Povertà in Sicilia, le pensioni scendono sotto i mille euro

Povertà in Sicilia, le pensioni scendono sotto i mille euro: un presente difficile e un futuro incerto

Povertà in Sicilia, le pensioni scendono sotto i mille euro: un presente difficile e un futuro incerto

Michele Giuliano  |
giovedì 10 Ottobre 2024

Nei primi 6 mesi del 2024 sono andati in quiescenza altri 28 mila siciliani, importo sceso sotto i mille euro

Il futuro dei pensionati siciliani si fa sempre più difficile. Sopravvivere con le ormai risicate cifre che arrivano dallo Stato è una impresa non da poco, e sono molti che si ritrovano in una sostanziale condizione di povertà. Nei primi seri mesi del 2024 sono stati altri 28 mila siciliani ad aver raggiunto lo stato di quiescenza, e l’importo medio continua a scendere.

Se nel 2023, secondo i dati forniti dall’Inps, l’istituto nazionale della previdenza sociale, l’importo medio della pensione siciliana era di 1.036 euro, nei primi sei mesi del 2024 tale cifra scende a 993 euro. Il calo riguarda praticamente tutte le categorie di aventi diritto. Le pensioni di vecchiaia scendono da 874 a 823 euro, mentre quelle anticipate passano da 2.218 euro a 2.201. Anche quelle di invalidità scendono, passando da 897 euro a 804, mentre salgono di poco le pensioni per i superstiti, la cosiddetta reversibilità, che passa da 828 a 858 euro. 

Aumenta di poco l’assegno sociale 

Aumenta leggermente anche l’assegno sociale, dovuto a coloro che hanno superato i 67 anni di età e non hanno raggiunto i contributi previdenziali per accedere ad altra forma di pensione: si passa da una media di 456 euro nel 2023 a 473 nel 2024. Cifre che comunque non permettono di sopravvivere in maniera dignitosa. Secondo una diversa classificazione, quelli che erano lavoratori dipendenti prendono una pensione media di 1.079 euro, mentre gli autonomi scendono a picco, con appena 717 euro.

Le cifre più importanti sono raggiunte dai dipendenti pubblici, con una pensione media di 2.131 euro. In tutte le categorie si registra una riduzione in termini assoluti, con un numero minore di nuove quiescenze nel primo semestre 2024 rispetto a quelle registrate nel primo semestre dello scorso anno, ad eccezione degli assegni sociali. Lo stesso andamento si riscontra a livello nazionale. Il totale dei pensionati in tutta Italia con decorrenza nel 2023 è stato di 832.900, per un importo medio mensile alla decorrenza di 1.201 euro. Quelle con decorrenza nel primo semestre 2024 sono state 376.919, per un importo medio di 1.197 euro. 

Differenze tra uomini e donne 

In termini di genere, la percentuale delle pensioni femminili su quelle maschili presenta nei primi sei mesi del 2024 un valore inferiore a quello del 2023, attestandosi al 114% contro il 118% dell’anno precedente. L’accesso alle diverse forme di pensione è cambiata in vario modo e diverse volte nel corso degli ultimi anni. Per quanto riguarda i requisiti della pensione anticipata, nel 2023 e 2024 sono 41 anni e 10 mesi di anzianità contributiva per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini, indipendentemente dall’età. Ci sono anche ulteriori possibilità di uscita anticipata dal lavoro, tra cui Quota 102, introdotta dalla legge di bilancio 2022, che permette il pensionamento anticipato a coloro che compiano almeno 64 anni di età̀ e maturino almeno 38 anni di anzianità̀ contributiva nel 2022. 

C’è anche Quota 103

Ancora, Quota 103, con la legge di bilancio 2023, che anticipa il pensionamento per chi abbia compiuto 62 anni di età e maturato 41 anni di contributi entro il 31 dicembre 2023 e prorogata al 2024 con la legge di bilancio 2024, con gli stessi requisiti ma calcolo della pensione interamente contributivo. Inoltre, persistono i canali di uscita più favorevoli per i lavoratori precoci e per gli addetti a mansioni “gravose” e a lavori usuranti. L’entrata in pensione per quella di vecchiaia è ancora più complessa, perché prevede un calcolo diverso in base all’anno di inizio dell’attività lavorativa, prima o dopo il 31 dicembre 1995. 

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