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Porto di Tremestieri, cantieri fantasma e promesse disattese: cosa sta succedendo a Messina

Porto di Tremestieri, cantieri fantasma e promesse disattese: cosa sta succedendo a Messina
Porto di Tremestieri

Sei mesi di stop e cantiere quasi immobile: le trivellazioni non sono mai partite, la diga foranea slitta e Messina resta schiacciata dal traffico dei TIR sulla Ss114. Sindacati in allarme, il commissario promette un tavolo imminente ma l’ombra dell’incompiuta torna a allungarsi

A Messina i lavori per il porto di Tremestieri si sono di nuovo arenati. Le trivellazioni, in programma ormai sei mesi fa, non sono mai partite. E l’attesa per la realizzazione della diga foranea, utile a evitare il costante insabbiamento dell’approdo a sud della città, si allunga.

Da mesi, la grande opera che dovrebbe liberare Messina dal traffico dei mezzi pesanti lungo la Ss114 procede a passo di lumaca e a suon di continui ritardi sulla tabella di marcia. Ritardi, è opportuno sottolinearlo, che si sommano a quelli dovuti al precedente appalto, con il passaggio dalla società Nuova Coedmar di Chioggia alla Bruno Teodoro di Capo d’Orlando.

Nel gennaio del 2024, proprio ai microfoni del Quotidiano di Sicilia, il sindaco Federico Basile parlava con fiducia di un’opera “completa entro 500 giorni dall’avvio dei lavori”. Oggi, di quei 500 giorni non se n’è consumato nemmeno uno. Il cantiere è ripartito solo a singhiozzo e l’opera è passata sotto la supervisione dell’ingegnere Francesco Di Sarcina, commissario per la realizzazione dell’infrastruttura.

Secondo l’ultimo cronoprogramma fornito dalla Bruno Teodoro Costruzioni, la nuova impresa subentrata dopo la crisi della precedente ditta appaltatrice, i lavori sarebbero dovuti ripartire a luglio con le trivellazioni a mare propedeutiche alla realizzazione della diga foranea, il cuore strutturale del nuovo porto. Una tempistica utile per evitare che le mareggiate potessero abbattersi sul molo e ritardare l’esecuzione delle opere a mare. A ottobre inoltrato, però, il cantiere resta fermo.

Un’opera simbolo tra attese e rinvii

Il porto di Tremestieri, pensato come soluzione definitiva per spostare i flussi di mezzi pesanti fuori dal centro urbano di Messina, è da anni al centro di una lunga e complessa vicenda amministrativa.
Un progetto da 90 milioni di euro, di cui 60 finanziati dal Ministero delle Infrastrutture e il resto cofinanziato dalla Regione Siciliana e dall’Autorità portuale dello Stretto.          

L’obiettivo era quello di creare un hub moderno per l’imbarco e lo sbarco dei mezzi pesanti diretti in Calabria, riducendo il traffico sulla statale 114 e in via La Farina, due arterie urbane oggi soffocate dal transito dei tir. Una linea di passaggio che dal molo di Tremestieri dovrebbe approdare sulla nuova via Don Blasco, con quest’ultima ancora in fase di completamento, per raggiungere la zona Falcata di Messina.

Ma dal primo affidamento del 2021 a oggi, il progetto ha cambiato più volte direzione. Il primo stop era arrivato nel 2023, con la rescissione del contratto alla precedente impresa esecutrice per “criticità operative e ritardi cronici”. Dopo mesi di stallo, nel 2024 il cantiere è stato assegnato alla Bruno Teodoro Costruzioni.

L’allarme dei sindacati: “Non si perda un’altra occasione”

Il nuovo stop non è passato inosservato ai sindacati. La Uil di Messina è stata la prima a chiedere un incontro urgente con il Commissario straordinario dell’opera, Francesco Di Sarcina, denunciando “un silenzio preoccupante” sui tempi effettivi del cantiere.       

“Il commissario Di Sarcina ha confermato che le fondamentali lavorazioni per la costruzione della diga foranea non sono ancora iniziati e, forse, dovrebbero partire nel prossimo mese di novembre. La diga foranea è una specifica e fondamentale esecuzione che doveva essere realizzata nel periodo estivo in maniera tale da evitare il maltempo e le eventuali mareggiate che, come avvenuto lo scorso anno, rischiano di immobilizzare il porto e di creare la paralisi totale”, sostiene Ivan Tripodi, segretario generale Uil Messina.

Per il sindacato questa situazione sta comportando “il concreto pericolo di uno slittamento nella conclusione dei lavori del porto di Tremestieri che, come noto, sono previsti nell’autunno 2026. Questa ipotesi rappresenta una iattura inaccettabile poiché le opere incompiute rappresentano una drammatica realtà nella storia della nostra terra”.

La richiesta di un tavolo di confronto da parte della Uil è però fin qui rimasta disattesa. Sul tema è quindi intervenuta anche la Cgil. “Siamo di fronte a un’opera strategica per la città e per l’intera area dello Stretto. I ritardi chiamano in causa non solo la ditta esecutrice, ma anche il Comune di Messina in qualità di ente committente e garante della sicurezza dei cittadini. È sotto gli occhi di tutti che i disagi causati dall’attraversamento dei TIR restano enormi. Serve trasparenza sui tempi e sulle cause reali del blocco”, ha sottolineato il segretario Pietro Patti.

