L’altro giorno i sospiri del comitato tecnico hanno prodotto ben 68 osservazioni al progetto definitivo, e non esecutivo, del Ponte sullo Stretto. Non è una bocciatura, ma un ostacolo rilevante, soprattutto la richiesta sugli studi sismici e ventosi. Ci vorrà tempo e complessità per affrontare questi studi.
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Tutto questo ovviamente produce due effetti. Il primo è che, come annunciato dal ministro Salvini, quest’estate i cantieri non iniziano. La seconda è che i soldi iniziali, provenienti dal fondo di coesione di Sicilia e Calabria, non verranno spesi.
Se i lavori, presumibilmente, forse inizieranno nel 2025, i fondi per il 2024 potrebbero essere spesi per altre opere, più piccole ma urgenti, soprattutto sulla viabilità, in particolare in Sicilia. Il rischio è che rimangano nel cassetto e finiscano nel calderone delle esigenze di finanza pubblica nazionale, come spesso avviene. E non è un somma di poco conto, supera abbondantemente il miliardo.
La Regione siciliana dovrebbe essere molto attenta a queste dinamiche, ed entrare in partita immediatamente, peraltro Schifani non era così d’accordo nell’investire esclusivamente i soldi siciliani per l’inizio del cantiere. Potrebbe incontrare Salvini per recuperare concretezza, e non solo ideologia elettorale, alla spesa dei nostri fondi.
Il dato di fondo è che il Ponte sullo Stretto, alle strette, rimane un Ponte dei sospiri.