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Prima, fare bene, poi, fare presto

Prima, fare bene, poi, fare presto

Ognuno si dovrebbe porre la questione di metodo, sempre e comunque. Quando ha qualcosa da fare, la deve fare bene

La fretta è cattiva consigliera. Essere svelti non significa fare in fretta. Bisogna ricordarsi del detto: La gatta frettolosa fa i gattini ciechi.
Ognuno si dovrebbe porre la questione di metodo, sempre e comunque. Quando ha qualcosa da fare, la deve fare bene.

Far bene le cose, però, non significa eseguirle in qualunque tempo, perché, com’è noto, time is money. Esso perciò non è una variabile indipendente, ma si deve considerare sempre e comunque una componente indispensabile per completare l’iter (o se volete il processo) di ogni cosa che si vuole realizzare.
Dunque, prima fare bene le cose, poi farle presto, cioé in un tempo ragionevole, senza dispersioni e senza lungaggini.

A qualcuno quanto scriviamo può sembrare banale, persino ovvio, però, se ci pensate bene, la maggior parte della gente quando lavora perde molto tempo, nel senso che non è produttiva o, ancor meglio, non raggiunge l’obiettivo dedicandovi le ore e i minuti indispensabili e non di più.

Il tema che poniamo alla vostra riflessione non riguarda ovviamente il tempo dedicato alle questioni ludiche, perché in quel caso esso dev’essere lento, quanto più lento possibile, non deve avere punti obbligati, non deve costringere. Chi si svaga, se ha il diritto di farlo, deve disporre di questo elemento prezioso, che è appunto il tempo, come più gli aggrada.
Ovviamente se la questione riguarda un nucleo familiare, bisogna che tutti i componenti siano liberi, ma entro le regole che governano quello stesso nucleo familiare. Diversamente la libertà diventerebbe arbitrio perché avrebbe violato la libertà altrui.

È sempre una questione di regole, cioè di metodo, secondo il quale bisogna affrontare circostanze di un certo tipo in un certo modo e circostanze di altro tipo in modo diverso.

È il buonsenso che deve governare queste scelte, quel buonsenso che spesso manca in tanti cittadini, che fanno scelte improvvide o hanno comportamenti non adeguati a quelli che dovrebbe avere un cittadino perbene. Lo è se conosce e osserva le regole etiche, prima fra le quali il rispetto degli altri e il contenimento dei propri impulsi, educati dalla mente, dalla conoscenza e dalla sapienza.

Il Creatore ci ha fornito l’intelligenza, a differenza degli animali che non ne hanno affatto. Sono ridicoli quelli che rivolgendosi al proprio cane, lo trattano come un essere umano. Un cane è un cane che, se ben addestrato, può fare compagnia o altre azioni sociali pregevoli, come guidare un cieco, o come snidare la droga in posti ove l’uomo non arriverebbe, o combattere i delinquenti. Ma per fare tutto questo, il cane fa addestramenti che durano anni e anni, nei quali gli viene insegnato quello che poi farà, ripentendo centinaia di volte gli esercizi.

Ovviamente non possiamo concordare con la Festa del cane che in Cina si svolge ogni anno il 26 agosto ed è proprio il contrario per quelle povere bestie, perché finiscono in forno.

Non abbiamo divagato, perché sapere quello che si deve fare e come si deve fare rientra nell’argomento che oggi poniamo alla vostra attenzione.
È difficile fare bene ciò che si intende fare, sia nel proprio lavoro che nel privato, perché bisogna metterci testa, volontà, avere capacità di controllo su se stessi, in modo da raffrontarsi con gli altri in maniera adeguata. Diversamente, può prevalere l’arbitrio che è esattamente il contrario di quello che serve a una comunità.

Quando qualcuno manca, solo allora diventa importante, come dire nemo profeta in patria. Il che significa che molte persone di valore che si comportano da bravi cittadini, che fanno bene il proprio lavoro e conducono una vita esemplare, hanno riconoscimenti dopo che il loro corpo è cessato.

Il che ci riporta a bomba al tema, cioè prima fare bene e poi fare presto, nel senso che nessuno deve agire cercando elogi o riconoscimenti. Chi compie il proprio dovere deve essere soddisfatto per averlo compiuto: punto e basta.
Come diceva il compianto Enzo Biagi: “Non importa come ti valuti, importa come ti valutano gli altri”.

Il che significa che ognuno di noi deve serenamente accettare il giudizio dei terzi, pur restando conscio di ciò che è, dimostrato dalla propria autostima, che deve essere vera e non gonfiata come i palloni perché prima o dopo scoppiano.