Infrastrutture

Ponte, tra acqua ed eventi sismici: ecco cosa c’è nei 1400 documenti presentati dalla Stretto di Messina

L’approvvigionamento idrico per i cantieri del ponte sullo Stretto tra le principali tematiche affrontate all’interno del faldone da 800 elaborati e 1415 documenti presentato al ministero dell’Ambiente da parte della società Stretto di Messina lo scorso 12 settembre.

La società incaricata della realizzazione dell’opera, in una relazione dettagliata, ha spiegato anche in che modo intende rifornirsi dell’acqua necessaria per i cantieri dislocati da nord sud della città. Il tutto a fronte di una emergenza idrica che continua a riguardare l’Isola e, in modo particolare, soprattutto la provincia peloritana.

Tra i documenti che è possibile rintracciare proprio sul sito del MASE, ci sono quelli relativi alle integrazioni per la “Valutazione delle azioni sismiche transienti nello Stretto di Messina: Fase I” p, ma anche una “Mappatura rose direzione e velocità vento, local. stazioni meteorologiche locali” e le “Carte di sensibilità faunistica”, giusto per citarne alcuni. Poi, appunto, quello relativo all’approvvigionamento idrico.

Ponte, l’acqua arriverà da Messina

Secondo il documento, l’acqua per il ponte arriverà proprio da Messina e dalla sua provincia ionica, smentendo l’ipotesi iniziale della costruzione di impianti di dissalazione, che avrebbero dovuto rimanere a disposizione della città una volta ultimata l’opera. L’azienda ha calcolato un consumo quotidiano di 60 litri al secondo per gli utilizzi di cantiere e altri 7 litri al secondo destinati a uso potabile.

Un fabbisogno che sarà necessario per tutta la durata della costruzione, stimata secondo il progetto definitivo in sette anni dalla posa della prima pietra. La risposta fornita dalla Stretto Spa è stata inviata al ministero in seguito ai numerosi quesiti sollevati durante la valutazione di incidenza ambientale del progetto, tra cui spiccava una domanda specifica sull’approvvigionamento idrico.

Duecentotrentanove i documenti riguardanti l’impatto ambientale che potrebbe avere la realizzazione del ponte sullo Stretto nell’area prescelta dal progetto tra Sicilia e Calabria quelli che erano stati richiesti alla società presieduta da Pietro Ciucci. L’ambito più corposo riguardava le richieste per la Valutazione di impatto ambientale (Via), 155 integrazioni. Altre 66 per la Valutazione di incidenza (Vinca), che verifica le conseguenze di un’opera sui siti Natura 2000, i siti protetti e di interesse dell’Unione Europea. Per il Piano di utilizzo terre (Put), 16 integrazioni, altre due infine per la Verifica di ottemperanza (Vo).

Incartamenti che sono stati presentati in modo puntuale proprio dalla Stretto di Messina, che ha chiarito gli aspetti riguardanti le ricadute ambientali dell’opera. Come detto, uno dei temi più sentiti dalla città e dai detrattori del ponte faceva riferimento all’approvvigionamento idrico per i cantieri che dovrebbero vedere la luce entro la fine del 2025, Commissione VIA – VAS e Cipess permettendo.

Le soluzioni individuate

La relazione presentata indica due soluzioni principali per garantire l’approvvigionamento idrico necessario ai cantieri. La prima opzione prevede la realizzazione di pozzi nella fascia ionica della provincia di Messina. Secondo le stime, tali pozzi potrebbero garantire una portata di 100 litri al secondo, anche se la capacità complessiva potrebbe arrivare fino a 160 litri al secondo. La ricerca idrica sarà fondamentale per stabilire se saranno necessari due o tre campi pozzi, situati nelle località di Fiumara d’Agrò, Pagliara e Savoca.

L’idea di sfruttare queste risorse idriche non è nuova: la realizzazione dei pozzi era già prevista nel piano dell’Ambito Territoriale Idrico (ATI) della provincia di Messina, e sarà integrata all’acquedotto Fiumefreddo. Al termine dei lavori, si prevede che la città di Messina potrà disporre di un surplus idrico di circa 150 litri al secondo.

Impatti sulla rete idrica di Messina e ipotesi scartate

La seconda soluzione prospettata dalla Stretto Spa riguarda un intervento diretto sulla rete idrica cittadina, in particolare nella zona nord e centro-nord di Messina, aree già soggette a notevoli difficoltà di approvvigionamento idrico. Il progetto prevede la realizzazione di una condotta principale di collegamento tra i serbatoi di Tremonti e Torre Faro, con tubature secondarie per alimentare le zone di cantiere. Questa infrastruttura dovrebbe estendersi per circa 11 chilometri lungo la Panoramica dello Stretto, e la sua realizzazione è ritenuta agevole grazie alla bassa intensità di traffico, soprattutto nei mesi invernali.

Durante la fase di studio preliminare erano state prese in considerazione altre due soluzioni: la realizzazione di impianti di dissalazione e l’utilizzo di acqua trattata dal depuratore di Mili. Tuttavia, la Stretto Spa ha ritenuto entrambe queste soluzioni non idonee. Gli impianti di dissalazione avrebbero dovuto essere collocati nelle zone di “Falcata” e “Due Torri”, ma sono stati scartati per questioni di fattibilità e sostenibilità. Anche l’idea di trattare l’acqua depurata per alimentare i cantieri è stata considerata poco praticabile.

Un progetto definitivo che la Città Metropolitana aveva di fatto dichiarato irricevibile lo scorso aprile, sottolineando la necessità di avere un quadro più chiaro in merito all’impatto del ponte sull’ambiente marino, sui corsi d’acqua superficiali, sulle acque sotterranee, in particolare nell’area dei laghi di Ganzirri, all’interno dell’area protetta di Capo Peloro.

I prossimi passaggi

Ulteriori integrazioni vengono poi chieste dal Ministero dell’Ambiente sul consumo del suolo, sugli studi geologici, sui rischi di subsidenza e di dissesto, sugli effetti del Ponte sulle attività agricole, sul rumore a terra e sottacqua, sulle vibrazioni e i campi elettromagnetici. Elevati sono i rischi per la biodiversità, la flora e la fauna, il paesaggio e la salute pubblica

Tutti aspetti trattati proprio dalla Stretto di Messina nei 1415 i documenti per la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (Legge Obiettivo 443/2001) del progetto del ponte sullo Stretto di Messina pubblicati domenica sul sito del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. Sono soltanto trenta i giorni per poter ribattere con eventuali controdeduzioni. La parola, adesso, passa ai tecnici del MASE.

Nel caso di un riscontro positivo, sarà poi la volta del CIPESS, l’organismo interministeriale chiamato in questo caso valutare la strategicità del ponte. Progetto sul quale non ha dubbi l’Europa, che negli scorsi mesi ha approvato le misure per terminare i principali progetti transeuropei di trasporto: tra questi, proprio il collegamento stabile tra Sicilia e Calabria.