“Abbiamo chiesto alla Digos di poter protestare davanti al Tribunale, ma non ci autorizzano”. Centinaia di lavoratori, riuniti sotto le sigle sindacali di Fp Cgil Catania, Uilpa Sicilia e Usb Catania, si sono ritrovati in piazza Verga per chiedere la stabilizzazione degli assunti con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Hanno provato a spingersi con un’autorizzazione fin davanti alle porte del Palazzo di Giustizia, ma senza riuscirci.
Precari del Tribunale di Catania, Pnrr come un boomerang
I posti di lavoro creati dal PNRR rischiano di rivelarsi un boomerang. Senza la stabilizzazione dei lavoratori assunti, torneranno a svuotarsi gli uffici e nasceranno nuovi disoccupati. La Cgil catanese aveva già previsto l’arrivo di nuovi precari.
“Abbiamo detto dal primo momento che le assunzioni con il PNRR avrebbero creato una sacca di precariato – ha ricordato il segretario provinciale Carmelo De Caudo – Manifestazioni come queste stanno avvenendo in tutta Italia, questi lavoratori sono il motore del sistema giustizia”. Nella partita, per la Cgil, entrano in gioco anche i fondi per la difesa, fondi che il Governo dovrebbe, secondo il sindacato, destinare alla creazione di posti di lavoro sicuri.
“Chiediamo al Governo nazionale di investire su questi lavoratori – ha proseguito De Caudo – e su quelli della pubblica amministrazione. Magari spendendo magari meno risorse per la guerra e investendo su di loro. La pubblica amministrazione da tempo era ferma, il PNRR ha dato un’opportunità e questi lavoratori sono fondamentali. Non parliamo di personale in surplus, ma di figure professionali che ricoprono buchi all’interno della macchina amministrativa”.
Una visione diversa da Uilpa
Il sindacato Uilpa, tramite il segretario generale regionale Armando Algozzino, chiede che i fondi per la stabilizzazione dei precari al Tribunale di Catania arrivino insieme a quelli necessari a raggiungere l’obiettivo del cinque per cento stabilito dalla Nato.
“La macchina della giustizia si fermerà se non dovessero rinnovare i contratti. Oggi gli organici, nonostante le assunzioni del PNRR, non sono completi. C’è gente che ha lasciato anche il proprio studio privato per scegliere di lavorare all’interno del tribunale. Quando si dice che in Italia non ci sono famiglie lo si deve alla mancanza di lavoro sicuro. Senza un posto stabilizzato non è possibile programmare il proprio futuro. Quella della giustizia è una delle macchine più difficili da far funzionare, senza i rinnovi dei contratti del PNRR nell’amministrazione saremmo in una difficoltà infinita. In Sicilia ci sono millecinquecento precari della giustizia, in provincia di Catania oltre trecento. Uilpa chiede la stabilizzazione al più presto. Oltre a stanziare i fondi per la difesa, il governo deve anche destinare quelli per il rinnovo di questi contratti”.
Il presidente del Tribunale aveva già parlato di carenza personale
Il presidente del Tribunale di Catania, Francesco Mannino, aveva già parlato di carenza di personale nel discorso di apertura dell’anno giudiziario. In occasione dello sciopero non ha mandato particolari segnali verso i lavoratori in protesta, ma, spiega la referente regionale della Usb Pubblico Impiego, Dafne Anastasi, all’interno del Palazzo conoscono bene il problema.
“In alcune città d’Italia i presidenti hanno espresso solidarietà, così come alcuni esponenti dell’Associazione Nazionale Magistrati. Qui non ci risulta questa solidarietà, ma noi sappiamo comunque benissimo che loro sono consapevoli di avere bisogno di questi lavoratori”. Stando alle informazioni fornite dalla sindacalista, non tutti i lavoratori assunti al tribunale di Catania svolgono le sole mansioni per cui sono stati occupati.
“Molti tra questi – ha detto Anastasi – sono stati assunti con ruoli di digitalizzazione, ma si sono ritrovati a fare di tutto e hanno coperto buchi. In alcune città d’Italia, per questo motivo, non è stato neppure possibile organizzare un’assemblea esterna. È la prova che questi lavoratori non possono neppure allontanarsi dalla loro scrivania. È indispensabile stabilizzarli per evitare che si inceppi la macchina della giustizia. Oggi protestiamo per il loro posto di lavoro, ma anche per i diritti dei cittadini che si interfacciano con il sistema della giustizia”.
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