Intervista a Paolo La Greca, ordinario di urbanistica all’Unict ed esperto per la redazione del Piano
CATANIA – Sul Piano regolatore la città è ferma a mezzo secolo fa, cioè al vigente Piccinato del 1964. La Catania del futuro, che lanciamo proprio oggi con un’ampia inchiesta nelle pagine 6 e 7, è legata strettamente al nuovo Prg, a patto che non si perda l’occasione di liberare una città assediata, dal traffico e dal cemento, e abbellirla, rendendola più verde e più vivibile. Concetti che il consiglio comunale di Catania ha tenuto a ribadire con l’approvazione, nell’autunno del 2019, delle linee generali del Prg. Linee guida che dovranno presto tradursi in uno schema di massima nel quale prenderà forma la Catania di domani.
Come spiega il professor Paolo La Greca, ordinario di urbanistica nell’Università di Catania ed esperto del sindaco proprio per la redazione del documento di pianificazione urbanistica, il Prg. “Le Direttive generali sono state approvate. Si tratta del primo dei tre passi fondamentali. Il secondo, in corso, è quello dello schema di massima, e il terzo e ultimo sarà quello della redazione del Piano regolatore vero e proprio. L’idea era di concludere lo schema di massima entro quest’anno, portandolo in Consiglio comunale – continua – e, per via dell’emergenza Covid abbiamo tre mesi netti di ritardo per lavorare sulle carte, perché non si possono fare cose di questo genere in smart working”.
“In ogni caso – aggiunge – abbiamo ripreso decisamente a lavorare e ci auguriamo che entro la fine dell’estate, si possano già avere lo schema di massima in aula. Che naturalmente sarà la rappresentazione grafica delle direttive generali”. La visione della città approvata dal senato cittadino sarà dunque più evidente.
A partire dal fronte mare, argomento tornato alla ribalta dopo la demolizione dell’ex Palazzo delle poste di Viale Africa e l’apertura del piazzale Asia sul mare. Paolo La Greca prova a fare chiarezza sulla destinazione d’uso dell’area e sulla realizzazione della Cittadella della giustizia. “È stato un accordo tra il Ministero della Giustizia e la Regione – il Comune ha solo assecondato questo processo – che prevedeva l’utilizzo dell’ex Palazzo delle Poste per la realizzazione dell’altro polo giudiziario, oltre al Tribunale di piazza Verga. Su questo fronte le città si sono mosse in due modi: o con la costruzione ex novo di un Palazzo di Giustizia, come Firenze o Napoli oppure, come Milano, realizzando un edificio complementare a quello esistente. Catania ha scelto questa strada: a questo punto, diventava fondamentale localizzare il nuovo edificio in un’aera consona, relativamente vicina a Piazza Verga, per minimizzare gli spostamenti”.
La storia è nota: dopo uno studio sull’edificio, l’opzione ritenuta più vantaggiosa è stata quella della demolizione e ricostruzione. Cosa da cui, a questo punto, dipenderà la riqualificazione dell’area. “È intenzione dell’amministrazione procedere a un bell’intervento di sistemazione complessiva del corso Italia, per una mobilità dolce che collegherà i due edifici. Relativamente al nuovo palazzo di Giustizia, mi dicono che sono stati presentati 85 progetti, e questo è straordinario. I 5 selezionati avranno meno di un mese per poter presentare una proposta articolata. Fra questi si sceglierà il vincitore. Credo che verrà fuori un progetto legato ai tempi – afferma ancora – e che avremo della bella architettura a Catania”.
Il professor La Greca si sofferma anche sul restante fronte mare, la zona di Piazza Europa, della Stazione e di tutto il Lungomare. “Tutta quella zona si immagina anche in relazione a una serie di investimenti che sono in essere – precisa: l’amministrazione sta ponendo particolare attenzione a tutto questo sistema, che significherà una riqualificazione del Viale Africa, del sistema del Lungomare, provando a dare a questo sistema costiero lo spazio che merita”.
Quanto al cosiddetto “nodo Catania” che prevede il raddoppio del binario della ferrovia e l’interramento dello stesso, dopo le prese di posizione della città che ha respinto il progetto che voleva il treno passare dal centro storico, il professore è fiducioso. “C’è stato un incontro immediatamente dopo l’emergenza Covid, un paio di settimane fa, ed Rfi ha presentato il progetto per l’interramento, commissionato a Italfer, che speriamo possa essere perfezionato entro una decina di mesi. Un progetto che da solo costa circa 12 milioni di euro – sottolinea. Questa potrebbe essere la cerniera definitiva per l’asse Messina – Catania – Palermo. C’è da attendere, ma la direzione è questa per liberare piazza Europa del deposito ferroviario, riappropriarci del mare del Caito, del Passiatore. Tutto questo sarà possibile con l’interramento. Avremo chilometri di costa – conclude – ed è questa l’aspetto su cui siamo concentrati”.