La forte resistenza della burocrazia alla digitalizzazione ha una spiegazione chiara: l’opposizione alla trasparenza e alla tracciabilità di tutte le procedure e dei relativi documenti delle stesse.
Con la digitalizzazione e la trasparenza una parte della corruzione sarebbe combattuta efficacemente, perché il rischio di essere scoperti a posteriori è molto forte, il che sarebbe un deterrente per quei maneggioni che fanno avanzare i procedimenti in base alle mazzette che ricevono o, in alternativa, in base ai favori che vengono chiesti, che trovano contropartita in altri favori di scambio.
Il problema è risolvibile? Sì, se il ceto politico – che dovrebbe indirizzare e controllare il lavoro dei burocrati – avesse competenze, saperi e capacità di vedere il malfunzionamento, trovandovi necessari rimedi.
Ma questo ceto politico, al di là di vuote parole e false promesse che non mantiene mai, non sembra essere capace di fare altro. La conseguenza è che i cittadini vengono gabellati giorno per giorno, per cui sono disorientati, non vedono l’utilità dei loro voti e quindi per disprezzo o esasperazione, oppure per protesta, disertano le urne.
Nelle elezioni del 26 maggio ci sono stati 5 milioni di elettori che hanno spostato i loro voti da un partito all’altro, a distanza di poco più di 12 mesi dal voto precedente. Ecco il sintomo del malessere di cittadini che non sanno più cosa fare per dare una guida sicura, stabile ed efficiente al Paese.
La patologia più importante riguarda la scarsa qualità dei servizi pubblici, fra cui quelli sanitari, seppure fra essi vi siano macchie di eccellenza. Inoltre, va sottolineato che la qualità media della sanità nelle regioni del Nord è nettamente superiore a quella delle regioni del Sud.
Con la Legge 833/1978, che istituì il Servizio sanitario nazionale, nel fornire il sostegno universale a tutti i cittadini, compresi quelli ricchi, si spezzettò nelle venti Regioni e nelle due Province autonome il servizio sul territorio, senza che il Ministero avesse effettivi poteri d’indirizzo e di controllo.
Ci diceva il ministro Giulia Grillo, nel forum pubblicato il 15/12/2018, che non ha potere sui Lea (Livelli essenziali di assistenza), perché nella materia le Regioni sono totalmente autonome.
La produttività dei servizi pubblici è un oggetto misterioso per dirigenti e dipendenti, ma la sua spiegazione è elementare. Significa misurare un certo numero di servizi per ora di lavoro da un canto e, dall’altro, la qualità degli stessi servizi.
Cosicché, i due indici numerici, ripetiamo uno relativo alla quantità e l’altro relativo alla qualità, formano una classifica che dovrebbe essere la base per erogare premi a favore dei dirigenti o sanzioni a loro carico. Mentre vi è la pessima abitudine di valutare positivamente l’azione di tutti i dirigenti, a prescindere dalla produttività e dai risultati che essi conseguono.
La conseguenza è racchiusa nella frase storica: tutti bravi, tutti asini. Il che è il frutto di un’irresponsabilità diffusa, perché tanto ognuno riceve puntualmente il proprio stipendio, indipendentemente dai fatti compiuti, cioè se ha lavorato bene o male.
La burocrazia meridionale e isolana funziona peggio di quella centro-settentrionale. Il motivo è insito nelle caratteristiche dei cittadini, sia che producano servizi, ovvero che siano percettori degli stessi. I primi non hanno la responsabilità di essere produttivi per quantità e qualità; i secondi non protestano adeguatamente in tutte le sedi quando sono trattati come sudditi e non come cittadini che pagano le tasse.
Produttività, questa sconosciuta nella Pubblica amministrazione e digitalizzazione lenta. Secondo il Digital economy and society index (Desi), l’Italia è al quartultimo posto fra i Paesi Ue per digitalizzazione. Questa defaillance non è colpa del fato barbaro e meschino, ma di una classe politico-burocratica che non ha riguardo per i cittadini.
Il pesce puzza dalla testa. Quando la testa è avariata anche il corpo si ammala ed è proprio il caso del nostro sistema politico-burocratico, ove c’è la testa avariata e il corpo che non funziona più.
C’è rimedio a tutto questo? Difficile dirlo, ma una cosa è certa: il rimedio deve essere trovato dai cittadini, non con l’astensione dal voto, che comunque dimostra disprezzo, ma con l’intervento nella Cosa pubblica in tutte le sedi per denunciare disservizi veri e menzogne dei politici, continuamente ripetute.
