Progetto internazionale per scoprire i tesori custoditi dalle acque di Gela - QdS

Progetto internazionale per scoprire i tesori custoditi dalle acque di Gela

Liliana Blanco

Progetto internazionale per scoprire i tesori custoditi dalle acque di Gela

venerdì 31 Maggio 2019

Un’area ricca di testimonianze storiche che ha attirato l’attenzione di prestigiose istituzioni. Avviata una prima mappatura che prossimamente si tradurrà in una dettagliata analisi

GELA (CL) – Diecimila reperti, tre carri armati della seconda guerra mondiale e otto navi. Sono questi i primi numeri che emergono dalla mappatura dei fondati del mare gelese.

Siamo a Bulala – la zona da cui è tornata in superficie la nave arcaica del V secolo, rimasta purtroppo nelle casse di legno dopo il primo intervento di pulitura – dove sono state presentate le fasi della prima parte del progetto “Gela project – Underwater archaeology research”. Si tratta di un partenariato d’eccezione che si basa sulla sinergia di un’équipe dalle comprovate competenze scientifiche, accademiche e tecnologiche come l’Unité d’archéologie classique dell’Università di Ginevra, la Hublot Explorations e la Soprintendenza del Mare.

Gli studi devono ancora iniziare e gli archeologi sono stati estremamente cauti nel descrivere il frutto del lavoro di ricerca, che deve essere ancora sottoposto ad analisi. “Il progetto – ha spiegato il soprintendente del Mare, Adriana Fresina – si sviluppa in una prima fase sullo studio e la documentazione grafica e fotografica del sito subacqueo di contrada Bulala di Gela, utilizzando nuove e avanzate apparecchiature concepite e realizzate dagli ingegneri del laboratorio di ricerca e sviluppo della Hublot explorations diretto da Mathias Buttet. Quello di Gela è un areale particolarmente ricco di testimonianze e ha restituito relitti e numerosi reperti di straordinaria importanza per la storia dell’antica colonia rodio-cretese fondata agli inizi del VII secolo a.C”.

Gela e i suoi fondali marini sono stati scelti tra tutti i mari d’Europa per testare il robot e favorire la scoperta dei tesori del mare. L’archeologo Claudio Di Franco della Soprintendenza del Mare, ha auspicato che possa essere realizzato un Museo della seconda guerra mondiale perché è da qui che è partito il momento storico che ha portato all’armistizio.

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