Luoghi che altrove sarebbero valorizzati, promossi, raccontati e visitasti. Ma che a Catania non tutti conoscono e riconoscono, privi di segnaletica e opèere di valorizzazione. Eppure, proprio a due passi dalla città etnea, nel ponte che attravera il fiume pi ù lungo dell’isola, si combattè una delle battaglie più sanguinose – e importanti – della Seconda guerra mondiale.
La battaglia del Ponte Primosole, nota come “Operazione Fustian”, vide contrapposte le forze militari italo-tedesche e quelle della British Army: lì sul Simeto si combattè una delle più sanguinose ma cruciali di quell’operazione Husky che diede il via alla liberazione dell’Italia dal nazifascismo.
L’area è ricca ancora di testimonianze storiche – sebbene molte altre siano andate distrutte anche in epoca recente: motivo per cui, il consigliere del primo municipio, Francesco Valenti, ha deposityato una richiesta formale per realizzare un itinerario, mappare i luoghi e renderli fruibili. Un modo anche per tutelarli e valorizzarli in chiave turistica. D’altronde, è a Catania che si trova un altro dei luoghi simbolo dell’operazione Husky, il museo dello sbarco, tra i più importanti in Europa.
“Non tutti i catanesi sanno che la zona dell’Oasi del Simeto, dopo lo Sbarco in Sicilia nel luglio del 43′, fu teatro dell’evento bellico denominato “Operazione Fustian” che vide contrapposte le forze militari italo-tedesche e quelle della British Army – afferma Valenti. Proprio il tentativo di conquista inglese del Ponte Primosole, tra il 13 e il 16 luglio, diede vita ad una delle battaglie più sanguinose del secondo conflitto mondiale. Tutt’oggi sul nostro territorio sono visibili i luoghi e i monumenti che raccontano questa importante pagina di storia che non possiamo dimenticare.
Sul territorio, come riporta la richiesta del consigliere, “sono presenti il “Commonwelth war Cemetery” e il “Cimitero militare gfermanico”, che custodiscono le spoglie di 2.135 soldati britannici e 4.561 soldati tedeschi”, molti dei quali morirono proprio in occasione della grande battaglia. E poi ancora bunker, punti di osservazione, rifugi antiaerei e tanto altro. Che sarebbe ancora di più se gli interventi di tutela fossero partiti prima.