Milano, 24 dic. (askanews) – Principe di Corleone affonda le proprie radici nella tradizione agricola del palermitano e oggi l’azienda, guidata dalla famiglia Pollara, è considerata una delle realtà storiche del vino siciliano e si colloca tra i protagonisti di quel processo di rinnovamento che, a partire dagli anni Ottanta, ha contribuito a ridefinire l’identità vitivinicola dell’isola.
Le origini risalgono al 1892, quando Giuseppe Pollara avviò le attività agricole di famiglia in un contesto di piccoli proprietari che coltivavano direttamente la terra e reinvestivano nello sviluppo dei fondi. Nel tempo quel modello rurale si è evoluto attraverso interventi sulle infrastrutture agricole, una gestione più razionale delle risorse idriche e l’introduzione progressiva di tecniche colturali più avanzate. È un percorso costruito nell’arco di più generazioni che porta, nel 1979, alla realizzazione della Cantina in contrada Malvello e alla nascita di Ivicor, Industria Vitivinicola Corleonese, pensata anche come punto di riferimento per altri viticoltori del territorio.
Con gli anni Novanta cresce l’attenzione dei mercati verso il vino siciliano e l’azienda rafforza la propria organizzazione produttiva. Il passaggio successivo arriva nel 2004, con il consolidamento del marchio Principe di Corleone e con l’integrazione completa delle fasi di vinificazione, affinamento, imbottigliamento e stoccaggio, a cui si affianca progressivamente un’attività di accoglienza legata all’enoturismo.
Dal punto di vista agricolo, Principe di Corleone gestisce oggi circa 200 ettari tra Corleone e Monreale. Di questi, 60 sono vitati, mentre il resto è destinato ad altre colture e superfici aziendali. I vigneti sono allevati prevalentemente a Guyot, con rese comprese tra 50 e 90 quintali per ettaro, secondo un’impostazione che privilegia il controllo produttivo. Le vigne si collocano tra i 350 e i 550 metri di altitudine, con una parcella di Catarratto a quota 900 metri da cui nasce la linea Sophia. Il patrimonio ampelografico ruota attorno ai vitigni siciliani, in particolare Catarratto e Nero d’Avola, affiancati da Grillo, Inzolia e Nerello Mascalese. Accanto a questi trovano spazio anche varietà internazionali come Syrah, Chardonnay, Merlot e Cabernet Sauvignon. La vendemmia è manuale e scandita da più fasi, con l’avvio nella prima parte di agosto per le varietà bianche più precoci e la conclusione tra fine settembre e inizio ottobre.
La gestione agronomica è affidata a Pietro Pollara, mentre la Cantina è seguita da Vincenzo Pollara con il supporto dell’enologo interno Giuseppe Diesi e del consulente Vito Giovinco. La guida aziendale resta saldamente familiare. Accanto a Vincenzo e Lea Pollara operano i figli Pietro e Leoluca, già coinvolti nelle diverse aree della struttura. Leoluca, dall’aprile scorso, ricopre anche il ruolo di coordinatore nazionale del comparto Giovani dell’Associazione italiana coltivatori.
Il percorso di conversione al biologico, avviato nel 2020, si è completato con la vendemmia 2025, la prima raccolta interamente certificata, dopo l’adesione nel 2021 alla Fondazione SOStain Sicilia. Un passaggio che ha interessato sia la gestione del vigneto sia i processi di Cantina, accompagnato da pratiche di monitoraggio orientate alla sostenibilità ambientale e socio economica.
Nel corso dell’ultima annata l’azienda ha affiancato al lavoro agricolo anche un intervento sul fronte energetico, con l’attivazione di un nuovo impianto fotovoltaico destinato a coprire gran parte del fabbisogno aziendale. In vigna sono stati inoltre introdotti alveari di ape nera sicula nell’ambito del progetto “HoneyBees & Vineyard” di Fondazione SOStain Sicilia, con l’obiettivo di rafforzare la tutela della biodiversità e l’equilibrio degli ecosistemi agricoli.
La produzione supera oggi il milione di bottiglie e si articola in tre linee principali, “Sophia”, “I Paladini” e “Selezione di famiglia”, distribuite tra canale Horeca, enoteche, wine bar e distribuzione specializzata, con una presenza consolidata anche sui mercati esteri. Accanto ai vini fermi, la gamma comprende lo spumante Metodo Classico “San Loè” da Nerello Mascalese vinificato in bianco, con una sosta sui lieviti di almeno 24 mesi. Parallelamente alla produzione, Principe di Corleone ha sviluppato un’attività di accoglienza che comprende visite, degustazioni e una struttura ricettiva con ristorazione.

