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Ponte sullo Stretto, ora o mai più: un’opera cruciale per il Meridione

Ponte sullo Stretto, ora o mai più: un’opera cruciale per il Meridione
ponte sullo stretto di Messina

Dai vantaggi ambientali fino a quelli su turismo ed economia. Ecco i motivi per dire sì

Avendo, da oltre trent’anni, approfondito il tema del Ponte sullo Stretto, in particolare durante il mio mandato di Vicepresidente di Confindustria con delega per le regioni del Sud, vorrei intervenire con alcune riflessioni sul tema, evitando le strumentalizzazioni politiche che stanno inquinando pesantemente il dibattito. Infatti, da quando il governo Meloni ha rilanciato il progetto del Ponte sullo stretto, già approvato dal governo Berlusconi nel 2006 e poi bloccato dal governo Monti nel 2011, politici e commentatori contrari hanno cominciato a “sparare” su di esso a palle incatenate con argomentazioni superficiali, demagogiche e spesso in perfetta malafede, con l’unico scopo di opporsi in modo pregiudiziale ad una iniziativa del governo.

Ciò impedisce che l’opinione pubblica venga informata in modo concreto su tutti i dati tecnici, economici e finanziari necessari a valutare in modo obiettivo e approfondito questa straordinaria infrastruttura. Innanzitutto stabiliamo l’entità dei flussi che attraversano lo Stretto ogni anno: 100.000 corse di traghetti, 12 milioni di passeggeri, 1.800.000 veicoli leggeri e 800.000 veicoli pesanti, 60.000 carri ferroviari e 6 milioni di tonnellate di merci. Nel periodo estivo, in corrispondenza dei massicci spostamenti turistici da e verso la Sicilia, tali flussi si incrementano fino al 300% e di conseguenza si dilatano anche le attese ai traghetti. Quali sono i principali vantaggi della realizzazione del Ponte?

1. Riduzione tempi di percorrenza

Riduzione dei tempi medi di percorrenza dalla Sicilia alle principali città italiane ed europee, di 90/120 minuti per i veicoli gommati e di tre ore per il traffico ferroviario.

2. Possibilità di realizzare un hub portuale e logistico

Possibilità di realizzare un hub portuale e logistico, che potrebbe attrarre enormi quantità di merci. Oggi gran parte delle merci provenienti dall’Asia transita per il canale di Suez per poi raggiungere via mare i grandi porti del nord Europa (Rotterdam, Anversa, Amburgo). In futuro tali merci potrebbero essere scaricate in porti siciliani o calabresi e poi rapidamente caricate sui treni verso il resto d’Europa. Grazie al Ponte questa rotta sarebbe più veloce ed economica, non dovendo più circumnavigare l’Europa e riducendo così i tempi di consegna. Non a caso il Ponte è stato progettato per consentire il passaggio di due treni merci da 750 metri per ogni binario, dimostrando la vocazione dell’infrastruttura al traffico pesante.

3. Volano di sviluppo per l’agricoltura, l’industria, il commercio

L’aumento del traffico passeggeri e merci creerebbe un effetto a catena positivo, diretto per Sicilia e Calabria e indiretto per tutto il Paese. Inoltre, per sfruttare appieno le opportunità date dalla realizzazione del Ponte saranno necessari ingenti investimenti in infrastrutture portuali e ferroviarie, stimati complessivamente a circa 70 miliardi di euro. Tali investimenti, insieme ad un hub logistico efficiente, attrarrebbero molte nuove imprese, generando maggiore occupazione e incentivando lo sviluppo di servizi correlati, come la manutenzione e la distribuzione. Le analisi di massima indicano un impatto positivo superiore all’1% annuo sul Pil della Sicilia e di circa il 2% sul Pil della Calabria.

4. L’asse europeo Ten – T1 scandinavo-mediterraneo

Il Ponte è un elemento essenziale per la realizzazione dell’asse europeo Ten–T1 scandinavo-mediterraneo. Questo grande progetto, promosso dall’Unione europea, ha l’obiettivo di rendere più rapidi ed efficienti i trasporti di passeggeri e merci tra i paesi del Nord e del Sud Europa. Solo attraverso il Ponte l’Italia si allineerebbe pienamente a questo programma, migliorando l’integrazione della rete ferroviaria e stradale tra l’Europa continentale e la Sicilia.

