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VIDEO | Gli abusi del direttore sanitario dell’Asp di Catania: indagato per violenza sessuale

Redazione
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La Polizia di Stato di Catania ha eseguito lo scorso 10 settembre una misura interdittiva nei confronti di un ex primario catanese di 63 anni, Giuseppe Reina, al momento titolare di un altro incarico pubblico in qualità di direttore sanitario all’Asp di Catania, accusato di violenza sessuale e abusi.

Paternò (Catania), ex primario accusato di violenza sessuale

Secondo l’accusa, ferma restando la presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva di condanna, alla luce degli elementi attualmente disponibili e considerando la fase processuale preliminare che non ha ancora permesso l’instaurazione del contraddittorio davanti al giudice, l’indagato è stato ritenuto dal giudice per le indagini preliminari gravemente indiziato di un singolo reato di violenza sessuale (aggravata dal rapporto di subordinazione commessa ai danni di un medico chirurgo in servizio in un’unità ospedaliera dell’hinterland etneo) fra i diversi episodi contestati.

Le indagini

Il provvedimento restrittivo è partito da approfondimenti delegati al personale della specializzata III Sezione Investigativa “Reati contro la Persona, in pregiudizio di minori e reati sessuali” della locale Squadra Mobile e a quello della Sezione di Polizia Giudiziaria su gravi accadimenti riguardanti l’ospedale di Paternò, con espresso riferimento al medico accusato che, nel periodo intercorrente tra il 2020 e il 2024, avrebbe tenuto nella struttura pubblica espliciti comportamenti, finalizzati a ottenere prestazioni sessuali dal personale femminile.

Le menzionate illecite condotte del medico si sarebbero concretizzate in atti sessuali ripetuti con le persone offese, sulla base di abuso di autorità e anche nel timore di subire pregiudizi professionali nella sfera professionale.

Il provvedimento

A carico dell’indagato, l’Ufficio del Tribunale di Catania ha ravvisato gravi indizi di colpevolezza – – tra intercettazioni, video e dichiarazioni – concernenti una sola violenza sessuale commessa ai danni di una collega medico chirurgo, in quanto, l’indagato, nell’esercizio delle sue funzioni, approfittando dello stato di soggezione della vittima – come conseguenza della condizione subordinata della donna – l’avrebbe indotta a subire atti sessuali.

In particolare, anche in occasione delle visite ai pazienti svolte congiuntamente alla vittima in ospedale, il 63enne l’avrebbe palpeggiata, rivolgendole contestualmente avances di tipo sessuale. I gesti erano rapidi al punto da impedire alla vittima di sottrarsi alla sua azione, di difendersi e comunque di manifestare il suo dissenso. I fatti sarebbero avvenuti dal mese di dicembre 2018 fino al settembre 2024.

Il giudice ha ritenuto di disporre (con provvedimento che ci si riserva d’impugnare), per solo uno dei diversi episodi contestati al primario, rigettando nel resto, la misura interdittiva della sospensione dalle funzioni pubbliche dell’indagato nelle Aziende Ospedaliere, Aziende Sanitarie e, più in generale, strutture sanitarie pubbliche o a partecipazione pubblica, inibendogli tutte le relative attività per la durata massima di dodici mesi.

La nota dell’Asp

Dopo l’esecuzione del provvedimento, l’Asp di Catania ha comunicato in una nota: “L’Azienda ha preso atto del provvedimento dell’Autorità Giudiziaria e ha avviato le procedure di esecuzione dell’ordinanza non appena notificata. I fatti oggetto dell’ordinanza impongono un atteggiamento di rigorosa attenzione, rispetto e responsabilità, a tutela di tutte le persone coinvolte, della collettività e delle Istituzioni”.

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