Le sigle sindacali temono che il porto di Tremestieri possa trasformarsi nell’ennesima grande incompiuta siciliana: un’infrastruttura finanziata, progettata e mai ultimata, o con decenni di ritardo. Un rischio che a Messina suona familiare, basti pensare alle lunghe vicende dell’approdo della Rada San Francesco, alla storia del viadotto Ritiro e degli svincoli (tutt’ora in attesa di ultimazione a quasi trent’anni dall’avvio dei lavori, ndr) e i ritardi già accumulati dai cantieri per realizzazione della via Don Blasco. E questo solo per citare alcune delle infrastrutture cittadine che maggiormente impattano sulla popolazione residente.

A rimettere ordine dovrà pensarci il commissario straordinario dell’opera, Francesco Di Sarcina, che ha annunciato un tavolo di confronto imminente con tutti i soggetti coinvolti. L’obiettivo è definire con precisione tempi, modalità e responsabilità per la ripresa delle attività. Secondo quanto trapela, la ditta avrebbe confermato l’intenzione di avviare le trivellazioni a mare entro metà novembre, ma resta l’incognita del meteo: il maltempo autunnale rischia di rendere impossibili gli interventi di fondazione.           

Sei mesi di ritardo e solo il 37% dei lavori completati

L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), nel monitoraggio aggiornato di settembre, certifica che il progetto del porto di Tremestieri risulta completato per appena il 37% delle opere previste. Un dato che non sorprende, ma che rende del tutto irrealistica la prospettiva di completamento entro il prossimo anno.

Solo l’avvio delle trivellazioni consentirebbe di aprire la fase più delicata: la costruzione della diga foranea, una barriera lunga oltre 500 metri che dovrà proteggere l’approdo dai venti e dalle mareggiate, garantendo l’operatività in ogni stagione.

Basile: “Mi confronto ogni settimana col Commissario, ma serve pazienza”

Il sindaco di Messina, Federico Basile, prova oggi a mantenere il tono della fiducia, pur ammettendo la complessità della situazione. “Mi sento quasi settimanalmente con il Commissario Di Sarcina – ha confermato – La preoccupazione è legata al fatto che quest’opera deve essere completata. Dall’altro lato, bisogna riconoscere che l’appalto è stato preso in corsa da un’azienda subentrata, che ha dovuto rivedere procedure e strategie. La Bruno Teodoro si è dimostrata solida e seria”.

Il primo cittadino insiste sulla necessità di “non alimentare allarmismi”, ricordando che “entro metà novembre dovrebbero iniziare le trivellazioni, salvo imprevisti meteo”. Parole che non bastano però a tranquillizzare i sindacati, che chiedono garanzie scritte sui tempi e sulla trasparenza dei fondi.

Un appalto difficile, tra passaggi di consegne e lungaggini

Il cantiere del porto di Tremestieri è un caso emblematico di come la burocrazia possa inghiottire anche le opere più attese. Dopo la rescissione del contratto con la precedente impresa, la Bruno Teodoro Costruzioni è subentrata con una procedura di urgenza, ereditando un appalto parzialmente eseguito e una serie di problematiche tecniche legate al fondale marino.

La fase di riprogettazione, le nuove autorizzazioni ambientali e la verifica degli impatti strutturali hanno rallentato ulteriormente l’avvio dei lavori. Secondo fonti tecniche del Comune, tra la consegna formale e la possibilità operativa sono trascorsi quasi sei mesi. In mezzo, la riorganizzazione del personale, i nuovi rilievi batimetrici e le modifiche alle modalità di getto della diga foranea.

Una città ancora ostaggio dei TIR

Intanto, Messina continua a subire le conseguenze del ritardo. Senza il nuovo porto a pieno servizio, i TIR diretti verso la Calabria attraversano ancora il centro urbano, causando congestione, inquinamento e pericoli per la sicurezza stradale. La situazione è diventata insostenibile soprattutto lungo la Statale 114 e la zona sud della città, dove si registrano code quotidiane e incidenti frequenti, come quello che lunedì ha causato la morte di un ciclista in transito finito sotto le ruote di un mezzo pesante a ridosso di Contesse.

Infrastrutture siciliane: tra ritardi e incompiute

Il caso Tremestieri è diventato il simbolo di un modo di fare opere pubbliche in Italia e in Sicilia: grandi progetti annunciati, finanziati e poi impantanati. La cronologia di questa infrastruttura sembra una parabola: progettazione nel 2017, gara bandita nel 2019, affidamento nel 2021, rescissione nel 2023, nuovo subentro nel 2024 e, oggi, ancora tutto in standby.

Una storia che somiglia a molte altre, ma che pesa di più perché riguarda Messina, una città che convive quotidianamente con i disagi di una mobilità interregionale e in attesa di conoscere quello che sarà il destino del progetto del ponte sullo Stretto.