Il leader pentastellato ieri ha fatto tappa a Messina. La solita scusa per rinviare sviluppo e innovazione
MESSINA – Applausi e selfie. Dopo Palermo anche a Messina bagno di folla per il leader del M5s, Giuseppe Conte, che nella città dello Stretto ha concluso il suo tour elettorale siciliano a sostegno dei candidati del centrosinistra, Franco Miceli (Palermo) e Francesco De Domenico (Messina).
Per Conte il Ponte sullo Stretto non è una infrastrutture urgente
Prima di un incontro alla Camera di Commercio di Messina con rappresentanti degli industriali e sindacati, Conte ha pensato bene di dire ai siciliani che il Ponte sullo Stretto non è una infrastrutture urgente: “Lo dissi già a suo tempo, quando ero Presidente del consiglio, e con il Movimento cinque stelle non abbiamo cambiato idea. Non si può buttare un progetto così nel mucchio. Bisogna prima migliorare la rete infrastrutturale siciliana e poi ci si pone il problema di potenziare e rendere più efficace il collegamento con il continente”.
Ci risiamo. Ci risiamo con il benaltrismo, tattica sfruttata in tante, troppe occasioni dalla politica, a tutti i livelli, per soffocare sul nascere ogni tentativo di innovazione e di sviluppo. “Come voi quotidianamente, anche io ogni volta che vengo in Sicilia vedo strade sconnesse, statali, provinciali, autostrade che sono ancora con singole corsie, lavoriamo per utilizzare i soldi del Pnrr per quello che è necessario poi valutiamo assieme e facciamolo con le comunità locali la soluzione per il collegamento”, aggiunge l’ex premier Conte.
Come se fare il Ponte sullo Stretto di fatto impedisse di aprire contestualmente cantieri sulla nostra martoriata rete infrastrutturale.
Eppure, Conte, da pugliese e da uomo del Sud non avrebbe dovuto avere dubbi sul fatto che il Mezzogiorno sta ancora pagando le conseguenze di una malapolitica che ha scelto di tenerci in condizioni di bisogno anziché indicare una direzione. Ed è per questo che di fronte all’opportunità che ci offre il Ponte, cioè quello di un collegamento stabile e veloce con lo Stivale, sarebbe stato necessario essere più coraggiosi e meno “benaltristi”.