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Ponte, la Stretto di Messina rassicura al QdS: “Su Contesse impatti ridotti”

Ponte, la Stretto di Messina rassicura al QdS: “Su Contesse impatti ridotti”

La società Stretto di Messina al QdS: “RFI si è impegnata a sviluppare uno studio di ottimizzazione progettuale per ridurre gli impatti sul quartiere di Contesse”

Il capitolo degli espropri nella zona di Contesse e quello delle opere compensative per Sicilia e Calabria. La missione romana del sindaco Federico Basile e l’incontro con il vicepremier Matteo Salvini. L’invio della delibera del Cipess per l’analisi della Corte dei conti, che dovrà avvenire entro metà novembre. Ma anche il capitolo penali e la data dell’eventuale avvio dei cantieri per la realizzazione del ponte sullo Stretto.

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I lavori “tra settembre e ottobre”

Sono stati giorni molto intensi sul fronte della costruzione del collegamento stabile tra Sicilia e Calabria. Ma proviamo a mettere ordine, anche attraverso le dichiarazioni in esclusiva rilasciate al Quotidiano di Sicilia da parte della società Stretto di Messina.

Domenica scorsa, durante il forum di Cernobbio, Matteo Salvini ha fissato una nuova data per l’avvio dei cantieri del ponte, stimando si possa partire “tra settembre e ottobre”. Tesi già supportata dal vicepremier in visita a Messina lo scorso agosto per festeggiare con gli esponenti locali della Lega il successo dell’ok del Cipess alla realizzazione dell’opera.

Ma la realtà procedurale e le scadenze tecniche raccontano di tempistiche più dilatate per ragioni burocratiche. Di mezzo, infatti, ci sono ancora passaggi amministrativi non conclusi. Il nodo formale è noto: dopo l’ok del Cipess — arrivato all’inizio di agosto — il progetto definitivo deve passare al controllo della Corte dei conti. Questa verificherà la legittimità della delibera e la sua conformità alle norme. Tradotto: se sussista o meno la copertura finanziaria per il ponte.

Solo dopo questo controllo il progetto potrà essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale e aprire la strada alle gare e al capitolo espropri, come raccontato nelle scorse settimane proprio dal QdS. Si tratta di un controllo formale, ma indispensabile: senza la certificazione non si può materialmente cominciare. Tempo previsto per l’analisi: sessanta giorni.

A confermare una tempistica più prudente è la società che cura il progetto, la Stretto di Messina, e il suo amministratore delegato Pietro Ciucci. In un’intervista rilasciata nei giorni scorsi, Ciucci ha illustrato un cronoprogramma articolato in tre fasi: prima le opere di collegamento a terra (strade e ferrovia), poi le gallerie, gli svincoli e le nuove stazioni, infine il ponte vero e proprio.

Le tempistiche

Per la Stretto di Messina i cantieri delle opere a terra dovrebbero aprire rispettivamente a maggio 2026; a settembre 2026 (capitolo gallerie e opere connesse); e a marzo 2027 per il ponte vero e proprio, in tempo per la prossima tornata elettorale. Nonostante il ritardo di oltre un anno rispetto al cronoprogramma annunciato, completamento complessivo dell’opera resta comunque stimato per il 2032.

Nei comunicati ufficiali diffusi dal ministero si parla invece di un avvio “entro la fine del 2025” per le opere anticipate, quelle richieste a gran voce dal sindaco di Messina, Federico Basile, al vicepremier Salvini anche nella tappa romana di martedì. Primo cittadino peloritano che, seguendo Cateno De Luca, ha compiuto una doppia giravolta rispetto all’ok al progetto: da primo contrario a tacito assenso sull’opera. Tema che sta creando non pochi grattacapi politici in città.

Ma torniamo alle opere compensative, quelle che comprendono la realizzazione di piste, la predisposizione dei campi base, bonifiche da ordigni bellici e la risoluzione delle interferenze con i sottoservizi. In questo capitolo, Basile ha chiesto attenzione per la rete idrica cittadina e per quella stradale, che rischia di essere martoriata dal passaggio dei camion per le principali arterie. Le attività propedeutiche previste dureranno 575 giorni, un arco temporale che sposta ancora in avanti il momento in cui si vedranno le prime lavorazioni strutturali del ponte.

Gli espropri e il comitato Salva Contesse

Sul territorio la popolazione comincia a percepire ansia per la prospettiva degli espropri e delle opere di cantiere, che modificheranno il paesaggio e la vita quotidiana di molte comunità. È questo il vulnus alla base della nascita del comitato Salva Contesse.

