Un dissalatore per far fronte all’emergenza idrica che in futuro potrebbe di nuovo ripetersi in riva allo Stretto. Questo il progetto che la Stretto di Messina propone di poter realizzare in città per evitare di pesare sull’attuale fabbisogno idrico di cui necessità la provincia peloritana e al tempo stesso realizzare l’atteso ponte.
A dichiararlo in anteprima al Quotidiano di Sicilia proprio la società presieduta da Pietro Ciucci, che spiega come si stia pensando alla realizzazione dell’infrastruttura che, a ponte ultimato, resterebbe in dote alla città.
Un processo, quello per la realizzazione del ponte, che vivrà di ulteriori passaggi a partire dal prossimo mese: “Entro il 12 settembre, Stretto di Messina provvederà ad inviare le integrazioni richieste alle commissioni Via-Vas del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica – spiega la società – Come più volte evidenziato, per l’approvvigionamento idrico dei cantieri del ponte sullo Stretto non saranno pregiudicate in alcun modo le forniture delle Città di Messina e Villa San Giovanni”.
L’emergenza idrica che sta colpendo la Sicilia era già stata preventivamente inserita nei piani di calcolo del progetto. “Nell’attuale fase di aggiornamento del progetto definitivo – aggiunge ancora la Stretto – il progettista ha valutato uno specifico piano per la sostenibilità idrica dei cantieri. Saranno previsti infatti sistemi di recupero delle acque meteoriche mediante vasche e serbatoi di accumulo interrati o seminterrati per poi essere riutilizzate sia nei cicli di lavorazione nei cantieri che per uso igienico”.
A non essere troppo convinti sono i Comitati no ponte, che nel frattempo hanno preannunciato una manifestazione che partirà alle 18:30 di sabato pomeriggio da piazza Cairoli: ”Se prima avevamo l’acqua fino alle 11 di mattina, adesso non ci possiamo permettere più neanche quella – spiegano -. E i responsabili sono gli stessi che adesso vogliono spendere 14 miliardi di euro per fare il ponte sullo Stretto”.
Da oltre un mese Messina è infatti avvolta nella morsa della sete, al pari di tutta la Sicilia. La città chiede un miglioramento dell’approvvigionamento idrico in riva allo Stretto e nella provincia, ma proprio l’amministrazione ha già avviato i lavori grazie a 20 milioni di euro provenienti dal PNRR per la sostituzione di oltre 150 chilometri di tubazioni vetuste di oltre quarant’anni da nord a sud di Messina.
In più, nel corso dell’ultimo anno, AMAM e amministrazione Basile hanno lavorato per aumentare il flusso che da Fiumefreddo porta l’acqua in città, con la conclusione dei lavori nella scorsa primavera. Un passaggio per diminuire le perdite, che a Messina superano il 50%, ma anche per consentire l’approvvigionamento idrico h24 entro l’estate del 2026, quando terminerà il mandato del sindaco Basile. Una data che, a causa dei cambiamenti climatici in atto, resta però sub iudice.
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Quella di Fiumefreddo è attualmente la principale fonte di approvvigionamento idrico per Messina assieme alla Santissima e ad altre fonti minori. In parallelo, si sta procedendo a interventi a Montesanto per il completamento di cisterne che consentiranno una maggiore presenza di acqua in città. Un nuovo guasto all’acquedotto, però, insieme allo scarso afflusso già presente, ha portato a una nuova riduzione di acqua nelle case dei messinesi. Da lunedì scorso, poi, anche a un’erogazione a giorni alterni in base alle zone di rifornimento. Per tutto il resto, ci sono le autobotti. Sicilia. Italia. Anno 2024.
A pensare a un intervento risolutore proprio i tecnici della Stretto di Messina. I lavori per il ponte, che nei piani del Mit interesseranno la città per almeno 8 anni, saranno realizzati “nell’ottica di rendere indipendenti gli approvvigionamenti di cantiere senza gravare sulla rete urbana”, per questo “si sta valutando la realizzazione di nuovi pozzi e la possibile costruzione di un dissalatore delle acque marine, da cedere ai Comuni al termine dei lavori. Il progettista sta inoltre aggiornando le valutazioni di carattere idrologico a partire dall’adeguamento dei parametri pluviometrici, sulla base dei dati più recenti disponibili sugli annali idrologici della Regione Calabria e della Regione Sicilia”.
Quella del dissalatore è una soluzione funzionale al territorio e chiesta a gran voce anche da amministrazione comunale e cittadini nella provincia di Agrigento.
“Sarebbe una soluzione importante per Messina – spiegano ai microfoni del QdS abitanti della zona di Contesse, una di quelle maggiormente interessate dal piano espropri e dai cantieri del ponte – più che altro perché dovrebbe consentirci di non avere più il problema dei rubinetti a secco che viviamo ogni estate”.
Per la società presieduta da Pietro Ciucci, in ottica progetto definitivo e progetto esecutivo, il tema idrico non è di secondo piano: “Gli aggiornamenti in corso consentiranno di verificare ulteriori eventuali interferenze con i corsi d’acqua, dimensionandone correttamente gli interventi di sistemazione, in modo tale da poter valutare i conseguenti impatti sulle acque superficiali tenendo in conto anche gli effetti dei cambiamenti climatici. La relazione idrogeologica del progetto definitivo, nella sua accuratezza, analizza anche le possibili interazioni tra le opere di progetto e le acque sotterranee”.