Secondo quanto scritto nella condanna per gli imputati, si trattava di un'organizzazione mafiosa in piena regola. Condanna per quarantaquattro imputati a quattrocento anni di carcere
Un tempo si diceva che la mafia fosse soltanto in Sicilia, poi, nel 2018, il rapporto in cui si sottolineava come un euro su cinque, in Italia, venisse riciclato nella sola città di Milano.
E ieri la sentenza dei giudici del tribunale romano nell’aula bunker di Rebibbia ha sancito che quella dei Casamonica a Roma non era semplicemente criminalità, ma mafia, in una sentenza emessa dopo sette ore di camera di consiglio.
Sono stati condannati quarantaquattro imputati con accuse che vanno a vario titolo dall’associazione mafiosa dedita al traffico e allo spaccio di droga, all’estorsione, l’usura e detenzione illegale di armi.
Nel complesso, condanne per oltre quattrocento anni di carcere.
Il pm Giovanni Musarò aveva chiesto condanne per un totale di oltre 630 anni di reclusione.
Al processo si era arrivati dopo gli arresti compiuti dai Carabinieri del Comando provinciale di Roma nell’ambito dell’indagine Gramigna, coordinata dal procuratore di Roma Michele Prestipino e dai sostituti procuratori Musarò e Luciani.
Musarò in aula nella sua requisitoria dello scorso maggio aveva citato anche le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Massimiliano Fazzari e Debora Cerreoni che hanno descritto la struttura e le modalità con cui agiva il clan.
In particolare, condanna a trent’anni per Domenico Casamonica, ai vertici del clan.
Fra i capi, Giuseppe Casamonica è stato condannato a vent’anni e sei mesi. Dodici anni e nove mesi per Luciano Casamonica, 25 anni e nove mesi per Salvatore Casamonica, 23 anni e otto mesi per Pasquale Casamonica e 19 anni per Massimiliano Casamonica.
Per tutti i pm Musarò e Stefano Luciani, lo scorso 24 maggio, avevano chiesto una condanna a trent’anni di carcere.
Presente in aula alla lettura della sentenza anche il procuratore aggiunto della Dda di Roma, Ilaria Calò.
Nell’ambito della stessa inchiesta, a fine 2019 quattordici esponenti erano stati condannati in abbreviato e altri tre hanno scelto il patteggiamento.