Prato, professoressa incinta da allievo condannata a 6 anni e 5 mesi

Prof incinta da allievo condannata a 6 anni e 5 mesi. L’avvocato: “Lei cercava affetto”

Prof incinta da allievo condannata a 6 anni e 5 mesi. L’avvocato: “Lei cercava affetto”

redazione  |
martedì 17 Maggio 2022

Pena confermata in appello, ad eccezione dell’imputazione per la violazione di domicilio, per la donna di Prato condannata per violenza sessuale su minore e violenza sessuale per induzione. L’operatrice sanitaria che dava lezioni private di inglese a un 14enne del quale è poi rimasta incinta, dovrà scontare 6 anni, 5 mesi e 15 giorni.

Assolto il marito

Assolto, invece, dalla Corte il marito, condannato in primo grado per aver riconosciuto il bimbo nato dalla relazione col minore, pur sapendo che non era suo.  Disposta inoltre la provvisionale in favore della parte offesa di 30mila euro e di 10mila euro a entrambi i genitori.

Siamo contenti per il risultato di un padre che non ha fatto altro che regalare il proprio amore a un bambino e questo credo sia doveroso gli fosse riconosciuto anche in un’aula di giustizia” dice il difensore della donna, l’avvocato Mattia Alfano. “Siamo soddisfatti che questo capitolo nei suoi confronti si sia definitivamente chiuso. Certamente ci aspettavamo qualcosa di più, siamo in attesa di quelle che saranno le argomentazioni di questa Corte”. “Avevamo già preannunciato che era un processo che si gioca su tre gradi di giudizio, a prescindere da quello che sarebbe stato l’esito. Siamo convinti della bontà della nostra ricostruzione e – annuncia – prepareremo il ricorso per Cassazione quando ci saranno i motivi“.

“Cambia radicalmente, a nostro avviso, la concezione di questa vicenda secondo da quando si pone l’inizio di tutto. Noi abbiamo la nostra ricostruzione fattuale, basata sui messaggi che sono in possesso della Procura, del Tribunale e della Corte – aggiunge il legale -. Le argomentazioni del giudice di I grado ritenevamo di averle superate, evidentemente non è stato sufficiente. Vediamo cosa scriveranno, le motivazioni. Se cambia la data del primo episodio, cambia chiaramente a cascata tutto il resto”. I difensori della donna, Alfano e Massimo Nistri, sostengono, infatti, che i rapporti sessuali tra i due sarebbero iniziati non a giugno 2017 ma a novembre 2017, quando la parte offesa cioè aveva già compiuto 14 anni.

Avvocato dell’imputata: “Minore non è soggetto passivo, lei cercava affetto”

“Il pubblico ministero definisce la parte offesa come un fanciulletto imberbe, incapace di distinguere tra urina e sperma. A dire però il contrario sono gli sms tra i due, nei quali il ragazzo chiede alla mia assistita precise prestazioni, di indossare perizoma, autoreggenti e tacchi. Messaggi dai quali si può anche dimostrare che la relazione sessuale ha inizio dopo il compimento dei 14 anni e non prima”. Lo ha detto nell’aula della Corte d’Appello di Firenze l’avvocato Mattia Alfano, che insieme al collega Massimo Nistri difende la donna di Prato condannata in primo grado a 6 anni e mezzo per violenza sessuale su minore e violenza sessuale per induzione per aver avuto rapporti con il ragazzino al quale dava ripetizioni di inglese. 

“La sessualizzazione è ad oggi molto anticipata – ha continuato, rivolgendosi al giudice Anna Maria Sacco – è in corso una anticipazione di tutto, di cui dobbiamo prendere atto. La mia assistita ha fatto pressioni, ma non sessuali, cercava affettività: sbagliata, malata, eticamente condannabile, ma affettività. L’allievo rispondeva con messaggi dettagliati ed espliciti, suggerendole di guardare dei video per eseguire meglio una prestazione richiesta. Non si ha a che fare con un soggetto passivo che subisce pressioni sessuali, lei lo faceva per sentirsi dire di essere amata. Sbagliando, ma quello voleva, essere amata”.

“Non si è mai sottratta al confronto, non ha cancellato i messaggi e ha raccontato fatti potenzialmente distruttivi per lei, si è sottoposta volontariamente a  un supporto psicologico e si sta facendo curare – incalza l’avvocato – In tutto questo la parte offesa ha continuato poi a cercare rapporti con altre coetanee, a dimostrazione che non ha avuto la sessualità devastata”. (di Silvia Mancinelli, ADNKRONOS).

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