Il progetto "Fuori dal giro" contro le tossicodipendenze a Palermo

VIDEO | Lotta alla tossicodipendenza a Palermo, “Fuori dal giro” compie un anno: “Attenzione alla prevenzione”

VIDEO | Lotta alla tossicodipendenza a Palermo, “Fuori dal giro” compie un anno: “Attenzione alla prevenzione”

Sonia Sabatino  |
mercoledì 26 Giugno 2024

"Lavorare con le tossicodipendenze o comunque con le sostanze è complesso, perciò è necessario adottare uno sguardo che vada oltre la mera sostanza per guardare la persona e le sue difficoltà".

È arrivato al suo primo giro di boa il progetto “Fuori dal giro”, progetto sostenuto dal Comune di Palermo in partenariato con Fondazione Don Calabria, Asp Palermo, Zen Insieme, Libera Palermo, Sol.co, Al Revés e Casa dei giovani, e portato avanti grazie all’Opera Don Calabria, un’istituzione con esperienza pluridecennale nella prevenzione e nel trattamento delle tossicodipendenze.

Per fare il punto della situazione è stato organizzato un incontro “Al Fresco Bistrot” in cui sono stati presentati i dati delle attività relative al presidio mobile per la prevenzione primaria delle dipendenze patologiche e dell’uso di stupefacenti rivolto a minori e giovani della città di Palermo, ma soprattutto per ascoltare la voce di chi in questi mesi si è occupato dell’assistenza e del supporto a ragazzi e ragazze che sono a rischio o presentano problemi connessi con il dilagante fenomeno delle dipendenze.

Il progetto “Fuori dal giro” contro le tossicodipendenze a Palermo

“In questo anno, attraverso il progetto finanziato dal Comune di Palermo, in partenariato con l’Asp abbiamo cercato di strutturare un modello di intervento che non si focalizzasse solo sulla questione delle dipendenze, che rappresentano solo l’ultimo step di un rapporto con le sostanze – ha chiarito Laura Pavia, psicologa e coordinatrice del progetto “Fuori dal giro” della Fondazione Don Calabria – ma abbiamo provato a strutturare dei modelli di intervento che ci consentissero di sviluppare pratiche rivolte alla prevenzione primaria, quindi all’aggancio di preadolescenti e giovani adolescenti in merito alla prevenzione e alla riduzione dei rischi, così come alla prevenzione del danno”.

“Lavorare con le dipendenze è complesso”

“Lavorare con le tossicodipendenze o comunque con le sostanze è complesso, perciò è necessario adottare uno sguardo che vada oltre la mera sostanza per guardare la persona e le sue difficoltà, perché la sostanza non è altro che uno strumento attraverso cui le persone curano i loro dolori e leniscono le loro fatiche. Sicuramente le droghe a disposizione del mercato oggi sono numerose, la nostra ultima relazione conta 950 droghe e fondamentalmente a ogni droga corrisponde un periodo sociale perché si sposa bene in quel determinato mercato. Per cui il tipo di consumo che oggi ritroviamo con le sostanze è assolutamente un consumo capitalista, che non prevede una scelta o una predilezione di una sostanza, ma un uso compulsivo di più sostanze. Chiaramente ci sono persone che eleggono a sostanza principale alcune di quelle più pericolose, ad esempio come succede in questo momento a Palermo con il crack”.

L’incontro a Palermo

All’incontro sul progetto “Fuori dal giro”, moderato dal caporedattore di La Repubblica Palermo, Marco Patucchi, sono emerse le modalità di azione con cui le equipe operano e sono state condivise delle best practice innovative, come l’approccio ai ragazzi per mezzo di attività terapeutiche artistiche e sportive: “Facciamo interventi educativi di strada attraverso un approccio artistico, quindi cerchiamo di coinvolgere i ragazzi con due discipline di base: il circo e la danzaterapia, che sono coinvolgenti per loro ed è una prima modalità con cui possiamo stabilire una certa coesione di gruppo”, ha riferito Fabrizio Campo, educatore, danzaterapeuta e artista circense.

“In seguito, vengono organizzati vari incontri che si dispiegano da settimana in settimana, con cui cerchiamo di dare possibilità pedagogiche ai ragazzi per trovare un certo piacere a stare in movimento e nello stare insieme. Tutto questo si riverbera anche sul punto di vista psichico e relazionale, quindi l’idea è proprio quella di restituire ai ragazzi nuove possibilità e modalità relazionali, ma soprattutto offrire una finestra di opportunità in cui si dà spazio ad attività e momenti aggregativi diversi da quelli che sono abituati a vivere”, aggiunge.

Il camper è stato attivo a Piazza Politeama per promuovere iniziative di informazione e sensibilizzazione sui temi dell’uso e dell’abuso delle sostanze con l’obiettivo di fornire esempi di vita sani e aumentare il livello di benessere dei giovani. L’intervento è stato strutturato al fine di fornire informazioni corrette circa le sostanze maggiormente utilizzate nell’adolescenza (tabacco, alcool, cannabinoidi, svapo) attraverso metodologie non formali come delle vere e proprie challenge e attraverso dispositivi tecnologici. L’unità è stata inoltre dotata di dispositivi che permettono la simulazione degli effetti dovuti al consumo di sostanze quali alcool e cannabinoidi.

“Il camper interviene su quattro zone: Ballarò, Zen, Borgo Vecchio e Sperone – ha dichiarato Marta Di Marzo, psicologa -. Nello specifico io con la mia equipe abbiamo lavorato a Ballarò in cui il consumo di sostanze ha un’attitudine un po’ diversa, nel senso che ci occupiamo principalmente di marginalità e lavorando con questo focus la parte più importante è quella di riuscire a creare una relazione autentica. Ciò è stato abbastanza complesso nel senso che agganciare qualcuno che vive in strada non è una sfida che si affronta tutti i giorni, anche da psicologa perché il setting cambia completamente. In questo caso, dunque, deve cambiare anche l’assetto mentale dell’operatore nel momento in cui incontra qualcuno. Inizialmente le sfide sono state complesse perché abbiamo dovuto farci accettare nel contesto di strada e in generale dal quartiere, però dopo un anno possono dire che qualcosa è cambiato e che il nostro esserci oggi è riconosciuto. Noi siamo tutti operatori qualificati e specializzati in diverse branche, infatti, il progetto ha un taglio psicosociale quindi siamo psicologi, assistenti sociali, educatori e peer educatori. Questa multidisciplinarità è importante perché ci permette di agganciare più facilmente l’utenza”.

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