Presidente solitario, Regione siciliana bloccata - QdS

Presidente solitario, Regione siciliana bloccata

Carlo Alberto Tregua

Presidente solitario, Regione siciliana bloccata

sabato 22 Ottobre 2022

Orizzonte nebuloso e pesante

Finalmente Renato Schifani è stato “nominato” Presidente della Regione e ha assunto i pieni poteri con i quali dovrà nominare i dodici assessori e, successivamente o contestualmente, affidare loro le relative dodici deleghe.
Come è noto, il Presidente non solo ha il diritto-dovere di nominare gli assessori, ma anche quello di attribuire a ciascuno di essi, a suo insindacabile giudizio, le deleghe.
Ma intanto la Regione deve andare avanti, mentre il Presidente è solo a dovere amministrare dodici rami politico-amministrativi, cosa inumana ed impossibile.

Perché si è verificato questo inghippo? La risposta è in una sciagurata legge regionale, la quale prevede che se non vengono registrati i settanta deputati all’Assemblea regionale, gli assessori non possono essere nominati.
Peraltro Schifani ha già manifestato la sua intenzione di nominare assessori solo i deputati regionali. Quanto precede non è un obbligo. Staremo a vedere.

Alcune fonti prevedono che l’Assemblea regionale possa entrare in funzione con l’elezione del suo presidente, la formazione dei gruppi e dei loro vertici e quella delle commissioni e dei rispettivi vertici ancora per un mese. Il che fa pensare che non vi sia il tempo materiale per elaborare la Legge di bilancio 2023, con la conseguenza che – come d’abitudine – anche per il 2023 vi sarà il cosiddetto esercizio provvisorio, il che è un grandissimo danno per la Sicilia in quanto la Regione può effettuare solo attività ordinarie.

Ma intanto il Pil continua a decrescere, la disoccupazione aumenta, le infrastrutture nuove non si fanno, il territorio non viene riparato, le opere pubbliche restano stagnanti e in generale tutte le funzioni della Regione, così importanti, rallentano fortemente e quasi si fermano.
Si dirà che nonostante questo scenario così oscuro, nessuno può farci niente perché la legge è legge e va osservata. Tuttavia, il neo Presidente dovrebbe preparare un disegno di legge per modificare quella sciagura che stiamo descrivendo, in modo da evitare che in futuro si verifichino situazioni di questo tipo.
Non sappiamo se così avverrà, ma lo auguriamo.
Intanto il presidente Schifani sarà sommerso da incombenze di varia natura perché i dodici rami amministrativi della Regione devono comunque camminare, anche se lentamente.
Nonostante ciò, riteniamo che la sua capacità metta anche in conto l’elaborazione di un programma quinquennale che abbia alcuni obiettivi fondamentali.
Il primo è quello di fare aumentare il Pil di almeno tre punti all’anno, cosicché alla fine del quinquennio esso possa aumentare di dieci/dodici miliardi rispetto agli attuali settantacinque.
Il secondo consiste nell’aumento dell’occupazione con l’aumento del Pil, per contrastare il fenomeno della povertà (non tutto vero) perché se i siciliani lavorano non restano poveri e non hanno bisogno di assegni assistenziali di varia natura.
Certo, per lavorare è necessario saper fare e, per saper fare, bisogna avere formazione, in modo da mettersi in linea con le esigenze lavorative, che sono sempre più innovative e hanno bisogno di personale competente.

La competenza è un valore che dovrebbe essere presente nella Pubblica amministrazione, per cui risultano inutili le assunzioni o le stabilizzazioni di personale che non è adeguato a svolgere i compiti assegnati per assenza delle stesse.
Intendiamoci, non tutti gli stabilizzandi o i precari sono incompetenti, ma un dato è pacifico: essi non sono passati dal vaglio dei concorsi pubblici e questo è un dato negativo perché se non sono accertate le competenze non può essere definita la relativa qualifica.

C’è da tenere presente che vi è una irruente innovazione sia dal punto di vista organizzativo che strumentale: la digitalizzazione di tutti i servizi che comporta l’acquisizione di competenze ed il vantaggio che tutte le attività restino tracciate.

Qualcuno malignamente presume che la resistenza del ceto burocratico alla digitalizzazione sia dovuta anche al fatto che vengono scoperte le magagne che le carte consentono e i computer no.
Nonostante tutto, vogliamo augurare al presidente Schifani di superare questo mese duro e impostare un programma serio e concreto da realizzare nel prossimo quinquennio.

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