud occorrono strade statali a quattro corsie, soprattutto nelle due Isole maggiori.


Vi è poi la questione delle urgenti riparazioni idrogeologiche del territorio. Ci auguriamo che il ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, si faccia inviare, anche coattivamente, le relative mappe dai presidenti delle Regioni, ricordandosi che, a suo tempo, non fece compilare quella siciliana.
Vi è ancora la questione irrisolta della costruzione di opportuni argini in tutti i fiumi del Paese, per evitare le terribili esondazioni che hanno fatto miliardi di danni.
Il territorio va protetto e mantenuto in ottime condizioni prima, non quando i disastri si verificano. è proprio quest’attività di prevenzione che non è stata attuata dai Governi precedenti con i risultati accaduti negli ultimi mesi.
Risorse finanziarie del Pnrr da spendere e certificare entro il 2026, pena la perdita. Ma la bontà delle scelte del ministro Fitto e di tutto il Governo sarà verificata a posteriori, in relazione ai risultati raggiunti. Solo questi misurano il merito. Il resto sono chiacchiere da barbiere.