Secondo l’avvocato Gioacchino Sbacchi, il medico non era consapevole di star favorendo il boss mafioso Matteo Messina Denaro.
Durante il processo in corso a Marsala contro Alfonso Tumbarello, ex medico di base di Campobello di Mazara, la difesa ha sostenuto che il dottore sarebbe stato ingannato dai due Andrea Bonafede. Secondo l’avvocato Gioacchino Sbacchi, il medico non era consapevole di star favorendo il boss mafioso Matteo Messina Denaro, latitante all’epoca dei fatti.
Il nome Andrea Bonafede si riferisce a due persone distinte:
- Andrea Bonafede classe ’63: era l’uomo che ha prestato la sua identità a Messina Denaro, permettendogli di ricevere cure mediche sotto falso nome.
- Andrea Bonafede classe ’69: cugino del primo, era colui che si recava personalmente nello studio di Tumbarello per ritirare ricette e certificati medici.
Secondo la difesa, il dottor Tumbarello non sapeva che dietro quei documenti ci fosse in realtà il boss mafioso.
La richiesta della difesa: “Non era consapevole”
L’avvocato Sbacchi ha contestato l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, sostenendo che al massimo il reato da imputare sarebbe il favoreggiamento personale. Inoltre, ha affermato che il falso in atti pubblici non sarebbe stato commesso da Tumbarello, ma da Andrea Bonafede classe ’63, che ha ceduto la sua identità al boss.
Attesa per la sentenza il 7 maggio
La Procura ha chiesto per Tumbarello 18 anni di carcere, mentre la difesa ha chiesto l’assoluzione, sostenendo che il medico non ha mai nascosto nulla nei suoi dispositivi elettronici e non era coinvolto consapevolmente. La sentenza è attesa per il 7 maggio.