Dopo mesi di “no”, finalmente è arrivato un primo “sì”: i lavoratori precari chiamati a lavorare per l’emergenza Covid in Sicilia potranno essere assunti a tempo indeterminato e, quindi, stabilizzati. Non parliamo soltanto di sanitari (medici, infermieri e OSS), molti dei quali sono già stati assunti o in corso di stabilizzazione, ma di circa 4 mila, tra amministrativi e tecnici informatici, che hanno lavorato per Asp – per esempio negli hub vaccinali – e ospedali durante l’emergenza.
Nonostante le rassicurazioni che arrivavano da Roma grazie al decreto Milleproroghe, infatti, il Governo regionale sembrava convinto, fino a qualche giorno fa, di non volere stabilizzare queste categorie di lavoratori. Per un problema finanziario, certo (la Sicilia dovrà fare a meno di circa 400 milioni all’anno di trasferimenti statali su cui aveva potuto contare negli anni della pandemia), ma anche perché convinto che per entrare a far parte degli stabilizzati della sanità fosse necessario partecipare ad un concorso. E nel frattempo, la maggior parte dei contratti era già scaduta.
Ci sono volute un paio di grosse proteste dei precari, e numerosi appelli di sindacati e forze istituzionali e politiche (tra cui anche qualcuno nella maggioranza, per esempio Fratelli d’Italia, che su questo punto è andato allo scontro con Forza Italia, alleato che ha minacciato addirittura una crisi di governo), come il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, per convincere l’assessore alla Salute Giovanna Volo che si poteva siglare un’intesa. E il documento è stato firmato insieme con i sindacati giovedì sera.
L’obiettivo del protocollo è la “stabilizzazione del personale” al fine di “consentire la valorizzazione della professionalità acquisita dal personale che ha prestato servizio durante la pandemia da covid-19”. Alle Asp e agli Ospedali sarà consentito assumere a tempo indeterminato “il personale dirigenziale e non dirigenziale, sanitario, sociosanitario e amministrativo reclutato dagli enti anche con contratto di lavoro flessibile e anche qualora non più in servizio” e che abbia maturato “almeno 18 mesi di servizio, anche non continuativi, di cui 6 nel periodo compreso tra il 31 gennaio 2020 e il 31 dicembre 2022”.
“Le aziende – scrive l’assessore Volo nella proposta d’intesa – devono preliminarmente aggiornare i piani di fabbisogno del personale”.
Le assunzioni verrebbero svolte con i seguenti “criteri di priorità”: essere già in servizio nell’azienda che richiede il personale con contratti di lavoro a tempo determinato, in caso di ulteriori posti disponibili si potranno assumere anche quelli non più in servizio e, per finire, potranno essere assunti anche i lavoratori in servizio con contratti di lavoro flessibile.
“Qualora i posti disponibili siano inferiori al numero del personale che ha diritto alla stabilizzazione – continua il documento – si avvierà un confronto tra assessorato e aziende per individuare le soluzioni più idonee”.
Cgil e Uil esultano: “la macchina, grazie alla nostra mobilitazione, si è messa in moto ma affinché la risposta possa essere ritenuta soddisfacente si deve ora procedere in fretta in modo da chiudere positivamente questa vertenza nel più breve tempo possibile”, ma c’è chi è più critico.
Allo stato attuale, per esempio, rimane l’esclusione per i “tecnici”, per esempio quelli informatici, che rimarrebbero fuori per una interpretazione troppo rigida della definizione “ruolo amministrativo”.
Ovviamente su questo punto i sindacati non ci stanno. “Quanto contenuto nello schema di accordo – scrive la segreteria regionale della Fials in una nota – è la summa delle proposte del sindacato, con l’unico punto debole relativo alla necessità del blocco immediato di tutte le assunzioni dall’esterno, (esclusa la copertura su posti vacanti del ruolo sanitario), al fine di salvaguardare i lavoratori precari in servizio o che abbiano già maturato i requisiti per la stabilizzazione”.
La Fials, tra l’altro, chiede anche che la stabilizzazione sia estesa pure a chi, con contratto flessibile, non sia più in servizio.
“Occorre, altresì, puntualizzare – continua il la nota – che qualora emergano posti disponibili inferiori al numero degli stabilizzandi, si dovrà procedere con contratti di solidarietà. Se le aziende sanitarie siciliane, continueranno, infatti, ad accelerare le procedure di assunzione dall’esterno (con concorsi e mobilità), l’intesa regionale rischia di rimanere un atto puramente formale”.