Ormai risulta evidente, a distanza di quasi un anno dal fatidico 24 febbraio 2022, che la vera guerra che si svolge sul territorio ucraino non è fra quello Stato e la Russia, bensì fra la Russia e gli Usa, che si sono messi in testa di indebolire economicamente il più vasto Stato del mondo e con esso i ventisette Paesi dell’Unione Europea, legati al guinzaglio del Presidente americano.
Zelensky non è altro che uno strumento di questa insana guerra, il quale non ha il senso di responsabilità che lo dovrebbe indurre a comprendere come la vera vittima di questo scontro sia il Popolo che lo ha eletto a suo tempo.
Ma un Capo di Stato deve avere la dignità, la cultura e la sensibilità per comprendere quale sia il male minore per i suoi concittadini. Invece, sembra che non gli interessi tale questione; non gli interessa di vedere venti milioni di concittadini che vivono senza acqua, senza luce, al freddo e al gelo, falcidiati dalle malattie e dentro le stazioni ferroviarie e delle metropolitane.
Una persona sensibile e responsabile dovrebbe comprendere che la guerra è uno strumento per alimentare il famelico business delle industrie di armi, di quelle che producono gli approvvigionamenti, la sussistenza e tutti gli altri beni e servizi necessari agli eserciti in guerra.
Qualche volta sembra ridicolo il suo appello alla difesa del territorio, perché guardando la carta geografica, il contrasto fra le truppe russe e quelle ucraine si svolge su una porzione ridotta di esso; come dire il tratto siciliano fra la costa orientale e quella occidentale.
I due eserciti si fronteggiano e conquistano di volta in volta cinque, dieci o quindici chilometri. Mentre ciò accade, una parte cospicua di territorio – per esempio come la Lombardia, il Veneto o il Piemonte – viene distrutta.
Risulta evidente la sproporzione fra il danno subito e il tentativo di riconquistare un pezzetto del territorio ucraino perso.
Il quadro che descriviamo dovrebbe servire a far comprendere come il buonsenso, la responsabilità di chi gestisce un Popolo e soprattutto la prospettiva del futuro, dovrebbero indurre il Vertice a tentare di chiudere comunque, in ogni caso e a qualunque costo, questa tremenda guerra.
Dopo un anno di patemi e sofferenze cui è stato sottoposto il Popolo ucraino, è ora giusto che si guardi avanti per ricostruire il Paese e riportarlo alla normalità.
Occorrerà una sorta di piano Marshall internazionale per effettuare tutte le opere necessarie, per le quali vengono stimate da più parti risorse finanziarie per oltre mille miliardi di dollari o di euro.
Alla luce dei fatti, con buonsenso e realismo, non si può pensare che Putin retroceda da questa situazione, pur imputandogli tutte le colpe e le enormi responsabilità di chi mai dovrebbe usare le armi per invadere territori altrui.
L’altra campana è che quei territori sono russofoni e preferiscono stare con la Russia e non con l’Ucraina. Dove sia la verità è difficile da individuare, anche perché l’informazione occidentale è monolitica, omologata e non attinge ad altre fonti per bilanciarla e renderla obiettiva.
Per esempio, nessuno ha interpellato i circa cinquanta deputati espulsi dal Parlamento ucraino non si sa in base a quale legge, né ha intervistato il “Papa” della religione ortodossa russa, Kirill, per sentire le ragioni secondo le quali egli appoggia incondizionatamente Putin.
In questo quadro, si è capita l’azione malevola della speculazione, che ha tentato di fare saltare il banco delle economie europee, soprattutto quelle deboli come Italia, Grecia, Spagna e Portogallo.
La Russia continua a esportare il petrolio e il gas seppure con altri canali, che, per esempio attraverso l’Israele, arrivano ugualmente alle industrie di raffinazione.
Inoltre, la Russia ha messo in cantiere un gasdotto lunghissimo per portare tale preziosa materia prima in Cina, che ne ha immenso bisogno.
Da qualunque parte si giri, si capisce che l’attuale situazione di crisi sta colpendo più l’Europa che la Russia, dal che si può dedurre l’interesse degli Stati Uniti a indebolire l’economia di entrambe. Prosit!