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Possibili tagli al Pnrr, l’allarme dal cuore della Sicilia

Possibili tagli al Pnrr, l’allarme dal cuore della Sicilia
PNRR PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA

Secondo le stime del Pd ammonterebbero a quasi 200 mln le somme decurtate per Enna, Caltanissetta e Agrigento

PALERMO – Un miliardo e 466 milioni di euro. Questa è la somma dei tagli che il Governo Meloni vuole apportare ai fondi del Pnrr destinati alla Sicilia. Una sforbiciata che tocca i progetti dei Comuni e delle Città metropolitane, che però sono in linea con i tempi previsti visto che si tratta in larga parte di interventi che coprono lavori e progetti già appaltati.

Ad accendere i riflettori sul tema è stato il dipartimento Pnrr del Partito democratico, fornendo numeri e dati per ogni provincia. L’analisi è stata realizzata dalla responsabile nella segreteria regionale del Pd Sicilia Cleo Li Calzi, che ha messo in piedi un Osservatorio e un sistema di monitoraggio permanente sull’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza in Sicilia con dettaglio informativo per singolo Comune.

Per i dem le somme decurtate alle province di Enna, Caltanissetta e Agrigento ammontano rispettivamente a 39, 62 e 95 milioni di euro, in tutto 196 milioni. Partendo da Agrigento, vi sono tagli per 25 milioni alla valorizzazione del territorio ed efficienza energetica dei Comuni; 17 milioni per il potenziamento dei servizi e infrastrutture sociali di comunità; 47 milioni per la rigenerazione urbana; 5 milioni per la gestione del rischio alluvione e riduzione del rischio idrogeologico; 1 milione per la valorizzazione dei beni confiscati alla mafia.

A Caltanissetta, via 18 milioni per la valorizzazione del territorio ed efficienza energetica dei comuni; 30 milioni per la rigenerazione urbana; 10 milioni per il potenziamento dei servizi e infrastrutture sociali di comunità; 3 milioni per la valorizzazione dei beni confiscati alla mafia. A Enna, invece, stimati tagli da 9 milioni per la valorizzazione del territorio ed efficienza energetica dei comuni; 20 milioni per la rigenerazione urbana; 9 milioni per il potenziamento dei servizi e infrastrutture sociali di comunità; 1 milione per la gestione del rischio alluvione e riduzione del rischio idrogeologico.

Paolo Amenta, presidente di Anci Sicilia

Per Paolo Amenta, presidente di Anci Sicilia, “una cosa è chiara: ai Comuni sono stati tagliati la maggior parte delle risorse. Sugli spostamenti non abbiamo alcun tipo di certezze, se avverano tramite un capitolo del Bilancio dello Stato o se tramite il Fondo di sviluppo e coesione. Sono tante le domande che poniamo, ma soprattutto una: perché questo accanimento nei confronti dei comuni? C’è tanta confusione in merito, e i Comuni, motore propulsore del Paese, subiranno un taglio di circa il 90% anche su opere già finanziate. Cercheremo di capire, sperando che possano arrivare presto notizie certe”.

Il commento del segretario regionale del Pd, Anthony Barbagallo

Duro il commento del segretario regionale del Pd, Anthony Barbagallo. “Questo – sottolinea – attesta l’inadeguatezza e l’assoluta impreparazione del Governo regionale guidato da Renato Schifani. Abbiamo lanciato l’allarme già il 7 luglio proprio perché ci attendevamo una reazione, anche minima, in difesa degli interessi della Sicilia che purtroppo da Palazzo d’Orleans non è arrivata. Anzi, Schifani minimizza e scarica la responsabilità sui Comuni, ma omette di dire che nell’audizione all’Ars di qualche giorno fa la Regione ha portato solo i progetti dei Dipartimenti regionali, trascurando che la ripresa dell’economia siciliana passa soprattutto dai progetti dei Comuni. Non ha proposto inoltre nessuna soluzione concreta per evitare il taglio dei progetti ai Comuni”.

“Alla luce del Dl Sud da poco approvato – aggiunge Cleo Li Calzi – preoccupa che non vi sia nessun automatismo che metta in qualche modo in sicurezza i progetti tagliati dalla revisione, anzi il decreto approvato dal Governo Meloni prevede che le risorse della politica di coesione vengano attribuite attraverso i cosiddetti ‘Accordi di Coesione’ che saranno firmati tra il ministro Fitto e i singoli presidenti della Regione a cui tocca ‘scegliere’ quali progetti ammettere e quali lasciare senza finanziamento. Quella del Governo Meloni è solo una proposta di revisione che per diventare operativa dovrà passare il vaglio di Bruxelles. Per questo non è ancora arrivato nessun decreto di definanziamento. I Comuni stanno correttamente continuando a portare avanti i progetti, che in molti casi sono già partiti proprio per rispettare i tempi del Pnrr. L’idea dell’Osservatorio nasce proprio per affiancare la battaglia dei Comuni contro l’intollerabile decisione unilaterale di Roma che è contro le stesse logiche del Pnrr: la riduzione dei divari passa infatti proprio dai Comuni e dalla loro capacità di intercettare i bisogni delle comunità”.

Il senatore Salvo Sallemi di Fratelli d’Italia

Di tutt’altro avviso è il senatore Salvo Sallemi di Fratelli d’Italia, il quale ha invece voluto rimarcare i risultati raggiunti, nonostante le difficoltà, dal Governo Meloni. Anche sul fronte Pnrr. “Occorre essere seri – spiega – poiché il Governo Meloni ha vinto questa sfida giocata sul non perdere i finanziamenti mettendo a terra le risorse per ciò che è fattibile, in base ai tempi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. La rimodulazione del Piano è stata tarata sia sui tempi stringenti sia sul post pandemia e considerando un diverso quadro con la guerra, il rincaro delle materie prime, il rincaro dei costi dell’energia”.

“La deadline del Pnrr – aggiunge – è il 2026: se le opere non si completeranno bisognerà restituire i fondi. Così sono state individuate le opere realizzabili in tempi congrui e si utilizzeranno i Fondi di coesione, che hanno scadenze più lunghe, per le altre opere”.

“Intanto – conclude – il Governo ha voluto fortemente una Zes unica per tutto il Sud Italia, un’occasione importantissima di sviluppo. Ricordo poi gli oltre 91 milioni per l’edilizia scolastica e, come annunciato dal ministro Salvini, per la Sicilia c’è un pacchetto di investimenti per la rete stradale da 15,3 miliardi di nuove opere e di quasi 2 miliardi di manutenzione programmata, cui si aggiungono altri 13 miliardi per le ferrovie”.