Il presidenzialismo, nuovo “tormentone” italiano - QdS

Il presidenzialismo, nuovo “tormentone” italiano

Il presidenzialismo, nuovo “tormentone” italiano

mercoledì 04 Gennaio 2023

Per il Governo Meloni è una priorità, Az-Iv: “Disponibili a confronto”. Pd: “Riforme goffamente utilizzate come campagna di distrazione”

ROMA – È vivace il confronto tra le forze politiche sulla riforma presidenzialista, più volte evocata dalla premier Giorgia Meloni come priorità per la legislatura e da lei stessa indicata come necessaria al Paese. Una riforma che porterebbe sostanziali modifiche costituzionali. La repubblica presidenziale (o presidenzialismo) è una forma di governo, in cui il potere esecutivo si concentra nella figura del Presidente che è sia il capo dello Stato che sia il capo del governo. Generalmente questo è eletto direttamente dai cittadini e forma il suo governo; essendo capo di Stato non ha bisogno di voto di fiducia parlamentare anche perché, avendo già ottenuto il voto della maggioranza dei cittadini, non necessita della fiducia dei loro rappresentanti.

Meloni è convinta che questo tipo di riforma porterebbe stabilità e soprattutto la nascita di governi totalmente frutto del voto degli italiani e che per portarla a compimento sarebbe disposta a tenere in considerazione iniziative a livello parlamentare. Tutti i partiti hanno voluto dire la loro su una riforma costituzionale così importante, a cominciare dal ministro degli Esteri e vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani: “Il presidenzialismo è un progetto che Berlusconi lanciò parecchi anni fa, sul quale il centrodestra si è sempre trovato d’accordo e non c’è nessun contraddizione tra la riforma presidenziale e l’autonomia”.

Azione – Italia Viva è contraria a questo tipo di formula ma si è detta disponibile a collaborare per trovare soluzioni alternative: “Ci siamo presentati in campagna elettorale con la proposta del sindaco d’Italia – ha dichiarato Raffaella Paita, capogruppo del Terzo Polo in Senato – il premier come sindaco d’Italia, eletto direttamente. Mentre il presidente della Repubblica deve, secondo noi, mantenere la configurazione attuale, di arbitro, di equilibrio e di bilanciamento di poteri. La nostra, del Terzo Polo, è una strategia limpida, si richiama alla riforma per l’elezione diretta dei sindaci: ha funzionato per governabilità e stabilità”. Osvaldo Napoli di Azione ritiene che non deve essere la premier a occuparsi di questa riforma. “Il governo lasci che sia il Parlamento, come prevede la Costituzione, a occuparsi di riforme. Con una premessa – ha aggiunto Napoli – l’elezione diretta del premier è più in linea con le recenti esperienze italiane e sicuramente meno invadente rispetto al dettato e allo spirito della Costituzione”.

Fratelli d’Italia difende la priorità di Meloni: “Riformare il sistema politico italiano, avendo come faro il presidenzialismo, renderebbe più chiaro il rapporto tra classe politica e cittadini – ha detto il presidente della commissione Bilancio al senato Nicola Calandrini -. Dobbiamo dare vita a un modello più agile e contemporaneamente più responsabile. Non sarebbe una priorità quella del presidenzialismo per il Partito Democratico che vorrebbe al primo posto tra le emergenze quella dello sconto sulle accise. Secondo Dario Parrini, vicepresidente della commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama, e Simona Malpezzi, capogruppo al Senato del Pd “le riforme istituzionali, una questione serissima, che meriterebbe iniziative appropriate, viene banalizzata e goffamente utilizzata per una campagna di distrazione di massa”.

D’accordo sulla necessità di una riforma i Radicali, ma con prudenza: “Lo abbiamo sempre detto: l’assetto istituzionale italiano non funziona. Per questo parlare di riforme non solo è giusto ma doveroso – dice Massimiliano Iervolino, segretario dei radicali italiani – Però giudicare oggi la proposta di Meloni è prematuro, infatti dire che si è a favore del presidenzialismo vuol dire tutto e niente”.

Sui tempi della realizzazione della riforma Casellati ha dettato il suo cronoprogramma: “Ritengo che la mia attività di ascolto possa terminare entro la fine del mese di gennaio, ascoltando i rappresentanti di tutti i partiti o gli esperti indicati dalle varie forze politiche. La proposta sarà pronta quando avrò ascoltato le posizioni e le ragioni di tutti i gruppi parlamentari, sperando di trovare un punto di caduta. Trattandosi di una riforma costituzionale, l’obiettivo è quello di realizzarla tutti assieme con la maggior condivisione possibile”.
Sui tempi Casellati ha spiegato che “prima dell’estate la proposta del governo dovrebbe essere pronta. Dovrò anche ascoltare diversi costituzionalisti”. L’ex presidente del Senato ha poi aggiunto: “È dalla nona legislatura che si discute di presidenzialismo, non è certo una novità di oggi. Se ne parla da molto tempo e non capisco davvero chi parla di missione impossibile visto che proposte e iniziative in questo senso sono arrivate in passato sia da destra sia da sinistra. Ritengo che oggi il tempo sia maturo per dare voce ai cittadini per eleggere direttamente il presidente della Repubblica o il premier, poi vedremo quale sarà la formula migliore da adottare”, ha concluso.

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