In Calabria sono andati/e a votare solo quattro cittadini/e su dieci, il che conferma la debolezza della Democrazia nel nostro Paese, causata da molteplici fattori. Uno di questi è il disgusto che hanno i/le cittadini/e verso le istituzioni, per ovvi motivi. Ma anche il consumismo dilagante e forsennato, che porta cittadine e cittadini a distogliere la loro attenzione dalle questioni importanti, prima delle quali è il funzionamento di una vera Democrazia.
La Democrazia funziona solo se il Popolo è attento e partecipante. Un Popolo disinteressato conferma una Democrazia perdente. Questo cortocircuito fa diminuire in generale la vivibilità di una Comunità perché laddove non si osservano le regole o queste sono errate, impera il disordine e con esso l’ingiustizia, l’illegalità e l’iniquità.
Dunque, in Calabria sono andati a votare quattro decimi di cittadini/e, per cui non dovrebbe essere esaltata la vittoria di questo o di quello perché tutti hanno perduto e anche perché, di fatto, la maggioranza che governerà per i prossimi cinque anni l’estrema Regione dello Stivale è di fatto una minoranza, travestita da maggioranza della minoranza.
Il tema che proponiamo da anni, peraltro prevedibile, è proprio questo: il sempre maggiore disinteresse dei/delle cittadini/e verso l’unica opportunità che hanno di manifestare liberamente la propria volontà, cioè il voto.
Vi è una terza causa dell’astensione dal voto e cioè che molti/e cittadini/e non si informano e non leggono; e quindi non incamerano il necessario “carburante” per capire come vanno le cose (di una Comunità) e come funzionano: il che è un guaio.
Rivoltando la questione, dobbiamo allora chiederci chi è che va a votare. La risposta sembra abbastanza semplice. A parte una stretta minoranza che crede ancora nel valore della Democrazia, ci vanno coloro che hanno un interesse personale – perché devono fare il favore al/alla candidato/a -, perché ritengono che poi dall’elezione di una certa compagine potranno trarre vantaggi personali. La regola generale è diventata quella per cui non si va a votare in modo disinteressato, per fare prevalere l’interesse pubblico, bensì per quello di parte o personale.
Vedremo nelle prossime quattro elezioni quale sarà l’andamento del fenomeno esecrabile che oggi abbiamo evidenziato. Puglia, Toscana, Campania e Veneto sono i prossimi quattro test regionali. Al di là delle previste vittorie dei Rinnovatori (Sinistra) nelle prime tre regioni e dei Conservatori (Destra) nel Veneto, conterà rilevare il numero dei/delle cittadini/e partecipanti al voto. Se anche in questi prossimi quattro test regionali la partecipazione sarà di un/a cittadino/a su due, verrà ulteriormente consacrato il fallimento della Democrazia nel nostro Paese.
Qualcuno potrà portare ad esempio gli Stati Uniti, dove anche là va a votare solo una parte di popolazione. Ma chi fa questa osservazione dimentica che gli Stati Uniti non sono una repubblica, bensì una confederazione di cinquanta Stati, dalla California alle Hawaii, a piccoli Stati e a comunità di etnie e religioni molto diverse, per cui l’interesse per il voto è ridotto.
Non solo, ma non si deve dimenticare che la Democrazia statunitense è imperfetta perché il presidente degli Stati Uniti non viene eletto dal Popolo, bensì dai/dalle delegati/e dei cinquanta Stati, con effetti perversi dal punto di vista democratico, poiché il presidente spesso viene eletto da una rappresentazione di voti minoritaria rispetto a quella maggioritaria, che risulta perdente.
Non vi sembri che stiamo divagando; lo scopo di questi argomenti è di illustrare ciò che accade nel mondo.
La crisi che attanaglia la Francia, per esempio, deriva da un malfunzionamento della Democrazia perché in quel paese il Presidente della Repubblica, deus ex machina, continua a restare in carica nonostante vi sia un caos democratico, con partiti e partitelli che non riescono a trovare la sintesi, ovvero stare insieme in una maggioranza. E nelle more che questa crisi finisca, i conti dello Stato si scassano e vi è un’insofferenza sociale sempre maggiore, senza intravedere all’orizzonte l’ombra di una soluzione ragionevole.
La Democrazia è il miglior sistema di governo dei popoli, ma dev’essere solida e funzionante. Quando è malata, crea danni e impedisce la crescita socio-economica di chi l’ha scelta.

