ROMA – La sfida della coesione sembra non aver trovato un Paese preparato ad affrontarla. Nonostante le ingenti dotazioni economiche provenienti dall’Unione europea, alle quali si aggiungono anche rilevanti quote nazionali, l’andamento delle spese è incrinato da criticità e ritardi diffusi. Un quadro in cui protagonista è la lentezza nel mettere a frutto gli investimenti, e nel quale il Mezzogiorno italiano è il fanalino di coda. Tra gli strumenti finanziari su cui si fonda la promessa del livellamento territoriale, ci sono i fondi strutturali europei Fesr e Fse+, e le dotazioni nazionali del Fondo di sviluppo e coesione. Programmi rispetto ai quali lo stato di avanzamento non pare dei migliori, registrandosi bilanci critici soprattutto nelle regioni del Sud.
Per la ricostruzione generale del livello di attuazione di questi programmi, ci viene incontro una dettagliata relazione del ministero dell’Economia e delle Finanze, che mostra l’andamento della spesa riguardante i fondi europei e nazionali legati alle politiche di coesione, regione per regione. Per quanto riguarda il monitoraggio dei fondi Fesr e Fse+, il report inizia evidenziando i criteri usati nella programmazione 2021-2027 per classificare le regioni. In base al rapporto Rnl impiegato, si distinguono le regioni più sviluppate, ossia quelle con un con un Pil pro capite superiore al 100% della media comunitaria (Lombardia, Piemonte, Veneto, Toscana, Lazio, Emilia Romagna, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta), le regioni in…

