Home » Ponte sullo Stretto, Siracusano (FI): “Chi dice no non vuole bene al Mezzogiorno”

Ponte sullo Stretto, Siracusano (FI): “Chi dice no non vuole bene al Mezzogiorno”

Ponte sullo Stretto, Siracusano (FI): “Chi dice no non vuole bene al Mezzogiorno”

Lo ha detto Matilde Siracusano, sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento e deputata di Forza Italia

Ancora dibattito sul Ponte sullo Stretto di Messina, con l’opera difesa dalla sottosegretaria ai Rapporti col Parlamento e deputata di Forza Italia Matilde Siracusano, che oggi è intervenuta a “Coffee Break” a La7: “Chi dice no non vuole bene al Sud”.

Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI

Siracusano: “Noi siamo convinti che questa volta l’Italia debba scegliere lo sviluppo”

“Il benaltrismo contro il Ponte sullo Stretto è davvero insopportabile, soprattutto quando proviene da esponenti che si definiscono riformisti e moderati. Da decenni sentiamo ripetere che il Ponte non si deve fare perché in Sicilia e in Calabria mancano strade, autostrade e linee ferroviarie. Ma la verità è che, nonostante il Ponte non sia stato ancora realizzato, quelle infrastrutture continuano a mancare”. Lo ha detto Matilde Siracusano, sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento e deputata di Forza Italia.

“Al contrario, una grande opera come il Ponte sullo Stretto di Messina sarebbe un potente attrattore di investimenti e di nuove opere per i territori. Il Ponte in sé ha un costo di circa 5 miliardi di euro, mentre tutto il resto delle risorse sarà destinato a opere compensative e di riqualificazione per la Sicilia, la Calabria e in particolare per le città di Messina, Reggio Calabria e Villa San Giovanni. Chi dice ‘no’ in modo ideologico al Ponte non vuole bene al Mezzogiorno, non vuole bene all’Italia e non crede nella crescita. Non dimentichiamo che tanti anni fa gli stessi argomenti furono utilizzati per ostacolare la realizzazione dell’Autostrada del Sole, un’infrastruttura che oggi collega l’intero Paese e che ha aperto la strada alla costruzione di centinaia di arterie secondarie. La storia, insomma, si ripete: noi siamo convinti che questa volta l’Italia debba scegliere lo sviluppo”.