Produttività aziende siciliane penalizzata da conflitto russo-ucraino - QdS

Produttività aziende siciliane penalizzata da conflitto russo-ucraino

Produttività aziende siciliane penalizzata da conflitto russo-ucraino

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domenica 02 Ottobre 2022

Le conseguenze del conflitto russo-ucraino hanno ripercussioni sulla produttività delle aziende siciliane. L'intervista a Raffaele Rio.

Il conflitto russo-ucraino, che sta arrecando numerosi effetti negativi all’economia di tutta Europa e dunque anche alle imprese del nostro Paese, è il tema di un’indagine realizzata dall’istituto di ricerca Demoskopika. Le conseguenze della guerra hanno inevitabili ricadute anche sulla produttività delle aziende siciliane e a tal proposito abbiamo intervistato il presidente dell’istituto, Raffaele Rio.

Presidente, i dati di Demoskopika sugli effetti della guerra in Ucraina, parlano di una mancata produzione per oltre 537 milioni di euro in Sicilia e di oltre 179mila imprese coinvolte a causa della riduzione delle importazioni dirette e indirette dei prodotti energetici. Quali sono i settori più colpiti nella nostra Isola?

“Ad essere più penalizzati, i settori cosiddetti energivori, maggiormente legati all’energia. In particolare, in Sicilia secondo le nostre stime, a soffrire maggiormente il settore dei trasporti, con una mancata crescita del valore aggiunto pari a 332 milioni di euro, i prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio, i prodotti chimici e farmaceutici, pari a 45 milioni di euro, la fornitura di energia elettrica e gas, con 44 milioni di euro. E, ancora, l’agricoltura, con 34 milioni di euro di mancata produzione, il comparto delle costruzioni, con 24 milioni di euro e, infine, il settore della produzione di macchinari, dell’elettronica e dei prodotti alimentari, bevande rispettivamente con 13 milioni di euro e 11 milioni di euro”.

La nostra regione ha un tessuto produttivo più fragile rispetto ad altre. Quali provvedimenti andrebbero presi, secondo lei a livello istituzionale, per tutelare le imprese siciliane?

“Il nuovo governo che uscirà dal prossimo voto e il governo regionale avranno il dovere di proteggere il tessuto produttivo e sociale altrimenti sarà più conveniente fermarsi che produrre. Avranno, in altri termini, la responsabilità di una effettiva attuazione delle risorse del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza per ridurre l’incertezza dei mercati finanziari, ma soprattutto calmierare il crollo della fiducia degli operatori economici che disincentiva le loro decisioni di investimento”.

Quali sarebbero le conseguenze più immediate per le aziende siciliane se non si dovesse correre ai ripari?

“Il continuo rincaro dell’energia e la crescente difficoltà per l’approvvigionamento delle materie prime alimenterà una spirale negativa con una ulteriore perdita di fatturato delle imprese siciliane e una ulteriore impennata dei prezzi per i consumatori finali. Ciò, da un lato, contrarrà i comportamenti di acquisto delle famiglie e, dall’altro, sarà benzina sul fuoco per il livello di sfiducia degli imprenditori siciliani con un inevitabile crollo delle decisioni di investimento”.

Presidente, non ha anche lei l’impressione che le sanzioni alla Russia stiano producendo solo svantaggi all’economia italiana?

“Numerosi sono gli svantaggi per il sistema economico e produttivo italiano. Dalla contrazione delle importazioni alle esportazioni del made in Italy nel mercato russo. Una decrescita dei flussi commerciali con una evidente ricaduta sull’andamento del prodotto interno lordo italiano per il 2022. Da non trascurare, infine, anche l’impatto negativo del conflitto in Ucraina, sulle destinazioni turistiche del Belpaese. Per l’anno in corso, Demoskopika ha stimato l’assenza dall’Italia di oltre 300 mila turisti ucraini e russi con una riduzione di 2,4 milioni di presenze e una contrazione della spesa turistica per quasi 180 milioni di euro”.

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