“Fa parte del gioco”. Maria Grazia Leone, segretaria provinciale del Partito democratico commenta a caldo i lavori dell’infuocata assemblea regionale di lunedì scorso che ha visto le diverse anime del partito in conflitto da tempo, scontrarsi apertamente. “Siamo abituati a confrontarci anche con toni accesi perché siamo un partito – dice. Non ci può mai essere “lesa maestà” nella critica, dobbiamo potere stare su posizioni diverse senza correre il rischio della delegittimazione. La “tentazione” alla delegittimazione dell’interlocutore è ciò che ho meno apprezzato”.
“Barbagallo ha dato disponibilità al partito”
Al netto del confronto politico, necessario all’interno come fuori dai partiti, lo scontro si è di fatto consumato. Tra gli argomenti caldi, le primarie, parte dell’identità del partito sin dalla sua fondazione, ma che non ci saranno per la scelta del nuovo segretario, come stabilito dai lavori che hanno accolto la linea dell’attuale segretario regionale Anthony Barbagallo. “Il problema in Sicilia non sono le primarie e proporle come panacea di tutti i mali, pensando che basti invocarle per concretizzare il modello Schlein, non credo funzioni. Per metterlo in atto quel modello serve coraggio, serve sostegno, serietà e radicalità nelle scelte e nei metodi con cui scegliamo oggi di essere opposizione a queste destre” – afferma la segretaria del Pd etneo. Che sulla possibile ricandidatura di Barbagallo precisa: “non ha mai annunciato di essere ricandidato. Ha dato la propria disponibilità al partito. Ma se scegliesse di ricandidarsi non sarebbe nient’affatto strano. La strada è lunga e le cose da fare e da migliorare infinite”.
“Destra si divide dopo aver vinto: noi prima, è il nostro tallone d’Achille”
Intanto però bisogna fare politica, fare opposizione anche se spuntata, dati i numeri risicati dei democratici a Palermo come a Catania che non permettono certo un forte contrasto alle maggioranze, al contrario, molto numerose a tutti i livelli di governo. Un quadro difficile non certo agevolato dalle liti e dalle divisioni. “Noi del Pd siamo sempre professionisti dell’autocritica, almeno questo riconoscetecelo – sottolinea Leone. Dico una cosa sola: la destra si divide dopo avere vinto. Noi ci dividiamo prima. A tutti i livelli. Credo sia questo il nostro sempiterno tallone d’Achille. Se utilizzassimo, con la destra, il livore che usiamo gli uni contro gli altri, a tutti i livelli, saremmo già forza di governo. Aggiungo l’autoironia all’autocritica, che fa sempre bene”. Mariagrazia Leone interviene poi su Catania, dove il Pd conta appena 3 consiglieri comunali. “In una città con una maggioranza bulgara come quella catanese – dice ancora – le aspettative sui nostri 3 consiglieri comunali sono enormi. Ci si aspetterebbero miracoli, ma dobbiamo fare i conti con la realtà e con la forza bruta dei numeri. Stanno lavorando bene, grandi margini di miglioramento, ma stanno facendo il possibile”.
“Servono risposte concrete ai problemi quotidiani delle persone”
Per il futuro però occorre lavorare. Lo sa bene la segretaria provinciale del Pd che infatti, alla domanda sui nomi di possibili candidati che possano cambiare gli equilibri fuori e dentro il Palazzo al prossimo appuntamento elettorale, taglia corto. “Servono risposte concrete e proposte sulle questioni che affliggono quotidianamente la vita delle persone – tuona: del barista che lavora in nero, del proprietario del bar che non regge più l’affitto, di chi aspetta da 6 mesi una visita che a pagamento può prenotare già domani, di chi ha bisogno dell’auto per andare a lavorare (in una provincia e in una regione completamente priva di mezzi pubblici) e si vede applicare tassi di interesse, per un prestito, al limite dell’usura. Il blocco di potere si può vincere – prosegue – ma solo se riusciamo a restituire credibilità alla politica, con l’esempio, non solo timbrando il cartellino dei riti pubblici”.
La questione tesseramento a Catania
Leone interviene infine sulla questione del tesseramento a Catania, oggetto di recenti polemiche. “Ho appreso in assemblea, dalle parole di un deputato, che ci sarebbe un tesseramento “strano” a Catania – conferma. Ricordo a lui e a tutti che 4 anni fa, all’ultimo congresso, a Catania c’erano più di 4.000 tesserati. Oggi siamo a circa 3.000 tessere, tutte con bonifici tracciati. Senza contante. I dati sono chiari e trasparenti. Si formulino accuse precise e circostanziate e si ricorra agli organismi di garanzia se serve, se si ritiene opportuno, senza inciampare nell’allusione. Il rischio è quello di schizzare veleni su un’intera comunità politica. E le ombre e i veleni non servono a nessuno. Stiamo andando verso il congresso – conclude – non solo a livello regionale, ma anche a livello provinciale e per tutti i circoli. Io stessa sto concludendo il mio mandato. Finito questo si affronterà il resto, ma più che dei candidati mi preoccuperei di costruire programmi e alleanze diametralmente alternative a questo blocco di potere”.
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