Progetto internazionale per scoprire i tesori custoditi dalle acque di Gela

GELA (CL) – Diecimila reperti, tre carri armati della seconda guerra mondiale e otto navi. Sono questi i primi numeri che emergono dalla mappatura dei fondati del mare gelese.

Siamo a Bulala – la zona da cui è tornata in superficie la nave arcaica del V secolo, rimasta purtroppo nelle casse di legno dopo il primo intervento di pulitura – dove sono state presentate le fasi della prima parte del progetto “Gela project – Underwater archaeology research”. Si tratta di un partenariato d’eccezione che si basa sulla sinergia di un’équipe dalle comprovate competenze scientifiche, accademiche e tecnologiche come l’Unité d’archéologie classique dell’Università di Ginevra, la Hublot Explorations e la Soprintendenza del Mare.

Gli studi devono ancora iniziare e gli archeologi sono stati estremamente cauti nel descrivere il frutto del lavoro di ricerca, che deve essere ancora sottoposto ad analisi. “Il progetto – ha spiegato il soprintendente del Mare, Adriana Fresina – si sviluppa in una prima fase sullo studio e la documentazione grafica e fotografica del sito subacqueo di contrada Bulala di Gela, utilizzando nuove e avanzate apparecchiature concepite e realizzate dagli ingegneri del laboratorio di ricerca e sviluppo della Hublot explorations diretto da Mathias Buttet. Quello di Gela è un areale particolarmente ricco di testimonianze e ha restituito relitti e numerosi reperti di straordinaria importanza per la storia dell’antica colonia rodio-cretese fondata agli inizi del VII secolo a.C”.

Gela e i suoi fondali marini sono stati scelti tra tutti i mari d’Europa per testare il robot e favorire la scoperta dei tesori del mare. L’archeologo Claudio Di Franco della Soprintendenza del Mare, ha auspicato che possa essere realizzato un Museo della seconda guerra mondiale perché è da qui che è partito il momento storico che ha portato all’armistizio.