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Prepensionamenti e ammortizzatori sociali

L’Italia nel baratro dell’inconcludenza

Il parlamentare trombato, dopo il taglio del Referendum non sa che fare. Uno gli chiede: “E se cercassi un lavoro?”. E l’ex: “Se avessi saputo fare qualcosa non sarei entrato in politica”.
Che significa quanto precede? Significa che chi viene eletto al Parlamento o ai Consigli regionali, chi diventa ministro e ancor più, Presidente del Consiglio, dovrebbe essere munito di un curriculum professionale idoneo, che facesse capire ai cittadini come quel vertice fosse in condizione di esercitare a pieno le funzioni che gli vengono assegnate.
In altri termini, occorrerebbe che gli incarichi istituzionali venissero dati per merito e per capacità acquisite precedentemente e non a chi sia sprovvisto di tali capacità.
Quanto descritto non accade nel nostro Paese ormai da decenni, con la conseguenza che chi deve gestire ministeri – con migliaia di dipendenti e con disponibilità di molti miliardi – non ha la minima cognizione organizzativa e funzionale di come fare per ottenere dalle risorse umane e finanziare il massimo risultato possibile, nell’interesse dei cittadini.

Ascoltate, vedete e leggete delle vicissitudini che stanno capitando intorno alla Next Generation Ue (Recovery Fund) perché non si discute su chi debba gestire i circa duecento miliardi (qualcuno dice duecentonove, altri centonovantasei), in base al suo curriculum, bensì quali debbano essere i partiti che provvedano alla spartizione della ricca torta. Infatti, dietro a questa enorme spesa, i cui finanziamenti provengono dall’Europa, vi sono caste con le ganasce spalancate che cercano di avvicinarsi ai poli decisionali, in modo da acquisire la massima fetta di torta possibile.
Questo non accadrebbe se a gestire i fondi fossero chiamate persone incorruttibili, di grandissima capacità e preparazione professionale, che, per fortuna, nel nostro Paese non mancano.
La task force, che voleva mettere sul campo il Presidente del Consiglio, era una manovra impossibile perché toglieva prerogative di spesa a tutti i ministri e, soprattutto, a quell’organismo che decide quali rubinetti aprire e quanto aprirli, che è il Comitato interministeriale della programmazione economica (Cipe). La furbizia di Conte è stata neutralizzata.
Resta però il fatto incontestabile che i ministri, quasi tutti, non hanno l’adeguata preparazione professionale per gestire i propri ministeri e queste risorse aggiuntive. La dimostrazione è nei fatti, perché in ciascuno dei dicasteri non vi sono Piani funzionali organizzativi che precedono l’assegnazione di compiti precisi a dirigenti e dipendenti, con obiettivi e tempi di realizzazione.
Non solo la nostra burocrazia è una vergogna nazionale, ma essa ha la faccia di bronzo di scioperare, come ha fatto mercoledì, per un aumento indiscriminato dei propri stipendi, che normalmente non sono meritati.
È ovvio che all’interno della Pubblica amministrazione di tutti i livelli vi siano dirigenti e dipendenti di grande valore e di cristallina onestà, ma l’insieme dei quattro milioni di italiani e italiane (compresi quelli delle partecipate) non danno quei risultati che i cittadini si aspettano, subissati da tasse e imposte, evase da un terzo di essi.

Prepensionamenti, ammortizzatori sociali e assunzioni di precari, ecco di cosa continuano a parlare ministri e Presidente del Consiglio, nonché esponenti di tutti i partiti politici. Si capisce la ragione. Sono argomenti di facile comprensione da parte dei cittadini, perché quando si allargano i cordoni della borsa e si danno soldi a tutti, si diventa popolari. Quando, invece, si stringono, si diventa odiosi.
Codesti vertici istituzionali, anche quelli regionali, non hanno capito che la crescita sociale ed economica del popolo italiano passa attraverso investimenti in infrastrutture, in manutenzione ordinaria e straordinaria del territorio, in sostegno alle imprese e ai cinque milioni di partite Iva, insomma, attività produttive e non assistenziali, quali ammortizzatori sociali e prepensionamenti.
Ma tutto questo sarebbe frutto di persone capaci, professionali e oneste, non di questo gruppo di soggetti che non sanno gestire neanche un bar e che continuano a blaterare con supponenza, cercando di imbonire il popolo che da queste compagini non ha speranza del futuro e va verso una sempre maggiore caduta sociale ed economica.