Proprio nell’area a sud della città saranno abbattute una dozzina di palazzine con lotti non inseriti in precedenza nel piano espropri presentato nell’aprile dello scorso anno. Il comitato ha dato vita a una raccolta firme (oltre 1500 quelle raggiunte in pochi giorni, ndr) presentata al vicepremier Salvini a inizio settimana per chiedere di modificare l’attuale tracciato previsto dalla Stretto di Messina nell’area di esproprio.

Tema curioso: a capo dell’iniziativa c’è il consigliere comunale di Sud chiama Nord Raffaele Rinaldo. L’unico membro della maggioranza deluchiana ad aver sollevato perplessità negli ultimi mesi rispetto ai problemi che vivranno i cittadini peloritani tra capitolo espropri, aree asservite e massiccia presenza di scavi e materiali di risulta già presenti all’interno del deposito RFI di Contesse e provenienti dai cantieri per il raddoppio ferroviario della Messina – Catania.

La società Stretto di Messina al QdS: “RFI si è impegnata a sviluppare uno studio per ridurre gli impatti a Contesse”

Su Contesse, a proposito di via del Carmine e di via Stagno, è intervenuta al QdS proprio la Stretto di Messina. “Nel corso della riunione al Mit del 9 settembre scorso, tra Comune di Messina, RFI e Stretto di Messina, per il progetto di collegamento dei raccordi ferroviari del ponte alla linea esistente, sono state illustrate le opzioni tecniche che hanno portato all’individuazione dell’attuale soluzione ‘Contesse’ rispetto alle soluzioni precedenti. RFI si è impegnata a sviluppare uno studio di ottimizzazione progettuale per ridurre gli impatti sul quartiere di Contesse, che sarà presentato a breve”, spiega SdM.

Tradotto: il progetto potrà essere ottimizzato per limitare gli impatti sul quartiere, ma gli espropri saranno comunque realizzati nell’area. Di fatto, il cantiere non potrà essere eliminato. Confermati dunque i cinquanta espropri previsti dal progetto nella zona sud della città e funzionali al collegamento ferroviario voluto da RFI. Non l’ha presa bene lo stesso Rinaldo, che si è detto “perplesso per le dichiarazioni di RFI” e insiste su quella che è stata non una scelta tecnica “ma politica”.

Altro tema delicato resta quello delle penali alle quali potrà essere sottoposto lo Stato in caso di mancata realizzazione del ponte. Penali che saranno eventualmente applicabili anche al General Contractor (Consorzio Eurolink il cui capofila è il gruppo WeBuild) e alla stessa società presieduta da Pietro Ciucci.

Il progetto

“Il progetto esecutivo sarà sottoposto alla verifica di ottemperanza e attuazione delle osservazioni presentate. In linea con il dettato del Decreto Legge 35/2023, è stato l’atto aggiuntivo al contratto, caducato per legge nel 2012, per l’affidamento della progettazione definitiva ed esecutiva e della realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina e dei suoi collegamenti stradali e ferroviari”, sottolinea la SdM.

Manca al momento il progetto esecutivo essendo ancora in via di approvazione davanti alla Corte dei conti il progetto definitivo. Ma, nel frattempo, “l’atto aggiuntivo al contratto firmato lo scorso 5 agosto tra la Società Stretto di Messina (Stazione appaltante) e la Società Eurolink S.C.p.A (Contraente generale) prevede che, in caso di blocco dei lavori per responsabilità di Stretto di Messina ovvero nel caso di recesso da parte della Società – spiega SdM – la misura della penale che sarebbe applicata è pari al 5% dei lavori non eseguiti fino ad un massimo dei quattro quinti del valore del contratto”.

Si tratta della metà del valore (10%) previsto dall’art. 123 del Codice Appalti. Per “tutela dell’interesse pubblico, l’atto aggiuntivo prevede penali anche a carico del Contraente generale in caso di inadempimenti contrattuali che possono arrivare a superare ampiamente il milione di euro per ogni giorno di ritardo ed è altresì prevista una cauzione di oltre 650 milioni di euro a garanzia degli impegni del Contraente generale, escudibile in caso di inadempimento”.

Tutto in attesa del parere vincolante della Corte dei conti sul progetto definitivo, sulla conseguente pubblicazione in Gazzetta ufficiale per dare il via alla Stretto di Messina per il capitolo espropri e sulla pronuncia della Commissione ambiente a Bruxelles a proposito dell’ok alla deroga per la direttiva Habitat 2000 nell’area di Capo Peloro.