5. Nuova occupazione

La realizzazione del ponte e delle opere complementari, secondo uno studio di PriceWaterhouse e Università Bocconi, creerà 15.000 posti di lavoro per tutta la durata di costruzione dell’opera. Se poi si considera tutta la filiera dei materiali e delle attrezzature si arriva a circa 100.000 posti di lavoro (sono previsti 300.000 tonnellate di acciaio e 600.000 m3 di calcestruzzo).

6. Miglioramento ambientale

Gli attuali traghetti, alimentati a gasolio, sono mezzi ad alto impatto inquinante. Essi emettono ogni anno 140 mila tonnellate di anidride carbonica, 200 tons di ossido di carbonio, 1.300 tons di ossido di azoto, 100 tons. di particolato, 200 tons. di idrocarburi incombusti e 100 tons. di ossido di zolfo. L’eliminazione ovvero la drastica riduzione del loro utilizzo, con l’utilizzo del ponte, porterebbe a un forte risparmio di emissioni nocive, contribuendo così positivamente alla lotta al cambiamento climatico e migliorando il livello di salubrità del territorio.

7. Crescita turistica

Il Ponte e le infrastrutture collegate in Sicilia e Calabria, con la possibilità di attraversare lo stretto in pochi minuti, annullando le defatiganti attese ai traghetti, darebbero certamente un forte impulso ai viaggi turistici nazionali ed internazionali, e ne trarrebbero beneficio tutte le attività commerciali collegate: alberghi, ristoranti, negozi di souvenir e servizi turistici. E il Ponte stesso, per via della sua importanza ingegneristica e architettonica, (con i suoi 3300 mt. sarebbe il più grande ponte del mondo a campata unica), diventerebbe una forte attrazione turistica, come ad esempio il Golden Gate Bridge di San Francisco o il ponte di Akashi Kaikyō in Giappone.

Qui mi piace ricordare un episodio illuminante proprio degli anni di Confindustria. Incontrai l’allora Amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana, l’ingegnere Mauro Moretti, e gli chiesi il motivo per cui l’Alta velocità ferroviaria si era fermata a Napoli, ignorando tutte le altre regioni meridionali. Moretti rispose che la sua azienda non aveva convenienza ad investire nel Sud, perché l’Alta Velocità senza il Ponte non può arrivare in Sicilia, in quanto i treni dell’Alta velocità sono indivisibili, quindi non possono entrare nei traghetti ferroviari. Pertanto, senza il Ponte, la Calabria e la Sicilia erano destinate a non avere mai l’Alta velocità .

È esattamente quello che è avvenuto. E, con buona pace dei tanti “benaltristi di cui l’Italia è ricca, che oggi affermano che invece del Ponte si dovrebbe fare questo e quest’altro e quest’altro ancora, sono passati più di vent’anni e per le infrastrutture siciliane e calabresi non è stato fatto praticamente niente. La verità è che il Ponte rappresenta un vero e proprio “collo di bottiglia” che frena da molti decenni lo sviluppo infrastrutturale delle regioni meridionali.

In quanto poi alla strumentalizzazione politica e mediatica dei proprietari delle abitazioni oggetto degli espropri mi chiedo per quale grande infrastruttura – autostrade, ferrovie, porti, aeroporti etc – non si è posto sempre questo problema. Come in tutti i casi simili, si interverrà con i risarcimenti dovuti per legge, che in questo caso mi risulta saranno particolarmente generosi e molto superiori a quelli dovuti per legge.

Non va poi dimenticato che oggi le tariffe aeree che i siciliani devono sostenere per recarsi nelle principali città italiane sono davvero proibitive (per voli urgenti si può arrivare persino a 1000 euro!) perché le compagnie aeree abusano del fatto di avere un sostanziale monopolio dei trasporti passeggeri. Invece, con i treni ad alta velocità e il ponte si potrebbe arrivare in cinque ore da Catania a Roma e in otto ore da Catania a Milano e accadrebbe certamente quello che è già avvenuto con la tratta Milano – Roma, in cui gran parte degli utenti si sono spostati verso il treno e le tariffe aeree sono crollate!

Infine una riflessione: se gli americani, i portoghesi e i turchi avessero avuto degli oppositori preconcetti e faziosi come i nostri, non potrebbero ammirare il ponte di Brooklyn (in esercizio dal 1883), quello di Lisbona (operativo dal 1966) e quello sul Bosforo (inaugurato nel 1973). Provate a chiedere ai cittadini di quei Paesi se non vogliono il ponte!!

Francesco Rosario Averna
Cavaliere del Lavoro